Oggi posso dire che il mio libro, finalmente, è arrivato in libreria.

E tutta la mia soddisfazione non sta nelle parole “è arrivato in libreria”, bensì in quella singola parola che passa quasi inosservata: “finalmente”. Se il vero “selfer” (chiedo scusa a chi non ama gli inglesismi strampalati) è colui che scrive e si pubblica da solo un romanzo, il “selfer” duro e puro è colui che, oltre a pubblicare in autonomia una propria opera, si costruisce una libreria in cui riporre le proprie creazioni letterarie, una dopo l’altra.
E questo costruire, appunto, è giunto “finalmente” a termine.

Era una notte buia e tempestosa

Tutto cominciò con Madre Natura. Arrabbiata per via dei maltrattamenti di noi stupidi umani, tempo fa (un po’ come ora, purtroppo) scatenò una tempesta impetuosa, così forte che alcuni alberi nelle campagne qui intorno si piegarono alla sua ira.
Tra questi, un cedro di oltre quarant’anni.

Il tronco, possente e compatto, di oltre mezzo metro di diametro, pur martoriato aveva conservato la sua notevole bellezza, tanto da diventare parte integrante nell’allestimento di una fiera agricola paesana nel bel mezzo della piazza della città.

Dopo aver saputo che sarebbe diventato legna da ardere al termine della fiera, ho chiesto che mi venisse gentilmente recapitato a casa. E così, finì dritto nel mio giardino dove, dopo una buona dose di fantasia, di dubbio senso del design e, soprattutto, di lavoro di motosega, segaccio, sega ad arco e sega giapponese (sì, una dopo l’altra le ho comprate tutte, a parte la motosega…), ha preso corpo la mia idea: una libreria “intima”, esclusiva, unica al mondo. Diciamo pure una sorta di tabernacolo in cui riporre solo pochissimi e selezionatissimi libri.

Quali? Quelli scritti da me, naturalmente. Ed ecco una breve raccolta di fotografie che ritraggono i momenti salienti di questa pazza idea.

Quattro anni di lavoro

Tra la prima e l’ultima foto sono trascorsi quasi quattro anni di lavoro: ecco spiegato il “finalmente” di cui parlavo all’inizio. Può sembrare un tempo infinito, ma in realtà occorre precisare che ci avrò lavorato in media un paio d’ore al mese. E’ stata una di quelle attività che si fanno a tempo perso.
E quando il tempo nella vita quotidiana è già poco, il tempo perso diventa davvero molto risicato.

Ma, dopotutto, non avevo nessuna scadenza e questo dettaglio non da poco mi ha permesso di godermi un po’ questa creazione, assaporando a lungo il profumo del legno. Il cedro, tra l’altro, è uno dei legni più profumati che produce Madre Natura.

Ed ecco qui la mia creazione, posata in bella vista nel centro del salotto.
Versione by day, versione by night: la versione by night, che in foto può sembrare molto scura, in realtà è un’ottima luce per la lettura.

E le opere?

Nel dettaglio della foto qui a destra si possono vedere le opere che ho già riposto: Piccoli enigmi nascosti nel bosco, Perturbazioni invisibili, La fata fuggita, Misteri di ghiaccio e Gli erboristi di Siena. Cinque storie in tutto.

Ora non mi resta che scrivere fino a riempirne i ripiani: ho spazio per altre 18 opere. Venti se tolgo il mappamondo e qualche gingillo.

Post Scriptum

Emme non lo sa, ma… la prossima opera sarà la “sua”.

Salvo mal di pancia e bisticci.

4 commenti su “C’era una volta un cedro

    1. Concordo: tutti gli amici mi dicono la stessa cosa. Quel dettaglio non l’ho fatto io: l’ho riverniciato, adattato e integrato. E nel frattempo l’ho studiato perché un giorno vorrei arrivare a farli da zero…

  1. Caspita, che bellezza!! Non tu in pantaloncini con la motosega 😀 😀 😀 ma la libreria! E ti credo 4 anni di lavoro, sono lavori pregiati che richiedono decantazione, e assumono più valore proprio per il tempo di pensiero che quello di fatica.
    Anch’io ho notato quella piccola cassettiera sopra la libreria, sempre opera tua?
    Adesso però attendo delucidazioni sul prossimo libro di Emme. Lo strizzacervelli, non la mia auto, immagino… 😛

    1. In una libreria del genere, non poteva mancare il posto per i romanzi nel cassetto: se li stampo non ci stanno, ma la chiavetta USB ci sta bella comoda… 😉

      Quella piccola cassettiera l’ho comprata a un mercatino ed era un po’ diversa. L’ho risistemata e integrata al meglio. Ma è una questione di tempo (come sempre): con tutti i piccoli attrezzi che mi son comprato, arriverò a fare anche cassettiere come quella.

      La foto in pantaloncini è un po’ ridicola: ho una maldestra espressione stile “Nightmare”…

      (Per il romanzo di Emme occorre pazienza. Con Emme, non con la pubblicazione…).

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