E per oggi un gioco stuzzicante. Si parla spesso (forse troppo) di marketing per vendere meglio un libro.
La copertina è importante. La quarta deve fare la sua parte. Il titolo, poi, non parliamone nemmeno: deve catturare e deve essere combinato sapientemente con la copertina.
E l’incipit? Sì, pure l’incipit deve fare la sua parte anche se, personalmente, tendo a non dargli troppa importanza.
Gioco aperi(narra)tivo
Ora propongo tre incipit senza svelare titolo e autore: si tratta di tre libri che ho già acquistato e che stanno nella mia coda di lettura. Devo scegliere quale iniziare a leggere nei prossimi giorni.
Dunque: leggendo questi tre incipit, quale libro iniziereste a leggere?
Incipit 1
Alle prime luci dell’alba si era inerpicato sulle colline lasciandosi alle spalle la piatta distesa di Kingston. Aveva attraversato minuscoli villaggi, con le caratteristiche capanne appollaiate ai lati della strada, poi era sceso giù per vallate dalla lussureggiante vegetazione tropicale, intrise di umidità nella foschia mattutina, e infine era risalito per ritrovare l’aria fredda delle alture che proteggevano la costa settentrionale.
Adesso erano le otto del mattino e stava scendendo di nuovo, a tutta velocità, curvo sulla moto, con il suono del motore nelle orecchie e il vento fra i capelli. Vide in lontananza l’acqua azzurra, le onde che si frangevano contro la barriera corallina interna e gli hotel allineati lungo la spiaggia, solo uno scorcio fuggevole prima di rituffarsi nelle ultime curve del pendio verdeggiante che portava a Ocho Rios.
McGregor odiava Ocho Rios.
Incipit 2
Due ragazzi correvano nel bosco.
La luce brillava nei loro capelli a ogni passaggio da ombra a ombra, ogni volta che ritrovavano il sole, barbagli d’oro. Volavano leggeri come il vento che muoveva le fronde degli alberi e come il profumo della resina che passava fra gli abeti giganti. Non avevano esitazioni, non rallentavano in vista di ostacoli, né all’apparizione improvvisa delle grandi creature della foresta. Ogni loro movimento era pura gioia di vivere.
I loro nomi erano Wulf e Armin, nobile la stirpe.
Giunsero in cima al colle dell’eco nello stesso momento in cui il sole illuminava la grande radura.
Armin si fermò: “Ascolta”.
Anche Wulf si fermò: “Che cosa?”
“Il martello, il martello di Thor!”
Wulf tese l’orecchio: si udivano rombi profondi di tuono e a ogni colpo si accompagnava il rumore di acqua scrosciante e la sua eco interminabile.
“Vuoi farmi paura?”
“No. Non ancora.”
“Da dove viene?”
“Da destra, dietro il bosco di querce.”
“Andiamo?”
“Sì, ma con prudenza. Non è il martello di Thor.”
“Che cos’è allora?”
Incipit 3
Nella sala dei telegrafi dell’Home Office si sentiva sempre odore di tè, proveniente da una scatola di Lipton nel cassetto di Nathaniel Steepleton. Prima che l’utilizzo del telegrafo elettrico si diffondesse, il locale era adibito a ripostiglio delle scope. Thaniel aveva sentito dire in più di una occasione che se lo stanzino non veniva ampliato era a causa della persistente sfiducia del ministro degli Interni nei confronti delle invenzioni navali ma, anche se non fosse stato quello il motivo, sta di fatto che gli stanziamenti destinati all’ufficio non si erano mai spinti fino alla sostituzione della moquette originale, alla quale piaceva conservare il fantasma dei vecchi odori. Insieme a quello recente del Lipton di Thaniel si riconoscevano infatti tela di sacco e sale per le pulizie, talvolta persino lucidante per mobili, anche se lì nessuno lucidava niente da anni. Adesso, al posto di scope e spazzoloni, c’erano dodici telegrafi allineati su un lungo tavolo, tre per operatore durante il giorno, ciascuno collegato a un diverso ufficio, all’interno o all’esterno della zona governativa di Whitehall, come riportato sulle rispettive etichette nella scrittura sottile di un impiegato finito ormai chissà dove.
Fate il vostro gioco
Chi lo desidera, può divertirsi a scegliere (o stroncare) gli incipit proposti, argomentando come meglio crede la propria ipotetica scelta di lettura. Nel mio prossimo post svelerò titoli e autori. Potrebbe essere curioso osservare come varia (se varia) la scelta di lettura a seconda del fatto che si conoscano titolo, autore e incipit oppure, appunto, solo l’incipit.
Che senso ha questo gioco? Nessuno 😀 .
