Una sfida nella sfida. Potevo lasciarmi sfuggire un’occasione del genere? Certo che no, perché mi diverto un sacco. A questo giro, però, si alza l’asticella delle difficoltà. Oltre alle parole per la rotta narrativa, qualcuno ha pensato bene di inventarsi due parole impreviste che verranno comunicate in un secondo momento.
Se a qualcuno non è chiaro di cosa sto parlando, è possibile scoprirlo su Webnauta, il blog di Barbara.

In un primo momento mi son detto: aspetto tutte le parole e poi mi metto a elucubrare. Ma poi ho pensato: perché non inventare un mezzo racconto e sfidare me stesso nel riuscire a piegarlo non appena arriveranno le parole impreviste? Una sfida solo con me stesso. E quindi eccomi qui, con (circa) le prime 5.000 battute delle 10.000 consentite. Delle 6 parole richieste – ondivago, bardo, clafoutis, brillante (più due impreviste) – ne ho incluse 3. Resta fuori al momento il clafoutis. O meglio: ho già scritto il seguito ma, in fondo, se dobbiamo prenderla come una partita a poker, è bene non scoprire subito tutte le carte 😉 .

Quindi, ricapitolando, 5.000 battute delle 10.000 disponibili, 3 delle 6 parole richieste già collocate: ecco un mezzo libero racconto come solo un mezzo libero cervello (il sottoscritto) può comporre.

Per l’altra metà, occorre aspettare: aspettare le due parole impreviste, aspettare il termine del contest e, soprattutto, aspettare che riesca a vincere la sfida con me stesso. Solo allora, a storia (forse) ultimata, penserò a un titolo adatto. Nel caso non dovessi riuscire, be’, mi divertirò a metà 😀 , ma mi basterà.

Il (mezzo) racconto

Panorama stupendo. Come sempre. Posò lo zaino a terra e si sedette sul masso per godersi la vista. Il Lago Blu, sotto di lei, cristallino lungo il sentiero, distava un centinaio di metri in dolce discesa.
Giacomo la raggiunse e le si sedette accanto.
“E così” disse “eccoti qui per il terzo anno consecutivo.”
Lei sembrò ignorarlo, incantata da montagne e nuvole.
“E adesso me la racconti questa storia? Dall’inizio, dico. L’avevi promesso quando ho deciso di accompagnarti.”
Anna sorrise. Com’era cominciata quella storia? Era cominciata per gioco, ecco la verità. E ora stava diventando qualcosa di tremendamente surreale da quando era riuscita a decifrare la mappa. Studentessa di informatica, aveva avuto sempre un debole per la crittografia. S’era fatta un nome all’università molto prima di iscriversi al master di Boston. Ma quella ormai era storia vecchia.
“È cominciato tutto con Andrea e Giovanni. Anzi, è stato Giovanni. Mi disse di avere un lavoretto per me, una mappa da decifrare. Ne ho ricavato sei fogli, ciascuno con punti e linee, tracciati secondo una certa disposizione.”
“E l’hai decifrata?”
“Certo” rispose Anna. “All’inizio sembrava uno scherzo: punti e linee possono essere usati per qualsiasi cosa. Poi, siccome Giovanni insisteva nel dire che si trattava di una mappa, ho ragionato diversamente. Se devo individuare un punto sul globo, ho bisogno di tre coordinate…”
Giacomo annuì.
“Latitudine, longitudine e… altitudine” aggiunse pensando al posto in cui si trovavano.
“Esatto. Ed eccoci qui” confermò Anna con uno sguardo.
“E questo l’avevo quasi capito” disse Giacomo. “Il Lago Blu è il punto indicato dalla mappa, dunque. Ma perché ci sei venuta per tre anni di fila…”
“…sempre nello stesso giorno?” concluse Anna.
Era infatti il terzo anno che Anna, il 26 luglio, si recava lì. Il Lago Blu si trovava in Piemonte, nell’alta Val Varaita, a pochi passi dal confine tra Italia e Francia. Il panorama era dominato dal massiccio del Monviso, dal quale nasceva il corso del Po.
Anna proseguì con la sua spiegazione.
“Ho pensato che a tre coordinate spaziali potessero corrispondere tre coordinate temporali, se così possiamo chiamarle. Indicate appunto dai sei fogli che ti dicevo…”
Giacomo osservò il lago che avevano di fronte. Tutt’intorno il paesaggio era brullo e non vi era nulla al di fuori di prati, punteggiati qua e là da massi. Il lago era situato in una conca poco più ampia, oltre la quale il sentiero digradava verso la valle opposta a quella da cui erano saliti.
“Bene. Ci sta. Spazio e tempo. Ma cosa indicava esattamente la mappa?”
“Giorno, mese e ora. Ventisei, sette, ventuno.”
Ventisei luglio, pensò Giacomo. “Ventuno non potrebbe essere l’anno?” asserì poco convinto. Anna doveva aver senz’altro già considerato quell’eventualità.
“Non se conosci la storia… intendo dire la storia di Andrea. Ventuno indica l’ora.”
“Be'” disse Giacomo rivolto al sole “se dobbiamo aspettare la sera, abbiamo tutto il tempo.”

