Tanta pochezza. Basterebbe questo ossimoro per liquidare la lettura di un romanzetto da quattro soldi che ho avuto la sventura di leggere. Tanto che non è stato nemmeno degno di finire nella mia personale e altamente opinabile lista di trame deboli, che annovera nomi del calibro di Mary Shelley, Philip Dick e Joel Dicker. Il romanzo in questione è Ombre di spade e di vento. E l’autrice è Poppy Kuroki.

E potrei chiudere qui questo post, rendendolo il più corto in assoluto di questo mio strampalato blog, se non fosse che la lettura in questione è stata una lettura condivisa. Condivisa e proposta, ahimè, addirittura dal sottoscritto. E accettata forse con eccessivo entusiasmo da Marina, Barbara e Luana. Non ne è rimasto nulla: forse ci immaginavamo di fare scambi di pareri e di interessanti osservazioni sullo stile di scrittura, sulla costruzione dei personaggi, sull’originalità della trama. Ma niente di tutto questo: solo il piacere di scriversi mail e solo un senso di “attapiramento” tale che, a distanza di oltre un mese, non ne abbiamo più parlato.

Originalità? Prossima allo zero: è una brutta (“bruttissima copia”, direbbe Barbara) della saga di Outlander.

Stile di scrittura? Molto banale (“da terza media”, direbbe Luana).

Editing? Molto scadente (“inesistente”, direbbe Marina).

Il mio giudizio l’ho riassunto nel titolo del post.
Quindi, ricapitolando: poco originale, banale e scadente.

Però è un bestseller, recita la fascetta markettara.

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