Non una ma ben tre sedute. Sedute non spiritiche, anche se sarebbero più consone al climax del giorno, ma sedute di ipnosi, forse più inquietanti, considerando le riflessioni di Emme.
Perché quello che segue, a tutti gli effetti, è un suo nuovo ghost post.
Da *non* leggere la sera prima di andare a dormire.
Da *non* leggere se preferite il dolcetto allo scherzetto.

I dubbi del dottor Emme.Di.Ti.

Quello che è esposto di seguito, per quanto possa sembrare lungo, è solo l’epilogo di un lungo lavoro che ho avuto occasione di concludere nei mesi scorsi. Si è articolato in ben dodici sedute durante le quali non sempre sono ricorso all’ipnosi regressiva. Trascrivo le parti più accessibili, annotando tra parentesi quadre solo lo stretto necessario dei miei appunti.

Il potere della suggestione

Terzultima seduta

“Dove sei?”

[Il paziente è disteso sul lettino ma è visibilmente agitato]

Sono nell’abbazia. C’è molta confusione.

“Cosa sta succedendo?”

[Il paziente non risponde subito. Sta rivivendo un episodio molto concitato.]

Mio figlio sta male ma…

[Altra pausa agitata]

Si è… si è… si è ripreso.

[Balbetta, è molto scosso.]

“Sei solo? Qualcuno ti sta aiutando?”

C’è una folla intorno a noi. La cerimonia è stata interrotta. L’abate aveva appena finito di amministrare la confermazione ai ragazzi. Il suo sguardo è molto ostile. Immagino i suoi pensieri ma non ho tempo di dargli retta.

[Aspetto che il paziente si calma. Cerco di chiarire la situazione. Ma è il paziente a riprendere la parola con un filo di voce.]

Mio figlio è guarito. L’abate mi guarda con disapprovazione. Ma mio figlio è guarito!

“E l’abate?”

[Il paziente sembra non voler rispondere. Forse non ha sentito la domanda. Ma poi si lascia andare in una serie di frasi telegrafiche, quasi didascaliche.]

È una persona molto autoritaria e intransigente. Incute timore a molti di noi. Ha un passato oscuro, alcuni dicono che ha fatto parte dell’Inquisizione Romana. Io faccio parte di quella schiera di notabili che non si sono piegati ai suoi metodi. Siamo entrati subito in conflitto. Il giorno in cui la malattia del mio primogenito fu evidente, non esitò a proclamare pubblicamente che essa era il frutto dei miei peccati. Era la punizione d’Iddio per me. Ma io sono andato oltre.

[Pausa. Dopo qualche minuto, il paziente comincia a piangere.]

Ma mio figlio è guarito. Sono felice. Ma ho paura, molta paura.

[Il momento di agitazione non è finito. Intravedo gli occhi sotto le sue palpebre molto agitati. Poi riprende.]

Mio Dio! È morto… è stramazzato a terra! È morto!

[In questi momenti cerco di non intervenire. Del resto, l’angoscia è tale che la sento pure io. Sudo freddo. Poi segue il silenzio. Temendo il peggio, mi faccio coraggio a porre l’ultima domanda. Mi costa fatica farla ma la devo fare per ricostruire adeguatamente l’accaduto e mettere insieme le idee per le sedute successive.]

“Chi è morto?”

Lui. È morto proprio lui.

“Lui chi?”

L’abate.

[A questo punto il paziente accusa fatiche respiratorie e si rannicchia. Decido di sospendere la seduta.]

Sono riuscito a farlo regredire fino alla quarta vita precedente. E credo di aver trovato qualcosa di interessante per permettergli di superare in modo definitivo il suo malessere. È proprio sulla quarta vita che ho concentrato le mie ultime sedute. Ma per capirci qualcosa è necessario partire dall’inizio, dai giorni attuali. E andare a ritroso, come sempre.

S*** arriva da me con un problema strano.
“Non riesco più ad andare in chiesa” mi disse quel giorno.
Ascoltando il suo racconto, mi illustrò subito la situazione.
“Quando entro in chiesa, cerco di fare il segno della croce ma non appena sfioro l’acqua che sta nell’acquasantiera… la sento calda. Molto calda.”