Del resto, i giochi aperitivo che fanno in vacanza che senso hanno? Aiutano a ingannare l’attesa per il pranzo o la cena. In questo caso s’inganna l’attesa (qualora ci fosse…) prima di intraprendere la prossima lettura.
Fate vostro il gioco
Dicevamo: quale libro leggereste dei tre incipit proposti? Se la risposta è “nessuno”, purtroppo c’è la penitenza da scontare 😉 : andate dietro la lavagna e se vi garba trascrivete, sul vostro blog, tre incipit tratti dalla vostra coda di lettura. Scommetto che pullula di titoli che non ricordate di aver comprato.
Comincerei dal terzo, il telegrafo mi fa subito un sacco simpatia.
Un piccolo indizio: il terzo incipit è tratto da un libro in copertina rigida… con un buco! 🙂
Trovata originale, anche se nel mio caso mi ha conquistato la sinossi, più che l’incipit.
Solitamente neanche lo leggo l’incipit nella scelta di nuove letture. Tra questi sceglierei il terzo libro. Poi leggo nel tuo commento che ha la copertina rigida e già mi viene da storcere il naso.
Bene, bene, bene. E con questo siamo già a due voti per il terzo incipit. La sua copertina con il buco ha un suo perché… Rigida o flessibile, penso sia soggettivo. 🙂
È stato divertente giocare ma, subito dopo, ho googlato i tre testi… quindi so anche del buco. La copertina rigida non mi fa comunque dire no ad un libro però non mi piace (e mi sento in dovere di ripeterlo tutte le volte che ne ho occasione…sia mai che possa avere tutte copertine flessibili!).
Brava, ti sei portata avanti… 🙂
Quindi sei pronta per le domande che farò nel prossimo post…
Direi terzo anche per me (per esclusione)
Il martello di Thor non mi conquista per niente e nemmeno il saliscendi del primo incipit.
Bene, bene. Vedo che la preferenza finora unanime è per il libro-ciambella, quello con il buco in copertina… 🙂
Anche se, andando “per esclusione”, si direbbe che neanche il terzo ti entusiasma. Insomma potevi rispondere “nessuno” ma, per evitare la penitenza (forse temi la tua coda di lettura?), hai optato per il terzo incipit… 😀 😀 😀 .
Eheh, esatto!
No, però davvero, con il terzo forse azzarderei le dieci pagine iniziali. ????
Addirittura le dieci pagine iniziali?!? Stai attenta, potresti esagerare… 😛
Ho capito, è na sola! ????
Su, su, non essere prevenuta! Io stavo solo ironizzando sulle tue “dieci pagine”… 🙂
Pensa che dei tre romanzi, i primi due sono autori molto affermati, mentre il terzo un’autrice al debutto.
gioco più che interessante, direi. La valutazione di un testo è il buco nero che fagocita i buoni propositi dell’editoria italiana. La tua proposta sembra anche dire : se fossero vostri i capitali e la faccia, su quali parametri vi appoggereste? Prendo allora, quello che chiami gioco, per un impegno molto serio.
Attendo però anche le tre sinossi o almeno una pagina completa per ciascun libro.
Però, per attenermi alle scarne indicazioni che ci fornisci posso dire che nel primo incipit prevale un quadro dinamico, una moto, sensazioni per lo più visive , appena un accenno a percezioni termiche ( freddo e umido dell’aria ), mancanza totale di percezioni tattili, sonore e olfattive. Il colpo d’occhio non lascia intendere molto e non si può dire originale o non più originale di una foto su uno scorcio di scogliera.
troppo poco.
– Il terzo incipit abbonda di descrizioni olfattive (unilateralità ridondante e poco modulata) , l’immagine di un ufficio è statica e fredda, la scarna anima storica non supera lo scontato e non lascia supporre niente di misterioso o enigmatico, in soldoni a primo acchito non seduce . Personalmente rifuggo da scenari così asciutti e burocratici.
– il secondo incipit ci introduce in un epoca passata, i personaggi sono fugaci e lasciano supporre un lignaggio aristocratico. Per istinto fuggirei lontano anche da questa lettura che tuttavia si distingue dalle altre per la gamma cromatica e sensitiva. A discapito dei miei gusti per l’ambientazione fanta-storica sceglierei questo come degno di attenzione. Sinossi e un ulteriore analisi del primo approccio potrebbero però farmi cambiare idea. per il momento è tutto
Analisi dettagliata, la tua. Quando indicherò titolo e autore di ciascun incipit/romanzo avrai modo di leggere sinossi e anteprime su Amazon 😉 …
oltre che dettagliata, frettolosa e non troppo corretta. Ma tu, che bazzichi per quantistica e dintorni, quali caratteristiche privilegeresti nella scelta ? Non dirmi che ti fidi del giudizio altrui, eh! Non dirmelo, dai. Riusciresti a tirare fuori qualcosa di realmente obiettivo, rispetto al mio criterio, che di obiettivo ha ben poco? Ed inoltre:
a) Cosa ne pensi dei metodi selettivi delle case editrici?
