Ho frugato nel bellissimo cassetto delle mie idee. Purtroppo, di bellissimo, in questo momento c’è solo il cassetto. O meglio: la cassettiera. A volte mi viene da pensare che sia troppo bella per metterci i romanzetti che partorisco di notte. Alla fine le storie non vogliono più uscire, forse perché lì dentro ci stanno davvero bene. E non escono nemmeno al momento giusto.
Ma esiste un momento giusto? La dea bendata ha fama di passare quando meno te lo aspetti.
Però esiste dea e DeA 🙂 . E non tutte le dee tengono la benda sugli occhi.
Ora è inutile negare che in questo periodo si fa un gran parlare del concorso DeA. Che piaccia o no, ha diviso il mondo scrittorio, con i relativi sottoboschi del settore, in scettici ed entusiasti. Anzi no, non l’ha diviso: l’ha spaccato. Perché un concorso così, oggettivamente, “spacca”.
A detta di qualcuno, spacca un mercato ingessato. E questo è molto positivo.
Che si reagisca con scetticismo o con entusiasmo, resta da vedere cosa succederà.
In ogni caso è bene fare alcune riflessioni prima di decidere o meno di partecipare.
Fattore Tempo
Prodursi in supposizioni e ipotesi, alla fine non porta a nulla se non a una gran perdita di tempo prezioso.
Al momento in cui scrivo questo post, ho calcolato che mancano esattamente 150 (centocinquanta) giorni alla scadenza. Centocinquanta come centocinquantamila euro, ovvero il primo premio. Ora: il premio è allettante ma l’idea di dannarmi a scrivere da qui al 28 febbraio, con di mezzo il Natale, e con tutto il menage familiare e non, onestamente non mi va.
È anche vero che, guarda caso, sarei a metà di una storiella che ho già definito da tempo. Ma, dice il saggio, fretta e bene non vanno bene insieme.
Come posso risolvere? Semplice: potrei partecipare al prossimo giro, ovvero alla seconda edizione del concorso: 515 giorni (cioè 365+150) mi sono più che sufficienti.
Come faccio a sapere che ci sarà una seconda edizione? Dopotutto non ho nessuna sfera di cristallo in cui scrutare.
Ma vedendo il contesto (cioè: premio originario esistente da oltre sessant’anni), il marketing messo in moto (si farà un gran parlare di questo concorso per un bel po’) e gli effetti che ci saranno (chissà quanti hanno già acquistato di nascosto questo libro… 😀 ), è lecito pensare che ci saranno altre edizioni nei prossimi anni.
Fattore Concorrenza
Ops, che sbadato! Parlando del fattore tempo, ho pensato di vincere facile.
Centocinquantamila euro sono una bella sommetta. Mi dannerei a partorire una storia in centocinquanta giorni solo se avessi una concreta probabilità di vincere (maggiore o uguale all’80% 😀 ). Sì, a queste condizioni sono pronto a sacrificare la Champions League, il Big Show di Pucci e l’Ulisse di Alberto Angela. E qualche chilo di sonno.
Ma siamo realisti: quanti scrittori affermati avranno drizzato le orecchie?
Quanti di questi, magari vincolati da contratti editoriali lacunosi e svantaggiosi, sono pronti a tradire la casa editrice attuale con tanto di voltagabbana e ripicca?
E, nel caso fossero imbrigliati da contratti blindati, quanti autori affermati sono pronti a fare da ghost alla moglie? 😀
E a proposito di ghost, quanti ghost writer saranno pronti a materializzarsi, stufi di vivere nell’ombra?
E quanti saranno gli autori emergenti con un social appeal ben collaudato con tanto di nutrita community? (Leggi: autori con profili social ben oliati e zoccolo duro di fedelissimi follower, di quelli che fanno risparmiare tempo e soldi in marketing alla casa editrice).
Dubbi semiseri, lo ammetto.
