L’avevo detto: smetto quando voglio. E ho deciso di smettere.
Ma dove si butta un blog? Nell’umido, nella carta? O nei rifiuti speciali? 🙂
Non me lo sono mai chiesto prima d’ora. È una domanda idiota?
Be’, sì. Forse molto idiota. Ma vorrei dare un saluto dignitoso al blog che vorrei dismettere.

Tempo fa vagheggiavo di segnarmi tutti gli errori che rilevavo nelle mie letture. Erano talmente tanti, e vari, che avevo deciso di raccoglierli in un blog.
L’avevo pensato bene. Avevo suddiviso gli errori in categorie: errori di battitura, contraddizioni, imprecisioni tecniche, scientifiche, logiche, errori geografici…
Ovviamente ogni errore riportato era taggato anche con autore, titolo, casa editrice, tipo di edizione (cartacea o digitale). Self-publisher o meno. Opera in lingua originale o opera tradotta.

Taggando gli errori, automaticamente si sarebbero venute a creare delle classifiche “autoalimentate”: con il passare del tempo avrebbero dovuto emergere l’autore più impreciso, il libro con più errori, la casa editrice più… Lasciamo perdere, prima che si innescano certi discorsi. 😛
L’unico “difetto” era legato al fatto che tutto ciò sarebbe stato limitato alle mie letture e ai miei autori e generi preferiti. Ma avevo virtualmente aggirato anche questo ostacolo creando una pagina di segnalazione per permettere a chiunque di segnalare un qualsiasi errore.
Compilando un form, insomma, mi sarebbe arrivata una e-mail automatica con i dati pronti da pubblicare. Così gli autori e i generi che a me “mancavano” (rosa e horror su tutti…) avrebbero potuto giungere da altri lettori.

Insomma era tutto pronto per il grande (?) lancio: mi mancavano da fare i soliti quattro profili social per dare un minimo di visibilità sul web. Prima di quest’ultima fase, però, ho provato a usare io per primo tale blog, continuando nel frattempo a segnarmi gli errori in cui mi imbattevo (sia nelle letture cartacee, sia nelle letture digitali).

Ebbene, in questa fase di rodaggio… mi sono fermato. Perché?
Mancanza di tempo? No.
Entusiasmo sgonfiato? Neanche.

E quindi?

Mi sono fermato per il motivo più ovvio: troppi errori.

Con buona pace delle case editrici, tra le quali ho fatto in tempo a taggare “alti” nomi come Mondadori, Einaudi e Garzanti…
Con buona pace di grandi autori come Terzani, Augias, Doyle (sì, Arthur Conan Doyle), Rollins, Berry, Brown. Che evidentemente non hanno beneficiato di buoni professionisti lungo il processo di pubblicazione e/o traduzione.
Senza distinzione tra esordienti (Takano, il “nuovo” Crichton (?!?!) ) e grandi nomi (gli stessi elencati sopra).

Ma quali errori?

Si può pensare che ormai al giorno d’oggi, visto che la quasi totalità dei testi destinati alla pubblicazione (libri, quotidiani, web) viene scritto tramite una tastiera a gran velocità, è inevitabile che proliferino gli errori di battitura, nonostante l’uso dei correttori ortografici. E che quindi il mio blog, in sostanza, si sarebbe ridotto a uno sterile nonché interminabile elenco di errori di battitura.
Lo ammetto: la maggior parte erano errori di battitura.
Ma c’erano anche errori più sottili. Come questo:

Incrociando l’ora dell’attacco con le trasmissioni dei satelliti di passaggio sopra l’Oceano Indiano, erano riusciti a scaricare una breve ripresa del rapimento in tempo reale. […] Dopodiché il filmato aveva seguito i pirati in fuga verso est, in direzione della costa africana…

Un appunto

Una cosa, però, l’ho imparata. La serietà di una casa editrice si vede anche da come cura le edizioni digitali. Accedendo periodicamente al proprio profilo Amazon, ad esempio, vengono proposte automaticamente, e gratuitamente, le versioni corrette dei titoli acquistati. Gli errori, quindi, a differenza della carta stampata, con il passare del tempo vengono debitamente corretti.