b) Credi che, seppur autore di un capolavoro, avresti qualche speranza di esser scoperto da qualcuno disposto a rischiare i costi della promozione (perché ‘pubblicare’ un romanzo significa solamente convincere qualcuno ad affrontare le incertezze di un investimento, sia chiaro! ) ?
c) Conosci i numeri? Sai quanti titoli vengono pubblicati annualmente in Italia e su quanti vengono investiti quattrini/risorse editoriali?
d) Sai quanti manoscritti inediti giungono (tutti i formati) per posta, ogni singolo anno da vent’anni, agli editori?
e) Sai dove finisce quasi l’ottanta per cento (stima molto ottimistica) di queste spedizioni della ‘speranza’?
Se a differenza del sottoscritto conosci questi dati, quali speranze o quali progetti nutri per la tua opera? Confidi forse sulla rete? Top secret anche qui o finalmente decidi di sbottonarti un po’ ? ciao, Ab
In merito ai tre incipit, “purtroppo” io sono prevenuto perché conosco autori e titoli. Inoltre ho visto le copertine e ho assaggiato brevissimi estratti presi a caso prima di comprarli, oltre all’incipit proposto. Essendo poi stati acquistati, i tre romanzi li leggerò tutti 🙂 .
Nel prossimo post (che sto componendo in questi giorni) si vedranno autori e titoli. I primi due sono autori molto conosciuti, che ho già letto e quindi sono andato piuttosto sul sicuro. L’ultima è un’autrice al debutto. Questi sono stati i miei criteri che, come puoi vedere, sono personalissimi e opinabili… 🙂
In merito alle tue domande, trovo molto corretto anticipare che non ho mai avuto nessuna esperienza con una casa editrice. Tuttavia mi sono fatto una serie di opinioni (anche qui discutibili) e quindi risponderei di seguito:
a) Sui metodi selettivi delle case editrici penso che loro ragionino molto in termini di marketing. Investono su ciò che può rendere di più, come qualsiasi azienda sul mercato. Quindi un capolavoro, se non incontra i favori delle mode del momento, resterà nei cassetti, sempre che qualche addetto (capace) lo sappia riconoscere.
b) No. Un conto è scrivere, un conto è essere trovato, un altro conto ancora è essere trovato dalla casa editrice giusta.
c) No. Non conosco i numeri di preciso, ma credo che si tratti di numeri molto alti.
d) No. Ma credo che a fronte di 1000 titoli pubblicati, ve ne siano decine di migliaia ignorati/scartati.
e) No. Posso azzardare una stima spannometrica 🙂 ? Diciamo che il 90 % delle spedizioni viene ignorato. Del 10% che viene preso in considerazione, il 90% finisce al macero e il 10% finisce nel tritamarmo della casa editrice (editor, correttori di bozze, markettari vari). Di questo 10% credo la metà (ma forse sono troppo ottimista) arriva sugli scaffali della libreria. Dallo scaffale della libreria al ripiano del lettore, è tutto un altro viaggio. Gli autori, qualora dovessero arrivare in libreria, goderebbero della luce della ribalta solo per qualche mese per poi venire dimenticati. Sia dalla casa editrice (che nel frattempo lavora per altre uscite), sia dai lettori qualora la storia non fosse proprio avvincente.
Quello che nutro per le mie opere non lo saprei ancora dire. Di certo, non sono convinto (ma potrei sbagliarmi) del processo editoriale “classico”. Non sono convinto non tanto per le mie stime spannometriche, quanto per quel che vedo arrivare in libreria… 😛
La rete offre le sue opportunità ma ha anche i suoi lati “oscuri”.
Spero che la mia risposta ti soddisfi… 😀
Forse ti potrebbe interessare questo mio vecchio post: http://retroblog.dariustred.it/le-regole-del-gioco/ .