Ma la DeA non è tanto bendata su questi dettagli. È bene tenerlo ben presente. Avere un blog decente e un paio di profili social ben curati, in genere, fa la differenza. Perché se il comitato di lettura dovrà scegliere tra un autore bravo con opera decente e un autore bravo con opera decente + seguito social, be’, è anche comprensibile che scelga il secondo in ottica di maggiore visibilità mediatica. E curare anche questi aspetti (blogging e dintorni) nei centocinquanta giorni, è un po’ dura.
Fattore Pubblicazione
Qualcuno ha notato che le sei settimane entro le quali verrà pubblicata l’opera vincitrice potrebbero essere un po’ poche. Si può disquisirne all’infinito, ma questo solo gli addetti ai lavori lo possono sapere e se in patria vanno avanti da qualche decennio è lecito ipotizzare che sappiano gestire molto bene questi tempi.
Certo è che, richiedendo i manoscritti esclusivamente in formato DOC e DOCX, pur sembrando una sottigliezza, ha il suo preciso perché. Sono pronto a scommettere che gli addetti ai lavori hanno già pronte una sfilza di macro (per inciso: macro-istruzioni automatiche) con cui analizzeranno gli scritti senza alcun intervento manuale. Quale tipo di analisi faranno? Quel genere di analisi che, appunto, fanno risparmiare tempo.
Scrivo macro (di Word, di Excel, e molti altri tipi) da anni e lo so bene. Quindi l’analisi di un testo, a partire dal numero di battute, dalla percentuale di spazi, dal corpo usato, dai margini… e giù-giù fino alla percentuale di errori e ripetizioni (conteranno anche gli avverbi e la “distanza” in parole tra l’uno e l’altro…) scremeranno gran parte delle migliaia di opere che arriveranno, prima ancora che occhio umano arrivi a leggerle.
Ok, ma in sostanza chissenefrega di queste sottigliezze tecniche? Be’, tutto sommato quasi nulla: le opere inviate dovranno essere perfette, meglio ancora se già pronte e con editing di base già fatto, il che aiuterebbe molto, in quelle sei settimane, a fare solo interventi di ritocco molto limitati.
Con un premio così interessante, molti saranno disposti a pagare di tasca propria per far fare un editing decoroso alla propria opera prima di spedirla.
Oltre a queste analisi tecniche verranno fatte anche una serie di analisi preliminari sui costi. In che senso? Be’, il numero di battute minimo richiesto è di 360.000 ma arriveranno anche testi che sfonderanno tranquillamente questo limite minimo richiesto. Quindi, prima di proclamare un finalista, gli addetti ai lavori sapranno, prima ancora di leggerne per davvero l’opera, quanto costerà, in soldoni, la pubblicazione delle famose 100.000 copie garantite.
Insomma: entrerà in funzione una sorta del famoso “tritanumeri”, di cui avevo saputo casualmente sotto l’ombrellone poco tempo fa.
Fattore Semifinale
La proclamazione di un gruppo di finalisti presuppone implicitamente la definizione tacita di un folto gruppo di semifinalisti, ovvero di autori e opere che, per motivi sconosciuti, resteranno fuori per un pelo dal gruppo dei finalisti. Quindi parliamo di gente valida e ben preparata, con opere ben costruite e apprezzabili. Gente che, secondo il bando, potrà ritenersi sciolta da qualsiasi obbligo qualora non rientrasse nella stretta cerchia dei finalisti.
Ma è davvero credibile che questi semifinalisti verranno lasciati andare per la loro strada, come se nulla fosse? Il concorso, di fatto, è una macchina di raccolta. Di opere, di autori. Di opportunità. È lecito pensare che, nonostante la mancata nomina per la finale, venga stilata una lista di talenti o che addirittura per certe opere venga comunque fatta una proposta a parte.
Anche perché, il famoso comitato di lettura, da chi potrà mai essere composto? Da gente comune?
Forse sì.
O forse no.
Anche qui, è probabile che la DeA non sia tanto bendata e che con questo concorso miri non solo a prendere pesci grossi ma anche, se non soprattutto, un nutrito gruppo di talenti nascosti nell’ombra.
Quindi partecipiamo?
