Pascolavo in libreria qualche giorno fa, buttando l’occhio su alcuni titoli. Ho aperto un libro e ne ho letto la trama sul risvolto di copertina. Ho inarcato il sopracciglio indeciso, prima di decidermi ad acquistarlo. Ecco la trama:

Il pontefice Urbano VIII riceve una lettera misteriosa: l’autore sostiene di volergli rivelare la chiave per decifrare i geroglifici e, forse, accedere così al sapere originario che Adamo avrebbe tramandato ai suoi discendenti. Il segreto sarebbe custodito nella trascrizione di un’antica stele perduta. Per evitare che cada nelle mani sbagliate, l’uomo ha smembrato il manoscritto e ne ha celato le varie parti dietro una serie di enigmi. Il papa si rivolge così al suo uomo più geniale, il gesuita Athanasius Kircher, inventore, illusionista e studioso, cui affida il difficile compito di decifrare il mistero. Ma anche il cardinale Richelieu è sulle tracce dell’antica conoscenza perduta, mentre la setta che nei secoli ha protetto il segreto fa di tutto per impedire che venga svelato… Padre Kircher, accompagnato da un improvvisato giovane assistente, parte per seguire le tracce che potrebbero aiutare a svelare l’enigma: da Roma all’Egitto, da Parigi a Vienna, da Costantinopoli di nuovo a Roma, gli agenti papali ingaggiano una sfida serrata e senza esclusione di colpi con i francesi, che li costringerà a scelte difficili e a una corsa contro il tempo.

Al di là dei gusti personali, è stato faticoso acquistare un libro del genere. Non dico l’atto di prenderlo e recarsi alla cassa per pagare, quanto il destreggiarsi tra i cliché, i deja-vu, i dettagli *non* originali. La sinossi ne è così densa che quasi ho rinunciato all’acquisto. Ecco gli elementi indigesti.

Le mani sbagliate

Queste mani sbagliate si aggirano ovunque. Non saprei dire quante volte mi sono imbattuto in queste mani sbagliate. Cosa c’è sotto? Un reperto archeologico? Un’arma invincibile? Un terribile segreto che minaccia l’umanità? Non importa: le mani sbagliate sono sempre in agguato.

Serie di enigmi

E gli enigmi? Vogliamo parlare degli enigmi? Il protagonista di turno ha sempre una serie di enigmi da risolvere. Non uno. Tanti. In serie. Tanto che i protagonisti narrativi, stufi e arcistufi, si sono consociati in un comitato anti-enigmi con a capo Robert Langdon che per primo non ha esitato a ribellarsi a Dan Brown: “Basta con questi enigmi, Danny! Davvero, mi son rotto i maroni… Sti romanzi son tutti uguali: Il codice Da Vinci, Inferno, Il simbolo perduto, Origin… sono tutte fotocopie. Ho capito che da piccolo ti piaceva giocare alla caccia al tesoro… Però mo’ basta!”

Antica conoscenza perduta

C’è sempre una qualche conoscenza perduta, da qualche parte. Davvero sbadati, i nostri vecchi.
Ma io dico: se è perduta, questa benedetta conoscenza, com’è che c’è sempre qualcuno che se la tramanda di nascosto? Allora non è proprio così perduta…
E, guarda caso, questo qualcuno che sa tutto è sempre…

…la setta!

La setta segreta.
La setta che trama nell’ombra.
La setta che nasconde il segreto.
La setta di cui hanno fatto parte persone insospettabili.
La setta che trama nell’ombra (no, l’ho già detto…).
La setta spietata, magari pure assetata di sangue e vendetta.

Frase tour

La frase-tour, poi, sta bene su tutto: prendi un po’ di posti, meglio se disparati, e fai girare il protagonista (già incazzato per la storia degli enigmi…) in lungo e in largo. Da Roma all’Egitto, da Parigi a Vienna, da Costantinopoli a Roma. Passando per Vladivostok, naturalmente, che un caffé a Vladivostok non si può rifiutare.

Senza esclusione di colpi

Ecco un’altra frase cardine. Questa, vado a memoria, la trovo quasi sempre insieme alle mani sbagliate. Coadiuvata da declinazioni varie del tipo “fa di tutto per”, questa frase si alterna a “disposti a tutto” o a un più cruento “disposti a uccidere”. Ovviamente in riferimento alla setta spietata.

Corsa contro il tempo

Cosa si può mai fare, “senza esclusione di colpi” per evitare che l’ “antica conoscenza perduta” finisca “nelle mani sbagliate”? Naturalmente una bella “corsa contro il tempo” !
Quindi il protagonista (incazzato per gli enigmi, imbestialito per il tour) deve pure darsi una mossa.

Siamo seri

Ok, mi sono divertito un po’ a scrivere banalità.

