Ieri sera ho fatto una tragica scoperta. Rovistando sulla libreria per mettere un po’ di ordine, ho scoperto una serie di libri che avevo dimenticato dopo l’acquisto. Ho contato 7 titoli, sparsi qua e là, beatamente caduti nel dimenticatoio. Una coda di lettura occulta, insomma. Con i 4 in coda vera, fanno ben 11 titoli. Tanti? Pochi? Non saprei. Ma non è questo il punto.
Il punto è che mi sono proprio scordato di averli acquistati.
Di solito quando si compra un libro lo si fa perché si è convinti, incuriositi, in qualche modo interessati. Rinvenire ben 7 titoli dimenticati mi ha portato a chiedermi se il mio interesse, al momento dell’acquisto, fosse vero.
Vorrei spezzare una lancia a mio favore. Dei 7 titoli, ben 5 provengono da un’acquisto on-line: 3 cartacei e 2 digitali. In altre parole: sono venuti loro a “cercarmi” tramite newsletter e marketing digitale di vario tipo. Non sono andato io in libreria. Complice la facilità di approvvigionamento e, spesso, il prezzo molto basso ecco che l’acquisto diventa davvero leggero come lo stesso click del mouse.
Mi chiedo se questa facilità “digitale” non abbassi la mia capacità di analisi nella valutazione dei libri, se sia stato vittima di un subdolo meccanismo del marketing: “Questa trama non è un granché, male che vada butto via 99 cents…”,
“Questo libro è interessante, costa solo 5,43 su Amazon. In libreria l’ho visto a 11 euro…”.
Tradotto: per 11 euro non ti comprerei mai, ma per 5,43 si può fare.
E intanto, un tacito compromesso dopo l’altro, la coda (occulta) ingrassa.
E meno male che non sono tra coloro che acquistano compulsivamente le edizioni digitali.
Chissà quanti libri dimenticati giacciono negli e-reader di tutto il mondo. Verrebbe quasi la tentazione di ridimensionare, se non addirittura svuotare, il significato di “vendita”. Di solito il numero di vendite viene visto come una misura del successo di un’opera. Ma se la vendita si riduce al transito dell’opera da un enorme archivio digitale (ad esempio il cloud di Amazon) a un piccolo archivio personale (il nostro Kindle), per poi essere lì dimenticata, dico, ha senso dare così tanto peso alle vendite?
Un titolo potrebbe anche vendere “tanto”. Ma non è detto che venga altrettanto letto.
Forse sarebbe più onesto, per chi stila le classifiche di vendita, trovare un modo per ancorare il concetto di vendita al prezzo dell’edizione venduta. Forse è possibile ma onestamente non saprei quanto possa avere senso. Senza contare che oggettivamente è impossibile distinguere gli acquisti per lettura propria dagli acquisti per regalo. Un ginepraio, insomma.
Allora aggrappiamoci alle recensioni, anche se occorre una certa oculatezza nell’individuare quelle serie. 😀
Ok, il prezzo è giusto?
Pascolando nella blogosfera, ogni tanto mi imbatto in qualche discussione su quale sia il prezzo migliore da applicare per una edizione digitale. Ci si focalizza sul rapporto tra qualità dell’opera e prezzo “giusto”. Altre volte ci si basa sulla lunghezza. Chi dice che 99 cents è troppo poco, mentre 4,99 sono troppi. Di più ancora non se ne parla. Io non ho esperienze serie per dire la mia. Ma se 99 cents sono la gabella da pagare per entrare nel kindle di qualcuno per poi restare lì dimenticato, allora forse un autore dovrebbe essere più onesto con sé stesso e avere il coraggio di applicare un prezzo più alto per la propria opera, non tanto per guadagnare di più sulla singola vendita, ma per “guadagnarsi” una reale possibilità di essere letto (e magari recensito).
Caro autore, da lettore posso dirti che se decido di spendere, supponiamo, ben 4,99 euro per la tua opera mi ricorderò più facilmente di leggerti 🙂 .
È chiaro: venderai meno copie, ma tu vuoi essere “venduto” o essere “letto” ?
Post Post Scriptum
Apro una parentesi.
Per amore di obiettività, va detto che esiste una fetta di lettori che hanno una sorta di atavica diffidenza nei confronti dei pagamenti on-line. Vuoi per la pochissima dimestichezza con il web, vuoi per la remora di vedersi registrare un numero di carta di credito (ne conosco di persona a decine 🙂 ), per costoro un qualsiasi prezzo costituisce una barriera insormontabile per procedere all’acquisto di qualsiasi cosa. Questo è l’unico motivo per cui persino uno sconosciutissimo titolo come il mio, pur sospinto dagli oscuri meccanismi di Amazon attivatisi automaticamente dal prezzo a 0 euro, è stato scaricato per ben 150 volte in soli 3 giorni. Scaricato, non letto 😛 .