Le insidie che mi sono elucubrato in queste notti, ovviamente, sono congetture personali e, per questo motivo, altamente opinabili. Alla fine, quello che conta davvero, è l’avere o meno qualcosa di interessante e già pronto nel famoso cassetto. Un romanzo, per esempio… 😉
Ma oltre al romanzo deve essere pronto anche l’autore. Come dice il proverbio, ciò che conta non è vincere ma partecipare. Certo: se si vincesse, tanto meglio. Ma partecipare e arrivare anche solo nel gruppo ombra dei semifinalisti, ovvero di coloro che per poco non sono stati selezionati come finalisti, è già un eccellente risultato perché potrebbero innescarsi comunque dinamiche interessanti.
E come si fa a sapere se si arriva tra i semifinalisti? Vi chiameranno, semplice.
Ma per essere chiamati occorre partecipare.
E il tempo?
Per fare le cose fatte bene, occorre tempo.
Tempo per scrivere un ottimo romanzo.
Tempo per coinvolgere qualche lettore beta decente.
Tempo per farsi (o riverniciarsi) una buona presenza social, o anche solo per fare un blog o un sito che renda bene l’idea dell’autore.
E ovviamente tempo per godersi la vita, perché si lavora molto meglio quando si ha tempo di godersi la vita.
Sono sufficienti 150 (centocinquanta) giorni per tutto questo? No? Prendiamocene 515 e partecipiamo alla seconda edizione. Non bastano? Prendiamocene 880 per partecipare alla terza edizione. Nel frattempo, oltre a scrivere godendoci la vita, avremo maggiori riscontri vedendo come andrà a finire la prima e la seconda edizione, analizzando i finalisti, leggendo i loro libri, ascoltando le loro interviste e chissà quante altre belle cose.
E magari nelle edizioni successive il primo premio sarà maggiore. 😀
Post Post Scriptum
Un altro detto dice che “È dell’uomo previdente non mancare mai di niente”.
Ogni concorso che si rispetti presuppone che, prima o poi, ci siano degli scambi via e-mail per qualsiasi motivo. È bene mettersi nell’ottica di dotarsi di una casella di posta elettronica certificata (PEC). Nella vita può sempre servire, non solo per i concorsi. Quindi, se qualcuno non ha nemmeno la più pallida idea di cosa sia una casella PEC e di come funzioni, è buona cosa usare almeno uno dei 150 giorni di tempo (o 515, o 880 giorni) per farlo.
Ad esempio, come suggeriva Barbara nei commenti al mio ultimo post, spedirsi il manoscritto da una propria casella personale “normale” (quella che si usa tutti i giorni, per intenderci) alla propria casella PEC è già una garanzia di proprietà intellettuale della propria opera. Naturalmente è consigliabile farlo ogni volta che si decida di partecipare a qualche concorso. Può sembrare una finezza. Ma se non vincere un concorso può sembrare seccante, vedere che la propria opera compaia qualche anno dopo con il nome di un altro autore sarà molto, ma molto, più seccante. E non credo che sia necessario provarlo di persona per capirlo.
Ci vogliono 10 minuti per acquistare una casella PEC, e al massimo un paio d’ore per imparare ad usarla! Una giornata è esagerazione pura, suvvia! 😀
Concordo con la tua analisi. Aggiungo che attorno a questo concorso mi è capitato di leggere opinioni che… non avrei voluto leggere. Capisco sia l’entusiasmo che il scetticismo che il pragmatismo, nonché la differenza di vedute ed esperienze, ma ne è venuto fuori anche il solito capannello di frecciatine (un po’ come editoria e self publishing, cartaceo e digitale, scapoli e ammogliati).
Non dovrei comunque stupirmi: se in un contest insignificante come quello di webnauta c’è stato chi, con nome e indirizzi falsi, mi ha scritto per screditare i racconti dei concorrenti, con tanto di analisi logica e grammaticale di tutto il testo, e in palio c’erano solo 20 euro, una tazza e un cappellino… figuriamoci con 150 mila euro! Questo è ahimè il lato brutto della scrittura.