Certe frasi, persino tra quelle sopra elencate, a volte trovano una collocazione consona all’interno di una sinossi. Però occorre equilibrio, occorre non eccedere nelle esagerazioni perché altrimenti si ostacolano i lettori anziché invogliarli all’acquisto: di dieci lettori, forse solo uno compra un libro del genere (io 🙂 )…

Alla fine io l’ho comprato perché… anzi, no. Ho deciso di tenere per me il dettaglio che ha fatto scattare l’acquisto. Vogliamo farli impazzire un po’, questi genialoidi del marketing? 😛

16 commenti su “L’enigma del lettore

  1. senza esclusione di colpi con i francesi, che li costringerà a scelte difficili e a una corsa contro il tempo.
    Ma ci rendiamo conto? Tre frasi fatte di quelle da evitare tutte ravvicinate.
    Ma chi le scrive le quarte? E il libro, sarà tutto così?
    Azzarderei autore e editore.
    Senza googlare.
    Giochiamo?

    1. Avrei un discorso da fare a parte sul concetto di frasi fatte. Magari in un prossimo post.

      Vabbè, l’editore, se la memoria non m’inganna, è uno di quelli che ti stanno più simpatici (ironicamente parlando)… 😀 😀 😀 .
      Proviamo a giocare senza googlare.

    1. Fuochino…. 😀 Hai azzeccato l’editore ma non l’autore. Comunque siamo sullo stesso genere. Un aiutino: il titolo del post è simile al titolo del libro…

  2. Ho riso. Che bell’analisi sulla sinossi: noi che scriviamo, ormai, facciamo caso a tutte le banalità e qui, mamma mia! Ma questo Andy Fred… è uno famoso? Un esordiente? Qualche parente dell’editore?
    Tu lo hai comprato: devi avere una motivazione bomba, però, se no non ti giustifico. ????

    1. No, non direi proprio che sia un esordiente. Ho inglesizzato spannometricamente il nome per stare al gioco con Sandra. Ma è un autore italiano, edito da Newton Compton, il cui titolo ha a che fare con un enigma…
      Mo’ vi ho detto quasi tutto: se non ci arrivate nemmeno così, non vi resta che chiedere a guggol… 😀 😀 😀

      Interessante questo tuo spunto: noi che scriviamo facciamo caso a tutte le banalità. Quindi i lettori non le notano queste banalità? Anch’io sono spesso tentato di convincermi di questo: la maggior parte dei lettori non notano tutti gli errori, tutte le banalità, tutte le imperfezioni. E, cosa più interessante, non tutti i lettori notano le stesse imperfezioni…

      1. Ti ricordi, qualche tempo fa, quando ho raccontato di avere letto il libro di quella mia amica alla quale non sapevo come dire che il suo giallo era scritto veramente male, dopo che lei mi chiese un parere?
        Ebbene, ho letto le parti per me più sbagliate a mia madre e lei mi guardava con l’espressione di chi mi stava dicendo: “embè”? Non capiva dove fosse il problema e il problema era il dialogo banale, era l’infodump, ma per mia madre era tutto ok.
        Secondo me sì, ci sono lettori che se ne fregano di tutto (e questa è la fortuna di molti autopubblicati ????)

  3. Ebbene sì, alla fine ho googlato. E’ che sta roba a me proprio non interessa, o sei Dan Brown che comunque ha inventato qualcosa, o boh inigmi, misteri, cripite, robe da decodificare, luoghi da trovare, basta!
    Piacciono? Sì. Vendono? Sì.
    Il problema è solo mio.

    1. Sì, be’, i gusti sono gusti, per carità. È giusto che ogni lettore abbia i propri…
      Quello che mi son divertito a spernacchiare educatamente (che poi alla fine il libro l’ho comprato…) sono le frasi “originali”… 😉

      Dan Brown, gusti a parte, secondo me ha pescato il jolly con Il codice da Vinci. Gli altri che ho citato sono fotocopie, anzi, sono sceneggiature per cinema.

  4. In effetti certi libri si assomigliano tutti all’interno dello stesso genere, ancora di più nello stesso filone. Ma conosco persone che se ne fregano delle quarte di copertina, delle frasi fatte, dei cliché, dei personaggi tutti uguali, delle sette onnipresenti… si lasciano solo andare alla storia e leggono, con la certezza che proveranno le stesse emozioni delle letture precedenti. Non gli interessa provare altro, rischiare una delusione. Come il mio amico che come dolce mangia solo il tiramisù, per lui l’unico dolce possibile. Mai una volta che provi una cheesecake, una millefoglie, una foresta nera, una torta del Re, un meringata… o tiramisù o niente.

    1. Non saprei dire cosa sia più triste: il lettore che legge sempre le solite storie o lo scrittore che emula altri scrittori, scrivendo quindi sempre le solite storie…

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