Proseguì il suo racconto dicendo che solo lui provava quella sensazione. Tutte le altre persone non avvertivano quel calore. Anzi: sentivano l’acqua fresca, come sempre. S*** ha iniziato così a vivere il suo malessere trovando quella stranissima circostanza molto inquietante, fino ad arrivare a temere la presenza del “maligno” – come lo chiama lui – nella sua vita. Ha passato mesi convulsi senza mai trovare la forza di confidare a qualcuno quello strano fenomeno, fenomeno che ha cercato di ignorare continuando ad andare in chiesa, guardandosi bene dal fare il segno della croce con l’acqua santa. Talvolta si convinceva di aver vissuto una sorta di allucinazione. E riprovava, facendosi forza. Ma niente da fare: sentiva l’acqua sempre molto calda. È facile immaginare l’angoscia e la paranoia crescente con il passare del tempo. Finché S*** non prende una decisione forte: rivolgersi a un esorcista. Nonostante il timore che può seguire una decisione del genere, gli incontri, mi disse S***, in realtà furono molto cordiali e distensivi. Ma inefficaci. E a nulla valse l’intervento di un secondo esorcista che, oltre alle stesse preghiere suggerite dal primo, si prodigò in non meglio precisati “riti di purificazione”: per S***, l’acqua era sempre calda. In ogni chiesa.

Giunto a me, in un primo colloquio nel tentativo di circoscrivere il problema, ho avuto modo di appurare che questo strano fenomeno ha cominciato a manifestarsi dopo che S*** ha fatto da padrino alla cresima di un suo giovane cugino. Un dettaglio come tanti che mi ero appuntato tra le varie annotazioni che sono abituato a segnarmi, per tentare gli approcci più disparati nei miei interventi successivi.

Nel ripercorrere a ritroso le vite precedenti di S*** – vite, tra l’altro, mediamente brevi -, l’emergere della figura misteriosa di quell’abate sopra citato è stato il primo fatto degno di nota che ho potuto rilevare. Quale influenza possa avere avuto l’abate su S*** non è stato ben chiaro ma di certo è stata un’influenza molto controversa, molto conflittuale. Inoltre, sempre legato alla figura dell’abate, ho notato l’evento cardine – la confermazione – che non ho potuto fare a meno di connettere con la cresima recente, momento, nella vita attuale di S***, in cui sembra essere iniziato lo strano fenomeno dell’acqua calda. Il termine “cresima”, infatti, è un termine più popolare di quel sacramento cattolico denominato… confermazione.

Cosa sia successo durante la cerimonia della confermazione – cresima – in quella lontana vita, non mi è dato saperlo con certezza. È avvenuto qualcosa di straordinario, qualcosa di determinante per la guarigione del figlio di S*** in quella vita. Qualcosa che, al tempo stesso, l’ha spaventato molto, tanto da incidere profondamente – e a lungo – sulla sua psiche. Fino a oggi.
Con il passare del tempo e delle vite, il tutto si è sedimentato nel suo inconscio, fino a riemergere con la cresima recente, cerimonia a cui S***, come all’epoca, ha partecipato molto da vicino: allora come padre, oggi come padrino.

Vedere morire sull’altare un abate, probabilmente non molto amato, deve essere stato un evento che ha inciso profondamente i ricordi di molti presenti, non solo di S***. Ma qualcosa non mi convinceva. Perché S*** provava tanta paura alla guarigione del figlio? Senza dubbio, molti hanno provato paura al vedere l’abate morire, ma S*** aveva paura già prima. Era forse un presentimento su quel che stava per accadere?
E poi: c’era un nesso tra la guarigione e la morte di quell’abate, avvenuta quasi immediatamente dopo?
Quella cerimonia insomma è stata sicuramente un evento saliente. Ma non era l’evento chiave.
S***, con la cresima nella vita attuale, deve aver rivissuto inconsciamente certe scene, certi momenti, certi presentimenti provati allora.

Cosa poteva essere mai accaduto?
Il fatto che S*** stesso abbia pensato subito al “maligno”, fino ad arrivare a rivolgersi a ben due esorcisti, non è stato un caso.
Tutto è emerso chiaramente dopo che mi sono proposto di regredire ancora più indietro, sempre in quella quarta vita, per capire e tentare di risolvere quanto successo prima di quella cerimonia rievocata da S*** nella terzultima seduta.

Penultima seduta

“Dove sei esattamente?”

Sono qui.

“Qui dove?”

Ai piedi dell’albero. Sto aspettando.

“Chi stai aspettando?”

Lei. Me l’ha promesso.

[Il paziente stringe il pugno destro con vigore. È disteso sul lettino ma tiene il braccio teso, premuto lungo il fianco.]

“Cosa tieni in mano?”

Il gallo nero. È per lei. Vuole scapparmi ma lo stringo forte. Devo fare attenzione che non soffochi. Lo vuole vivo.

“Chi è lei? Perché vuole il gallo?”

[Il paziente resta in silenzio, non pare aver sentito la mia domanda. Mi preparo a formularne una nuova, quando d’un tratto comincia a piangere sommessamente.]