Bè figliolo, la risposta mi soddisfa, però la dice lunga ssul tuo giovanile incanto: le mie fonti attestano che certi anni si sono superate le sessantamila pubblicazioni. I manoscritti inviati sono stati, fra i sette e gli ottocentomila, all’anno. Trend in quest’ultimo decennio. Un buon rapporto sull’editoria italiana mi è parso di averlo letto qualche tempo addietro sul blog di un certo ‘Duca di Baionette’. Sotto il profilo della promozione la rete offre solo imbrogli. Medita dunque sulla necessità di ideare strategie nuove con cui conquistare briciole di mercato (che già sarebbe tanto ). Questa è la sfida dei giovani esordienti al vorace mondo dell’editoria italiana che, come suggeriva U. Eco in una nota lettera al povero Simone Bartoletti (uno di noi, tanto per capirci): la pubblicazione con la grande impresa si conquista passo dopo passo, mettendosi in coda e aspettando il proprio turno. Sì, sì, proprio come ha fatto lui: vecchio borioso dirigente Rai fancazzista, nonché massone. Ecco, se hai agganci nelle logge stai pur certo che quella fila di settecentomila illusi potrai saltarla senza alcun problema. Ok mi leggerò il tuo post
No! Rettifico : massone forse no, ma il senso del discorso non cambia, la sua è una prospettiva cara a quell’ambiente.
Direi che le mie stime, pur spannometriche, non stiano affatto trasudando un “incanto” 🙂 . Certo: ho sbagliato di un ordine di grandezza, ma la sostanza (spannometrica, appunto) rimane.
Non sono incantato dalla via “classica” alla pubblicazione, ma nemmeno dalla via facile della rete. Che poi così facile non è: concordo sul fatto che abbagli e imbrogli sono sempre dietro l’angolo.
Considera che sono un analista informatico e lavoro per il web da oltre dieci anni. Questo è il mio mestiere. Quindi conosco abbastanza la rete 😉 , anche se è saggio ricordare sempre che non si finisce mai di imparare.
Inoltre non sono certo uno che intende dannarsi l’anima per arrivare a tutti i costi alla pubblicazione e al successo.
La famosa lettera di Eco vale certo anche per me, anche se io, a differenza del Bartoletti, non l’avrei mai scritta: diciamo che scrivo per puro piacere. In questo sì che conservo il mio giovanile incanto 😀 .
Voleva appunto essere un complimento, il mio. Sono contento che sia un esperto della rete, né io voglio apparire ciò che non sono, pertanto ti dirò che tutto quello che so sull’editoria l’ho appreso dalla rete (imparando a vagliarne attentamente le fonti, cioè le competenze delle persone che vi scrivono), ma sulle potenzialità promozionali ritengo che la nostra natura percettiva risponda, per bio-codice acquisito, a determinazioni (purtroppo) ben precise che gli esperti di mercato conoscono, a differenza della strgrnd maggrnz degli autori esordienti, molto bene. Questo è il mio campo professionale e se vuoi un giorno ne parleremo meglio. Invece in merito alle divagazioni sulla tecnica e la meccanica, da conoscitore di quantistica, da te mi sarei aspettato qualcosa di più. A ben vedere motociclette e telegrafi sono entrambi prodotti della tecnologia meccanica ( i radio telegrafi moderni funzionano senza supporto fisico ma all’origine ( cioè nel lontano Ottocento) erano prodotti della ricerca tecnica/meccanica che a sua volta è una branca della tecnologia scientifica. Il digitale e tutti i suoi derivati , compresi i nostri pc, provengono tuttavia dagli sviluppi degli studi sui quanta e pertanto una motocicletta col suo meccanicissimo motore, in quanto tale, risulta essere – come già detto – un ritrovato meccanico per eccellenza. Infine è interessante ricordare in questo contesto che i greci traducevano la parola ‘arte’ (la cui moderna derivazione etimologica proviene dal sanscrito ) col termine tèchne . Curioso che oggi, nel linguaggio parlato, i due significati si escludano a vicenda.
già, neanch’io l’avrei mai scritta , però riconosco al Bartoletti il merito di aver costretto l’immortale scrittore a mettere a nudo le sue perversioni e i suoi ‘mandanti’. Ma non abdicare mai alla volontà di ribellarti, non farti mai sopraffare dai cialtroni, anche se si trincerano dietro etichette altisonanti. Spero che il tuo incanto giovanile comprenda anche questo
“Adesso erano le otto del mattino e stava scendendo di nuovo, a tutta velocità, curvo sulla moto…”
Moto? Fatta, scelgo l’incipit 1.
Dopo ho letto anche gli altri, e metterei in classifica prima il martello di Thor (e bisogna sempre ringraziare l’immagine di Chris Hemsworth, eh!) e poi quello del telegrafo che no, andiamo troppo sul tecnico e per questo mese di cose tecniche non ne voglio sapere proprio! 😀
Anche la moto è una cosa tecnica!
Oppure vuoi farmi credere che non hai mai dovuto fare un debug alla tua moto?!? 😀
No, è meccanica, non tecnica! (non ha cruscotto digitale) E comunque non me ne occupo io.
Io preparo mappa e bagagli di solito. 😀