A volte penso che la vita nei secoli bui non sia stata tanto diversa dalla vita odierna.
Siamo passati dalla pochissima informazione, a disposizione di pochi “eletti”, alla troppa informazione, a disposizione di troppi inetti.

Nei secoli bui il genere umano era accecato dalla “poca” luce della conoscenza, così poca che si stava appunto al buio. Oggi invece siamo accecati dalla “troppa” luce: troppa informazione, troppa autoreferenzialità, troppa gente che crede di sapere tutto e ne è talmente convinta da voler insegnare agli altri.

E così, se da una parte abbiamo “gurismo” fai da te, dall’altra abbiamo una platea ancora più vasta di gente che non è più in grado di interpretare correttamente le troppe informazioni, di selezionare i fatti, di vivisezionarli quando serve, di farsi quattro domande critiche prima di pendere dalle labbra del guru di turno.

Abbiamo scuole di scrittura creativa tenute da gente che non ha mai scritto romanzi (non dico romanzi di successo, dico “solo” romanzi).
Abbiamo agenzie di editing che sfornano romanzi irricevibili, elogiando presunti (?) capolavori.
Abbiamo geni del marketing bravissimi con magie (e magheggi?) che promettono numeri di vendita che non riescono a fare neanche con le proprie guide esclusive.
Non dovremmo quindi stupirci se abbiamo anche accademie che premiano chi “dice l’indicibile”…

Cambiando ambito, la musica non cambia: abbiamo anche accademie di trading “esotico” di gente che, stranamente, fa più soldi vendendo corsi di trading anziché con il trading stesso che va insegnando. O medici che promettono diete magiche. E delle “sfide” da 28 giorni per avere addominali scolpiti? Non vogliamo parlarne?

I guru da cameretta, di per sé, non sarebbero poi un grosso problema: dopotutto, fa parte del gioco. Anche se veniamo da una globalizzazione generale ormai in fase calante, la globalizzazione digitale è nel pieno del suo sviluppo e (in teoria) permette una sorta di democratizzazione dal basso: in sostanza, tutti possono dire quello che vogliono. Anch’io, con il mio blogghettino, alla fine dico quello che voglio.

Il vero problema è la mancanza di pensiero critico sia in chi scrive (o fa il guru), sia in chi legge (o segue il guru). E questa mancanza di pensiero critico, di “luce” della conoscenza onesta e obiettiva (poca o troppa che sia) non permette mai di fare grandi progressi. Si torna a parlare di terra piatta, ad esempio: oggi come nei secoli bui.

E si continuano a fare guerre di conquista. E guerre di religione.
Oggi come nei secoli bui.

Credits: Immagine Pixabay di Darren Collis

4 commenti su “La piaga del gurismo

  1. Legge della domanda e dell’offerta, no? È la società instupidita che ha bisogno di chi gli suggerisca pure come respirare all’aria aperta; i “guru” su tutto li vogliamo noi, che ci imbamboliamo davanti alla tv o davanti a una diretta social e pensiamo che ciò si indispensabile nella nostra quotidianità. Il pensiero critico è l’optional di pochi modelli rimasti di massa pensante, cioè di cervelli ancora buoni. E ce ne dobbiamo fare pure una ragione!

    1. Ci vorrebbe un minimo di selezione naturale da parte di madre natura: in genere con il passare del tempo, i ciarlatani dovrebbero venire smascherati lasciando a galla i veri guru. E invece questa cosa non succede.
      Mistero.

  2. Sia nel mercato editoriale che in quello finanziario, ci troviamo davanti a un inbuto: non possiamo tutti accedere dall’altra parte, nell’olimpo degli autori “di successo” o in quello dei milionari del trading. I guru si mettono lì, all’inizio dell’inbuto – ma dalla parte più grande, non l’hanno mai passato – e ti dicono come fare a entrare nell’inbuto. Ma loro sono lì, fingono di essere già nel flusso in uscita e invece sono lì. Se li frequenti per un po’ capisci il trucco (sono fermi lì da una vita, la loro strategia non funziona), ma se sei l’ultimo arrivato credi alle loro parole, come Pinocchio si lascia trascinare dal Gatto e la Volpe.
    Ahimè funziona anche per la guerra. Ai poveracci viene detto che se la loro vita è grama è colpa di altri poveracci, ma i potenti sul campo di battaglia non ci vanno mai…

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