Chiusa parentesi.
Capisco bene, sono pieno di libri comprati e mai letti, c’è stato un periodo dove acquistavo compulsivamente (erano i tempi della lira e si poteva), In merito al discorso sul cartaceo piuttosto che al digitale devo dire che ultimamente leggo moltissimo più sul kindle che in formato “odoratoccagodi”. Ho fatto però una scelta personalissima chiedendo all’editore di non creare per tot tempo un formato digitale del mio romanzo, avevo bisogno di misurare la mia reale capacità con il gradimento e l’impegno fattivo dei lettori. che sia stata una martellata sulle palle autoinflitta o no lo diranno i posteri 😀
Io penso che i posteri saranno sempre divisi come noi ora tra coloro che preferiscono il cartaceo e coloro che preferiscono il digitale. Ciascuno dei due supporti ha i suoi pro e i suoi contro e quindi penso che non ci siano scelte eternamente esatte, né martellate autoinflitte. 🙂
Alle case editrici sai che gliene frega se poi tu leggi il libro. Intanto qualcuno ha pagato per averlo e sono soldi sicuri intascati. La fine che fanno gli acquisti non è metro di guadagno. All’autore dovrebbe interessare di più, ma lì il successo lo fanno le chiacchiere attorno a quella data opera, le recensioni, le opinioni diffuse , non solo il numero di copie vendute.
Detto questo, aggiungo che io sono una maniaca compulsiva: vedo libri e acquisto. Altroché accatastare, tra poco la mia casa diventa una biblioteca di libri ancora da leggere. Perché per prima cosa mi piace averli ( ecco la mania.)
Il prezzo dell’ebook dev’essere tale da invogliarmi a comprare l’opera senza troppi scrupoli: se è uno sconosciuto, io ci penso a spendere anche tre euro; a 0,99 centesimi mi accollo il rischio. Anche in questo caso il mio Kindle trabocca di libri scaricati in attesa di lettura.
Buongiorno, “È una vita che t’aspetto” … 🙂
Concordo: alle case editrici interessa portare a termine la vendita, intesa come crudo passaggio dal loro magazzino al tuo. Se poi, per arrivare allo scaffale di casa tua, riescono pure a saltare a pie’ pari lo scaffale della libreria, meglio ancora: un costo in meno… 😀
Però io pensavo al rapporto “a distanza” che dovrebbe instaurarsi tra l’autore e il lettore. L’autore scrive una storia. Non dovrebbe essere più gratificato dal fatto che la sua storia venga letta per interesse anziché perché costa poco?
Anche in questo caso, all’autore romantico interessa essere letto non perché semplicemente economico, ma a conti fatti preferirà vendere il più possibile e dimostrare alla casa editrice di essere un buon investimento.
Diventa molto difficile quantificare i lettori, considera i prestiti delle biblioteche e i libri che ci si passa tra amici/familiari. Ultimamente in biblioteca ci sono anche gli e book! Ci si evolve.
Dalla mia esperienza no gratis, gratis non è vendere, pare ovvio ma c’è chi dice “quando il mio e book era gratis ho venduto tot copie” ossimoro.
Sì, 99 cent SOLO per l’offerta del giorno di Amazon perché è accompagnata da una forte campagna pubblicitaria che fa vendere sul serio tante, tante copie, io con questo sistema sono arrivata 1 in classifica.
Il prezzo giusto? Occorre anche valutare quanto costa il relativo cartaceo se c’è, che ci sia una rispettabile differenza tra i due.
Sono tutti aspetti importanti e interessanti: vendere, essere letti, fidalizzare il lettore, farsi pubblicare un secondo libro da un editore migliore sfoderando grandi numeri, ottenere magari pure un anticipo.
Io credo che sia impossibile quantificare i lettori, sono d’accordo. Quello che mi lascia perplesso è tentare di farlo guardando solo le vendite. Certamente è una misura indicativa ma non assoluta.
Poi è vero, come dice Marina, che alla casa editrice interessa arrivare a realizzare la vendita, non è interessata alla lettura effettiva.
Infatti se c’è un motivo per cui ancora prediligo il cartaceo al digitale è che il mattone di carta ha una consistenza per cui è difficile da ignorare, il suo ingombro richiede costantemente la lettura (se non già letto). Ma un file di nemmeno un mega che fine fa nei meandri degli archivi digitali, che oramai viaggiano sui terabyte? Già ora con il koso-kobo di nemmeno 6 mesi vado in elenco ed esclamo “Anche questo avevo comprato? E quando pensavo di leggerlo?!”
Pensa che io ho un paio di titoli in digitale dei quali, rileggendo la sinossi, mi chiedo cosa mi avesse colpito così tanto da indurmi all’acquisto. Non è che le nuove frontiere del web marketing includono tecniche di messaggi subliminali ?? 😀