Lo faccio per mio figlio. Voglio che guarisca. L’abate sostiene che la sua malattia è la punizione d’Iddio per i miei peccati. L’abate. Se Iddio non mi perdona allora io sono pronto a vendere l’anima al diavolo pur di guarire mio figlio. Lei vuole il gallo, solo un gallo, purché sia nero. Lo sacrificherà qui, ai piedi del grande noce. Dopo mezzanotte.

[Il paziente piange scomposto. È provato.]

La registrazione del resto della penultima seduta è molto confusa. Non ho più posto particolari domande perché S*** sul lettino non era sufficientemente calmo per poter rispondere.
Ma in fondo non ne avevo bisogno, il quadro mi era abbastanza chiaro.
Tento di riassumerlo, ricomponendo tutte le evidenze emerse fin dall’inizio, non solo in queste ultime sedute.

Siamo nella prima metà dell’Ottocento in una località imprecisata del centro Italia, località posta direttamente sotto la giurisdizione, se così posso chiamarla, di un’abbazia di campagna abbastanza influente. S*** è una persona di spicco della nascente borghesia che, come molti, non nutre particolari simpatie per l’abate appena arrivato, la cui fama lo precede senza porlo in buona luce. Ho modo di credere che in quella società civile si siano venuti a creare molti conflitti di varia natura, una vera e propria tensione crescente il cui apice viene raggiunto quando l’abate, dal pulpito delle sue sferzanti prediche, non esita a imputare le disgrazie quotidiane ai peccati del popolo. La malattia del figlio di S***, che non ho potuto approfondire, viene assisa come esempio lampante. Molti episodi vengono strumentalizzati con cinismo dall’abate e lo scontro dialettico che ne scaturisce è tale che S***, esasperato dalla malattia del figlio e dal graffiante comportamento dell’abate, non esita a ricorrere ai rimedi più impensabili, arrivando a rivolgersi ad alcune erboriste che lo stesso abate non ha esitato ad accusare di stregoneria. S*** entra così in una spirale che lo trascinerà fino a prender parte, in prima persona, a riti che – credo – non capisce in realtà fino in fondo. Ma il punto di non ritorno è ormai oltrepassato: S*** “vende l’anima al diavolo”. Almeno questa è la sua convinzione.

Ora per me, che posso avvalermi di quasi duecento anni di progresso scientifico, è facile parlare di suggestione. Sono portato a credere che S***, pur avendo assecondato presunti riti “satanici”, in fondo non abbia mai creduto di aver fatto evocare il diavolo. Ma quello che è accaduto sotto i suoi occhi durante la cerimonia di quella lontana vita, l’ha convinto del contrario, esercitando su di lui una paura atavica al pensiero di dover onorare il patto siglato. E la suggestione, intesa come meccanismo psichico, ha fatto il resto.
Qualcosa, di fatto, è successo sotto gli occhi di tutti: il figlio è guarito e l’abate è morto. Non ho modo di appurare se si sia trattato di una guarigione miracolosa, dato che non ho precisi riscontri della malattia di cui soffriva.

Se, come esperto di psicologia, ho una ragionevole certezza di pensare a un articolato fenomeno di suggestione o autosuggestione, come uomo e come studioso rimango con i miei dubbi. Un ragazzo guarisce e, subito dopo, una persona muore. Davvero può esserci un’entità superiore in grado di provocare tutto ciò?
A mio modo, credo in Dio e credo negli angeli. Forse qualche angelo, mosso da compassione, ci ha messo del suo.
Ammesso – e non concesso – che sia stato il demonio a metterci lo zampino, come può essere che sia riuscito a operare nel tempio sacro di un’abbazia durante una cerimonia solenne? Forse siamo solo noi, poveri mortali, a pensare di essere al sicuro tra le mura di una chiesa?

E ancora: ammesso – e non concesso – che il demonio abbia agito in seguito all’evocazione della strega, perché non si è limitato a sortire la guarigione richiesta in cambio dell’anima promessa, quella di S***? Di nuovo, siamo solo noi, poveri mortali, a pensare di poter capire l’imponderabile? Pare infatti, viste le circostanze, che il demonio si sia divertito a guarire prendendosi però l’anima dell’abate. Può esserci una sorta di giustizia “divina” in tutto questo? Parlare di giustizia divina è forse blasfemo. Ma giustizia, in fondo, è stata.