Andrea e Giovanni erano due vecchie conoscenze di Anna. Avevano studiato assieme al liceo, poi ciascuno aveva preso strade diverse. Andrea gestiva la libreria del padre mentre Giovanni, amante della bella vita, aveva aperto un locale con amici. Il locale si chiamava ‘L’ondivago‘, nome particolarmente azzeccato per l’arredamento e l’allestimento in pieno stile tropicale. Nelle serate speciali Giovanni organizzava feste a tema e amava vestirsi da corsaro. Ed era stato proprio in una di queste occasioni – un aperitivo tra vecchi compagni di classe – che Andrea e Giovanni le avevano mostrato la mappa.
“Un diamante?” domandò.
Appartati in una saletta riservata, la cui targhetta recitava ‘Ufficio del corsaro’, Giovanni aveva spento la luce e acceso una torcia puntata sul soffitto, ponendone sopra il diamante.
“In realtà è un pezzo di vetro con taglio a brillante, ovvero la classica piramide a base esagonale. Guardati le spalle.”
Anna guardò le pareti attorno e notò come la luce della torcia, filtrata dal vetro di quel piccolo oggetto, proiettasse sulle pareti sei gruppi di punti, incisi in ciascuna delle sei facce della piccola piramide. La ragazza, benché stupita, minimizzò.
“E cosa vi fa pensare che sia una mappa?”
Giovanni sogghignò e, con fare teatrale, esortò Andrea a concludere il discorso.
“Il nostro bardo è pronto a raccontarti la storia” aggiunse.
Bardo. Anna sorrise a quella fantasiosa definizione ma pensò che era molto azzeccata per un libraio, specialmente per uno che a scuola era il primo a imparare a memoria le poesie.
Andrea si schiarì la voce e proseguì.
Tre ore ogni tre anni per passare o ritornare.
Seguì un attimo di silenzio. Ci mise un po’ Anna a capire che la storia era finita così.
“Be’, tutto qui?”
“Il bardo ha la storia, il corsaro ha la mappa…” sentenziò Giovanni “E alla sibilla spetta l’interpretazione di storia e mappa” disse rivolto ad Anna.
“Io sarei la sibilla? E da dove arrivano storia e mappa?”

Post scriptum

Accidenti, qualcuno è arrivato a leggere fino a qui? Allora si merita la bozza di uno stralcio della seconda parte della storia, da leggere a proprio rischio e pericolo perché molto dipenderà dalle parole impreviste. Il che significa che il racconto potrebbe prendere una piega diversa. Sapevatelo 😛 .

Giacomo il resto lo capì da sé. Se devi recarti in un posto una volta ogni tre anni, pensò,  senza conoscere l’anno esatto e conoscendo solo giorno, mese e ora, non resta che andarci per tre anni di fila a vedere che succede, sperando ogni volta che sia l’anno giusto. E, dato che i primi due anni non era accaduto nulla, quello doveva per forza essere l’anno giusto. Ma giusto per cosa? Cosa accadeva per tre ore ogni tre anni, in quel punto esatto, alle ventuno del ventisei luglio? Forse era per quel motivo che Anna, a differenza dei due anni precedenti, gli aveva chiesto di accompagnarla. E forse era lo stesso motivo per cui, lungo il sentiero, Giacomo aveva percepito una sorta di tensione nel silenzio di Anna. Sentiva che era decisa a scoprire cosa accadeva e, ammesso che qualcosa accadesse davvero, era determinata a scoprire quale significato potesse avere la seconda parte della ‘storia’ di Andrea: per passare o ritornare. Solo la provenienza della mappa gettava ombre grigie su tutta quella strana vicenda.

