Spesso ho la vaga sensazione che ci sia un amore spassionato per i decaloghi. Di qualsiasi argomento si tratti, esiste un articolo, un post, un qualcosa dal titolo “7 modi per…”, “Le 8 migliori…” cose per, “6 ricette vincenti per”. Ok: non sono propriamente decaloghi ma in sostanza il numero attira. E credo sia abbastanza risaputo, tanto che c’è un’intera psicologia dei numeri, e varie teorie su come essi influiscano sulla nostra vita quotidiana.

La scrittura non fa eccezione

Anche in questo ambito pare esistano un sacco di regole “per”, regole che spesso s’imparano prima e meglio delle regole grammaticali 😛 .

Regole e persino corsi di scrittura creativa, magari tenuti da chi non ha mai scritto per davvero. Peccato che spesso i capolavori siano tali proprio perché infrangono qualche schema.
Mentre i successi, guarda un po’ che coincidenza, arrivano dopo aver spezzato una qualche continuità (noia?) precedente.
Ma allora… non è che… l’unica regola… è una non-regola?

Non-regola

Ho provato una nuova ebbrezza scrittoria, ultimamente: scrivere come se mai nessuno ti dovesse leggere.
Che non significa esattamente scrivere a briglia sciolta.
Non significa nemmeno scrivere di getto.

Ci ha rimesso un po’ il mio blog, che ha fatto un po’ di polvere in questi mesi. Ma bisognerebbe provarci più spesso: scrivere come se mai nessuno ti dovesse leggere. A volte è liberatorio, quasi terapeutico.

Sembra che cadano pesanti veli di ansia, quella tipica ansia da prestazione. Ed è anche un po’ irriverente, quasi provocatorio: è un po’ come fregarsene totalmente del lettore, di quello che potrebbe pensare, di ciò che potrebbe capire. O fraintendere. Se scrivi come se nessuno ti dovesse leggere, in un certo senso il lettore scompare dal tuo orizzonte. E con lui tutte le sue aspettative. Rimani quindi solo con le tue, di aspettative. Naturalmente mi riferisco alle aspettative legate alla scrittura, aspettative con le quali potrebbe essere più facile conviverci, così da alleggerire il peso della scrittura stessa.

E il lettore?

Mi capita spesso di imbattermi in letture che non sono perfette da diversi punti di vista. Ma ci sono diversi tipi di imperfezione. Quando, come lettore, percepisco quel tipo di imperfezione dovuta al fatto che chi ha scritto ha scritto come “se mai nessuno dovesse leggere”, scatta una specie di scintilla benevola, una sorta di complicità grazie alla quale si abbassano le aspettative di lettura.

Si instaura una sorta di confidenza tra chi scrive e chi legge, quasi un clima da confessionale, dove si è disposti ad ascoltare (leggere) di tutto senza badare troppo a forma, contenuto, modalità, senza badare alle imperfezioni.

Ed emerge la storia. In tutta la sua essenza.
Forse in tutta la sua potenza.

Libertà

Regole o non-regole, per scrivere bene abbiamo bisogno di libertà.
Alla fine, se la scrittura è una forma d’arte, perché non dovrebbe godere di certe libertà tipiche dell’arte ?

9 commenti su “Non-regola di scrittura

  1. Prima di rinnegarle, le regole, bisogna provarle: conoscerle e “indossarle”, per vedere se sono comode. Io non dico che siano necessarie sempre, ma sono una guida utile all’inizio. È presuntuoso (e, ovviamente, non mi riferisco alla tua legittima voglia di libertà) pensare a priori di poterne fare a meno: se non le studi non saprai mai in che modo tradirle. Allora se molti scritti sono “anarchici” perché “me ne frego delle regole e faccio di testa mia, ecco, lì, dico “no”, se il risultato “sporco” è voluto e si vede maestria nel non rispettare certi canoni di scrittura, allora dico okay, soggettiva scelta stilistica, che potrebbe essere vincente.
    Comunque, siamo d’accordo sul fatto che sapere di avere un potenziale pubblico di lettori è una responsabilità che rende poco liberi e anch’io, negli ultimi tempi, sto sperimentando il gusto di darmi alla “scrittura privata”, che ha una cosa di buono, anzi due: mi diverte e non mi apparanoia.

    1. Osservazione ineccepibile. Diciamo però che ci sono “regole” che sono più che altro delle convenzioni comunemente accettate, schemi consueti e di comfort. Ecco: di questi ci si dovrebbe disfare con molta più leggerezza, senza necessariamente “indossarli”.

    1. Il proprio bonus da applicare è spesso quella parte che fa davvero la differenza. Altrimenti l’ “how to do” diventa l’anticamera dell’omologazione.

  2. “Giacché ti trovi lì, fai attenzione: sono solo due le regole che contano davvero. Quello che un uomo può e quello che un uomo non può.” (Jack Sparrow, Pirati dei caraibi)
    Tu può?
    😀 😀 😀

Se vuoi lasciare un tuo parere...

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.