Angeli o demoni, come se non bastasse, il destino ci ha messo del suo: S*** è realmente morto poco dopo la guarigione del figlio. Vittima non tanto del demonio, tornato a prendersi quanto promesso, ma della sua stessa suggestione. E morendo repentinamente in quella vita, si è trascinato nelle vite successive quell’antica suggestione, senza mai liberarsene fino in fondo: vite brevi, terminate sì con la complicità di due guerre mondiali, ma terminate sempre circa alla stessa età, come se non potesse mai vivere oltre, memore inconscio di quell’antico pegno.
La suggestione che è scaturita da tutta questa vicenda ha operato quindi fino a oggi, facendogli percepire sensazioni in realtà inesistenti.
Come l’acqua calda.

Ultima seduta

“S***, ora rilassati. Va tutto bene. Sei disteso su un prato verde e, sopra di te, vedi un cielo azzurro carico di nuvole. Ora ti racconterò una storia…”

L’ultima seduta non è stata una seduta di ipnosi regressiva. Ho lasciato che S*** cadesse in un profondo rilassamento, così che potesse ascoltare in serenità la storia che gli ho raccontato. Non era la sua storia, naturalmente, ma una storia simile, dove a essere evocati non erano i demoni, bensì gli angeli.

Mi sono preso la responsabilità, forse enorme, di instillare in lui un concetto semplice: è molto più facile pregare gli angeli, anziché evocare i demoni. Perché gli angeli sono sempre al nostro servizio, mentre i demoni, per quanto possano esercitare un fascino controverso sul nostro immaginario, non hanno nessun potere su di noi. Nemmeno quello di prendersi la nostra anima.

Ho concluso così, con quest’ultima seduta, il mio lavoro con S***. Dal nostro ultimo appuntamento è passato circa un mese.

Da ieri una candela accesa nella Basilica di San Francesco ad Assisi “brilla vegliando sulla mia protezione”. Me l’ha fatto sapere S***, che sta passando un week-end in Umbria: l’ha accesa per ringraziarmi di averlo aiutato.
L’ha accesa dopo essere entrato in chiesa, facendosi il segno della croce.
E l’acqua, mi ha detto, era piacevolmente gelida.

(C) 2017 – Darius Tred

 

Darius Tred - Tutti i racconti Darius Tred - Offrimi un caffé

13 commenti su “Il potere della suggestione

  1. Ma secondo te? Sto inviando una mail. Mi arriva la notifica del post. Leggo l’anteprima con le tue premesse. Ecco. Ora sai cosa farò prima di andare a dormire. 😛

    1
  2. Organizzatissimo: l’uscita di questo post oggi, ma sei tu che ne sai una più del diavolo (a proposito di diavoli!)
    Buona festa di allouin! ????

    1. Casomai è Emme che ne sa una più del diavolo. Io faccio solo l’arrangiamento… Buon allouin anche a te, con grande ritardo… 😛 …

  3. Domani saprò l’effetto che ha avuto la lettura sulla mia nottata. Buonanotte spaventosa a tutti!

      1. Eh già! Evidentemente sono altre le cose che mi spaventano e alcune paure sono cambiate negli anni. Mi spiace, come quando sono andata a vedere IT. Ho proprio voglia di un po’ di sana paura!

        1. In fondo, uno degli aspetti che trovo avvincenti nelle storie di Emme è trovare come la realtà superi spesso la fantasia. E questo non sempre coincide con l’incutere paura… Anche se vedere scricchiolare le proprie certezze a volte è inquietante. Certe storie che racconta Emme fanno capire che il mondo non sembra proprio essere come noi lo vediamo.

  4. Accidenti! Questa era perfetta da leggere ieri sera!!! Ma sono tornata tardi da una gita ad una laurea a Venezia, e quindi la leggo solo ora.
    Il signor EmmeTi colpisce ancora eh? Ma io a chi devo dire bravo? 😛
    Comunque, non riesco più ad andare in chiesa nemmeno io, mica per l’acqua, le croci, le prediche sonnolenti o il riscaldamento impazzito, ma perché sono frequentate da certa gente che lì dentro sembrano tutti santi e appena escono si trasformano in diavoli orribili. Soprattutto coi vicini di casa. E ho detto tutto. 😉

    1. Io dico bravo a Emme perchè ha sbrogliato una bella matassa, lasciando con un palmo di naso ben due esorcisti… Lo dico anche per tenerlo buono così mi passa altre storie (che io so che ogni tanto, su questo ca@@o di blog, come lo chiama lui, ogni tanto passa a sbirciare… 😀 ).

      In chiesa, nonostante tutto, io continuo ad andarci: comunque il popolino che predica bene e razzola male si trova dappertutto, a tutte le latitudini e in tutte le epoche… 😉

        1. Be’, anche io mica ci vado per le persone, lo davo per scontato: altrimenti avrei già smesso da un pezzo di andarci.
          (Anche perché ogni tanto trovo l’acqua calda nell’acquasantiera… 😀 😀 😀 )

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