 

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10 commenti su “Mezzo libero racconto

  1. Non so perché, ma me l’aspettavo! “Vedrai che se l’altra volta si è lasciato andare a scrivere 13mila batture contro 8mila, sto giro scrive il racconto prima della fine!” 😀 😀 😀

  2. Questo genere di racconti mi piace e, come storie, riesci sempre a trovare elementi interessanti. Solo che io voglio sapere se c’è un legame tra la data (26/07) e il nome del personaggio (Anna). Mi raccomando, che il clafoutis resti tale e non diventi una flognarde!

    1. Onorato dal tuo apprezzamento. Il clafoutis è ben collocato ma molto dipenderà dalle parole impreviste di Barbara. Diciamo che se arriviamo alla flognarde, sappiamo a chi dare la colpa… 😀 😀 😀

  3. Il racconto è molto godibile, e anche l’idea della sfida con te stesso è interessante. E poi, ambientato nelle valli piemontesi… Insomma ha tutte le caratteristiche per piacermi 🙂
    Ma non ti sei perso Clafoutis? Oppure ti riservi di inserirla più tardi?

    1. Come dicevo nel post, per ora ho giocato 3 delle 6 parole necessarie. 😉

      E poi, il dolce viene sempre servito alla fine… 😀 😀 😀

  4. Hai fatto presto a buttare giù la prima parte, competitor 🙂
    Prevedi di tenerla così com’è, escludendo la possibilità di riadattarla qualora le parole impreviste dovessero fornirti nuovi spunti?

    1. Buongiorno! 😀

      Poni una domanda interessante…
      Ma è proprio qui che sta la mia sfida nella sfida (più con me stesso che altro): piegare un racconto in corso d’opera a seconda delle parole impreviste 😛 .
      Ho già un’idea di come proseguire (nella seconda parte ho già collocato la parola mancante, clafoutis…) ma non escludo di cambiare qualcosa.

      La storia comunque per me è sovrana: quindi ok adattare qualcosina, ma non la stravolgerò.
      Così come non ho stravolto “L’erborista di Siena” per il primo contest di Webnauta, racconto venuto troppo lungo: tagliarlo significava snaturarlo. E quindi ai tempi ho deciso di scriverne uno nuovo.

      1. Sì, buongiorno anche a te, Darius. Scusa la carenza di educazione, di tanto in tanto mi succede.

        Sicuramente stravolgere uno scritto è una di quelle cose che non bisogna mai chiedere a un autore: si finisce dritti nella sua lista nera.

        Ti capisco, anch’io ho lo stesso problema, manco di spirito di sunto. Pensa che volevo scrivere un romanzo e adesso mi ritrovo a gestirne tre (più di milleduecento cartelle), con tutti i problemi che la cosa comporta (lo pubblicherei per intero se non temessi di scoraggiare i potenziali lettori).

        Per quanto riguarda il racconto, ho buttato giù un accenno di incipit (che è più un prologo, ma lo modificherò quando avrò tempo per lavorarci), una trama con un paio di personaggi (chissà che non mi aiuti a stare corto), e un finale a catena (falso finale – finale vero e proprio). Mi manca ancora un buon intreccio.
        Anche per me si tratta di una sfida: è la prima volta che scrivo con il vincolo dei paletti. Vediamo cosa salta fuori.
        Intanto ti auguro di vincere la tua sfida… e di pareggiare nella competizione 😀 😀 😀

        1. Nessun problema, figurati. 😀
          Stiamo un po’ a vedere cosa salta fuori. Spero solo che Barbara rilasci le parole impreviste subito il 1 luglio… 🙂

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