Si parla spesso dell’importanza della lettura. Forse troppo, anche se non è mai abbastanza. In ogni caso non starò a fare i soliti discorsi che si fanno quando si tocca questo argomento. Piuttosto mi chiedo se qualcuno abbia mai pensato al magico potere della rilettura. E non mi riferisco a quell’attività quasi tediosa che dovrebbero fare tutti gli autori prima di spedire una propria opera a qualcuno (eh, già: prima di spedire a un amico, a un lettore beta o addirittura a un editor, bisognerebbe leggere il proprio scritto almeno 10 (dieci) volte, osservando almeno un mese di pausa tra una rilettura e l’altra…).
No. Mi riferisco invece alla rilettura di un libro dopo tanto tempo.
Volendo ribaltare la riflessione: di tutti i libri che abbiamo in casa, quanti sono quelli letti più di una volta? Rispondendo a questa domanda, forse ci si potrebbe stupire scoprendo come la stragrande maggioranza dei libri che popolano le nostre librerie di casa siano stati letti una volta sola. Anche i più belli, magari. Forse persino quelli che reputiamo capolavori assoluti, almeno secondo il nostro gusto personale.
Il fascino della rilettura
La rilettura di un romanzo ha qualcosa di affascinante, almeno per me. Non si tratta naturalmente solo di rinfrescarsi la memoria in merito a personaggi, intreccio e dettagli vari: a volte, e mi capita sempre più spesso, emergono particolari che non si erano notati prima o che, a distanza di anni, ci regalano nuove emozioni che anni prima non ci hanno nemmeno sfiorato. A volte emergono intere dinamiche a cui non avevamo dato tanto peso.
Il motivo? Non saprei dire.
Forse è proprio il tempo che passa: si cresce, si cambiano opinioni sui grandi temi della vita, si scoprono nuovi punti di vista, si maturano pensieri e filosofie, si fanno nuove esperienze di vita. Oppure, più banalmente, si legge di posti in cui nel frattempo ci si è stati.
Altre volte le vicende dei personaggi sono vicende che abbiamo sperimentato in prima persona e quindi ci fanno rileggere tutto con attenzione diversa.
Ecco: se si è lettori forti, a volte vale la pena considerare l’idea di diventare anche ri-lettori forti.
La rilettura come misura di crescita
La rilettura diventa anche una sorta di misura della propria crescita. Rileggere un romanzo e notare cose che prima non sono saltate all’occhio è un indice della nostra maggiore sensibilità: si notano errori, ad esempio. Si notano inesattezze, imprecisioni. Si notano anche citazioni o tesi, teorie, persino messaggi in codice che l’autore o l’autrice ha “nascosto” nel testo per trasmettere al pubblico una propria convinzione, una propria identità.
E il fatto che prima non sia stato rilevato questo bagaglio di dettagli, costituisce una misura della nostra avvenuta crescita tra la prima lettura e la rilettura di uno stesso romanzo.
Il prossimo libro
Questa riscoperta della rilettura, va detto, è figlia di due fenomeni un po’ particolari e, ahimè, sempre più ricorrenti: da una parte la delusione sempre più frequente delle letture legate ai nuovi acquisti in libreria, dall’altra la scarsa scelta di titoli nuovi da scovare.
Ultimamente faccio molta fatica a trovare titoli in grado di catturarmi.
(Ho scritto “Ultimamente” ? No, a dire il vero è già qualche anno che faccio fatica…).
Comunque, mi pare di intravedere cliché in ogni sinossi, deja-vu già nei sottotitoli, se non forti sensazioni di “già-visto” al solo osservare le copertine. A volte basta il titolo, quando fioriscono imitazioni neanche troppo velate: quanti “codici” dopo “Il codice Da Vinci”? Quante “ragazze” dopo “La ragazza del treno”?
Ecco quindi che “il prossimo libro da leggere” diventa sempre più spesso “il prossimo libro da rileggere”, cioè un libro da scovare non più tra gli scaffali delle librerie ma tra le mensole di casa.
Una sorta di usato sicuro.
Sicuro e garantito.
Una rilettura completa forse no, non l’ho mai fatta, ma di alcuni libri leggo dei capitoli specifici, perché so che sono quelli che contengono l’emozione precisa che voglio rivivere. Potrebbe essere interessante rileggerli, ma conosco troppo bene la storia che rischio, sbagliando, di saltare le parole. 😀
No, non vale. Se conosci troppo bene la storia, vuol dire che non è ancora passato abbastanza tempo. Devi rileggere romanzi letti dieci anni fa. Vedrai che ti piacerà…
Non vale, mi hai rubato il post! 😀
Ne ho scritto uno molto simile, che contavo di pubblicare prossimamente. Magari cito questo e lo riallaccio al mio. La rilettura è diventata per me una “fuga” dal nulla cosmico attuale, come denunci tu. Però è anche crescita, verissimo: ho riletto Madam Bovary con una visione tutta nuova e diversa, ma ho riletto anche Delitto e castigo, Anna Karenina… aspetta, sarà un caso che sono tutti classici?
Vale, vale. Eccome, se vale. Poi siamo a carnevale: e a carnevale, ogni scherzo vale. 🙂
Vedo che sei molto “classicheggiante”: a ognuno i suoi generi.
Io ad esempio ho riletto tre volte “Il pendolo di Foucault” e credo che se dovessi rileggerlo ora, riscoprirei ancora un sacco di cose.
Inoltre, con internet a portata di mano, mi diverto a scovare i luoghi con Google Earth per dare “vita” alle ambientazioni. Certo, non è mai come andarci di persona.