 

Post Post Scriptum

Diciamocelo: un blog così, probabilmente, non sarebbe servito a nessuno. A parte le evidenze numeriche, in sostanza, avrebbe solo suscitato quella tipica sensazione di aver scoperto l’acqua calda. Ma volevo tenere traccia, da qualche parte, che ho rinunciato non per la mancanza di materiale (errori, refusi, ecc..) ma, al contrario, per la sovrabbondanza.

8 commenti su “C’era una volta un blog

  1. Difficilmente un lettore “normale” si mette lì a segnare l’errore. Lo osservi, ci ridi sopra e passi oltre. Quelli di battitura poi non valgono. Da certe case editrici sarebbero inammissibili, sono d’accordo, però gli errori veri sono quelli di logica. A me è capitato di leggere in una traduzione un nome di un personaggio al posto di un altro, chiarissimo perché lì non c’era e perché i riferimenti erano errati. Nell’originale non c’è, quindi è proprio errore di traduzione. Però poi passo oltre e cerco di godermi la lettura.
    Sarebbe stato interessante a fini statistici, ma non vorrei mai che al lettore debole passasse il messaggio che siccome i libri sono pure sbagliati, allora meglio non leggere proprio. 😛

    1. Nomi scambiati? A me è capitato con Arthur Conan Doyle. Ne avevo parlato tempo fa (ho linkato solo ora il post).
      (Riporto il link qui: http://retroblog.dariustred.it/jack-john-e-jack/)

      Ne “La valle della paura” ha chiamato John e Jack il suo personaggio principale (mica uno secondario). Ho pensato subito a un errore di traduzione. Su suggerimento di Helgaldo (che mi aveva passato il link) mi sono letto la versione in lingua originale e l’errore c’era anche lì! 😀
      Come dicevo in quel post, non sapremo mai se l’errore è stato realmente fatto dall’autore.
      A onor del vero, mi segnalava sempre Helgaldo, ci sono alcune traduzioni che invece hanno uniformato i nomi.

      Quanto al rischio che citi, concordo: il lettore “debole” potrebbe scoraggiarsi.
      Nella mia visione ottimistica, il lettore “debole” avrebbe dovuto rafforzarsi: invece che dare per scontato come tutto corretto quel che legge (a parte gli errori di battitura che dovrebbero essere evidenti), avrebbe dovuto spronarsi ad approfondire sempre i propri dubbi.

      Troppo ottimistico pensarlo? 😛

  2. Si dice sempre anche con le sigarette, non solo con la scrittura (fuori e dentro il blog).
    Gli errori li vediamo più noi stessi che gli altri, se ci sono.
    Quindi, vai tranquillo e segui il cuore.
    Se scrivere anche sul blog ti fa stare bene, non pensare, scrivi e basta.

  3. Io dico che i lettori non sono così attenti, anzi, mi correggo, dico che non tutti i lettori sono così attenti, io per prima leggendo il tuo brano sopra non ho fatto caso, in prima battuta, all’errore: del resto la geografia non è il pezzo forte di tutti. Tu leggi con la lente d’ingrandimento e suppongo ti venga spontaneo; io, forse, sono un po’ distratta, in veste di “lettrice” pura, perché se leggo con il compito di scovare gli errori presto un’attenzione diversa. A ogni modo capisco e condivido la tua scelta (il blog avrebbe compiuto un anno adesso, se non sbaglio)

    1. È anche vero che ogni lettore ha le sue peculiarità. Io sono sempre stato molto appassionato di geografia, quindi certi errori come quelli del brano sopra mi saltano proprio all’occhio… 😛

      Il blog sì, era in rodaggio da poco più di un anno: l’ultimo post era dell’aprile 2016. 🙂

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