Anno Domini 2021. In sei mesi sono cambiate parecchie cose nel mio piccolo mondo. Per chi volesse aggiornare il proprio elenco di “Cose di cui non me ne frega niente”, può annotare quanto segue: ho dovuto cambiare lavoro dopo 15 anni, ho dovuto acquistare due auto in una settimana e, ebbene sì, ho dovuto fare i conti con il signor Coviddi proprio durante il periodo “ostico” di preavviso. Non è stata una passeggiata: il culmine l’ho vissuto la settimana di Pasqua. Un’autentica settimana di passione tra antibiotico, cortisone e punture di eparina, per poi “morire” il venerdì santo.
Erano le tre del pomeriggio, mi hanno detto. E si fece buio su tutta la terra.
Poi però sono risorto. Tre giorni dopo. Ed ero in buona compagnia, con qualche dolore al costato, segni evidenti (non di chiodi da crocifissione, ma di punturine qua e là intorno all’ombelico…). Con l’umore intatto e la consueta deficienza scrittoria, come si può capire da queste righe goliardiche appena buttate giù.
Deficienze visive
A proposito di deficienza, ho vinto una gita dall’ottico dopo che l’oculista, inarcando il sopracciglio, mi ha velatamente consigliato di mettere gli occhiali. “Che mestiere ha detto che fa?” Che mestiere faccio? Intendo dire: lo so benissimo che mestiere faccio, ma non è esattamente uno di quelli che si spiegano in due parole. “Lavoro sul pc tutto il giorno”. Il che sta bene anche per il mio Ego, che si ostina a credere di essere uno scrittore.
Deficienze scrittorie
In mezzo a questi sei mesi vissuti pericolosamente, il mio blogghettino ha accumulato due dita di polvere e qualche ragnatela, non più letto nemmeno da quelle quattro persone che lo leggevano con una certa assiduità, vale a dire Io, il Sottoscritto, Me Medesimo e Darius. Le propaggini dei miei quattro neuroni, insomma, le quali, riuscendo ancora a interagire in maniera scomposta, mi confermano che almeno la mia deficienza cerebrale è rimasta intatta.
Dove eravamo rimasti?
Non eravamo rimasti, a dirla tutta. Rispolverando i miei appunti digitali ho riesumato la bellezza di quattro storie in stato di abbandono. Un mezzo libero racconto, tanto per cominciare. Non era male. O meglio: mi aveva preso abbastanza, tanto da scrivere una seconda parte. La storia è rimasta comunque incompiuta, tuttavia continua a esercitarmi un certo fascino. Vite sospese, per dirne un altro. Questo però è rimasto solo un incipit. La tartaruga oltre il varco, fermo ancora a Monaco di Baviera dopo 200 pagine intense. Ma questo non lo conosce nessuno. E La sfera di ghiaccio? E’ il seguito dei Misteri di ghiaccio. Avete presente quel romanzetto di cui tutti mi dicono “Ma è finito così??” (No). Be’, insomma: quel romanzetto lì non è finito così.
Ah! E poi ho un nuovo racconto al fulmicotone di Emme. Il buon vecchio Emme. Lui non lo sa, ma questo è solo un dettaglio.
(…avevo detto “quattro storie”?).
Un’idea balzana
…finché a un certo punto, l’altra notte non mi è venuta un’idea delle mie. Perché non pubblicare un libro di racconti incompiuti dedicato a scrittori assediati dal morbo del blocco dello scrittore? Non un libro per lettori ma un libro per scrittori. Io comincio le storie e qualcun altro le finisce.
Avrei già pronto il titolo: “E’ ora di finirla”.
Oh, il ritorno del guerriero! Lo sai che, adesso, dopo i tre giorni fatidici, ti tocca predicare il bene e diffondere il verbo!😂
A parte le battute, sono veramente felice di ritrovarti in forma, anzi in formissima (certo, hai vissuto una bella Passio, non potevi scegliere un momento migliore per accettare la compagnia del signor Coviddi!): un nuovo lavoro, nuovi progetti, nuove idee… Dai, che tutta st’eparina ti ha giovato!😛
No, comunque vero, bentornato, mi sei mancato e quando ho scoperto il motivo della tua assenza (quello tosto della malattia) mi è venuta l’ansia postuma!
Superato tutto, si riparte! 👍🏻🤞🏻🤞🏻
Mi fa piacere esserti mancato, anche se, in verità, in verità ti dico: avrei preferito mancarti per un altro motivo, che ne so, una vincita multimilionaria con sbornia colossale e conseguenti amnesie scrittorie. Però è andata. Guardiamo avanti e scriviamoci sopra.
Il libro sui racconti incompiuti magari terminati da chi legge è roba da lettori, ma anche da scrittori lettori, e financo da lettori scrittori lettori..gente con l’ego così straripante che vorrebbe cambiare il finale anche ai racconti già terminati. E il libro potrebbe chiamarsi “E’ ora di rifinirla”
…eppure di libri belli rovinati da un finale davvero assurdo e improbabile ce ne sono. E credo che ciascuno di noi ne abbia letto qualcuno. Non sarebbe peccato fantasticare su finali alternativi.
E se qualcuno dovesse mai decidere di scriverci un libro, il tuo titolo sarebbe perfetto: “E’ ora di rifinirla”.