Per conto mio, come te, non ho nessun manoscritto finito nel cassetto, ho purtroppo problemi di lavoro e famigliare da qui a fine anno, per cui nemmeno avrei la testa sgombra per impegnarmici, per lo meno a scrivere qualcosa che personalmente riterrei degno di partecipare (c’è anche chi si accontenta di meno, come qualità del testo, io no). E non mi sento pronta, lo dico serenamente. Per correre una maratona di 42 km non basta la corsetta di 5 km al giorno e nemmeno i muscoli guizzanti in palestra. Ti devi allenare per percorrere tutti i 42 km insieme.
Per il discorso PEC, se dovessi basarmi sul livello medio dei clienti con cui ho a che fare, una giornata basta appena appena… 😀 😀 😀
Alla fine ognuno ha il proprio gran menage quotidiano con cui combattere, quindi è proprio questo il senso ultimo del mio discorso. Va bene partecipare e cogliere le opportunità, ma dannarsi l’anima anche no. Personalmente confido nei prossimi giri. Anzi: sapere di questa nuova opportunità, aiuta a trovare nuove energie.
Mi stupisce sapere che per il tuo contest c’è stata gente di quella risma. Guarda il lato positivo: evidentemente il tuo contest non è per nulla insignificante… 🙂
Chi è l’essere meschino che ha osato screditare i concorrenti del contest di Webnauta? Fuori i nomi! Che abbia ciò che merita. Pubblica vergogna e disonore.
Lasciamo perdere. Quando certe persone si prodigano più a criticare il lavoro altrui anzichè mettersi all’opera, be’, la dice lunga sulla pochezza intellettuale di cui dispongono… 😉
Pochezza intellettuale, esatto, e anche meschinità.
Sarebbe bello tuttavia che la mail incriminata venisse pubblicata (magari, se proprio si temono ritorsioni, più che altro legali, con un semplice omissis in luogo del nome). Si avrebbe la possibilità di biasimare a dovere il/la minorato/a intellettuale, e servirebbe a insegnargli/le che le scorrettezze hanno un prezzo. Imparerebbe che non è proprio il caso di farlo ancora.
Ma forse hai ragione tu, e io sbaglio a prenderla sul serio: certa gente va proprio lasciata perdere, indirizzata alle amorevoli cure del dimenticatoio.
Mi stupisce però che nessun altro, diretti interessati e non, dicano alcunché in proposito.
L’equazione è tutta lì, come dici tu, quanto si debba sacrificare in termini di vita privata per poter partecipare. Poi sì, credo che ci saranno altre edizioni del concorso e il tempo, ahinoi, passa fin troppo in fretta.
Uno dei valori aggiunti di questo concorso è proprio il fatto che probabilmente ci saranno altre edizioni. Magari non arriveranno a sessanta come in Spagna ma diciamo che, se solo hanno in prospettiva di sondare il mercato italiano, penso che per sondarlo con criterio serva qualche anno. Anche perché i riscontri di ogni edizione sono visibili l’anno successivo.
Cos’altro aggiungere a quanto hai scritto?
Forse, soltanto che SE (sottolineo SE) dovesse dare una scossa al mercato editoriale di casa nostra porterebbe benefici non soltanto ai partecipanti. Allora, ben venga che si faccia e auguriamoci un alto numero di partecipanti? Lo capiremo a cosa fatta.
Concordo. In bocca al lupo a chi partecipa. Spero che i media diano la giusta attenzione a chi vincerà. Almeno più di quella data a Totti e al suo capolavoro… 😛
Mi unisco alla tua speranza e alla formula benaugurante 🙂
Niente, io lascerò scorrere questi 150 giorni e anche i prossimi 515… Magari mi godo la vita per un’altra decina d’anni e poi spero in una decente vecchiaia: le partenze affannate, le corse per traguardi più vicini all’impossibile che al probabile, non mi appartengono più. Largo, dunque, ai giovani sognatori, ché ci vuole una buona dose di giovinezza, spensieratezza e leggerezza per credere davvero di poter vincere un concorso del genere.
Ti piacerebbe, eh?
Ma la fortuna non è l’unica dea bendata. Anche le muse ispiratrici spesso sono bendate.
E qualcuna viene a prenderti quando meno te lo aspetti… 😉