Tra poco è San Halloween. Per chi non lo sapesse, San Halloween è il santo patrono (nonché protettore) delle zucche vuote. Mi commuove sempre il pensiero di sapere che qualcuno mi protegge.
Cosa potrei mai raccontare alla vigilia di un giorno così speciale, in cui tutti si affannano con zucche, pipistrelli e altre macabre quisquilie?
Potrei cominciare a scrivere di getto partendo da una domanda inattesa ma lecita se posta da una zucca vuota.
La domanda non è “Dolcetto o scherzetto?” ma questa: da dove vengono tutte le storie che vogliamo raccontare noi scrittori, scribacchini e sedicenti tali di varia estrazione intellettuale?
Sentiamo un rumore di fondo nel nostro animo che spesso ci agita, impaziente di uscire, di prendere forma. A volte lo fa sotto forma di pensieri senza che noi ne possiamo frenare l’impeto calmo: è il famoso deja-vù, qualcosa di già visto.
Altre volte ci coglie nel sonno: ecco sogni vividi e lucidi. E inaspettati. Chi di noi non ha sogni che ricorda ancora ad anni di distanza? Non ricordiamo cosa abbiamo mangiato a colazione tre giorni fa, ma quei sogni li continuiamo a ricordare.
Altre volte ancora, questo rumore di fondo esige d’uscire con forme più incisive e meno effimere: le parole, meglio se scritte su un foglio. Ma mettere insieme parole, si sa, non è roba da poco. Figurarsi i brani, i racconti, i romanzi. Se poi vogliamo farci capire e trasmettere l’essenza delle sensazioni che sentiamo dentro, la faccenda si complica seriamente.
Ma non divaghiamo. La domanda di fondo resta sempre quella: da dove vengono tutte queste storie?
Da dove sgorgano queste esperienze che, pur non avendo mai fatto, ci sembra di sentirle nascoste negli anfratti più scoscesi delle nostre profondità mentali?
Esperienze mai vissute. Eppure le sentiamo, anche se non riusciamo a metterle a fuoco.
Vi siete mai chiesti se avete mai avuto vite passate?
Non è una domanda fuori luogo. Non è una domanda irriverente. La pongo più diretta, senza darvi scampo: credete alla reincarnazione? Non rispondete scomodando concettini dottrinali preconfezionati che vi hanno calato dall’alto per impedirvi di farvi ragionare con la vostra testa. Affacciatevi sereni all’aria fresca di qualche nuova frontiera: su questo mondo ci sono culture millenarie più sagge della nostra che hanno qualche pensiero interessante sulla reincarnazione. Solo qualche pensiero. Forse ci spiegheremmo molte cose.
Vi propongo un paio di link (che poi sono tre): sono brani che ho raccolto in giro durante le mie peregrinazioni letterarie.
http://tredbooksblog.tredplanet.net/2011/07/il-costruttore-di-piramidi.html
http://tredbooksblog.tredplanet.net/2011/08/ipnosi-regressiva.html
http://tredbooksblog.tredplanet.net/search/label/molte%20vite%20molti%20maestri
Ma in fondo sono solo provocazioni belle e buone, provocazioni che, come se non bastasse, ve le pone una zucca vuota. Magari preferite tenervi le vostre sicurezze. Non leggeteli.
Buon San Halloween.
Okkkay, persona sbagliata: parlare con me di reincarnazione è tempo perso, perché non ci credo.
Però gli articoli linkati li ho letti e ti rispondo prendendo spunto dall’ultimo di essi: direi che sì, la fede mi è sufficiente. 🙂
Credere è una parola impegnativa ma affascinante. A volte è molto affascinante anche essere solo possibilisti senza necessariamente credere. È sorprendente come tante cose acquistino senso anche rimanendo solo possibilisti… 🙂
Buon Samhuinn a te!
Non faccio affidamento sulle zucche, men che meno che vuote. Ma sugli spiriti si. Sulla reincarnazione sono possibilista. Stando ai tuoi link, una volta mi hanno buttato da una torre e un’altra mi hanno sepolta viva. Ma dico sempre che probabilmente han cercato di mettermi al rogo. Chi lo sa. Del resto, anche il buddismo crede nella reincarnazione delle anime, o meglio rinascita, finchè non si raggiunge il Nirvana.
A dire il vero tempo fa uno studioso di religioni mi disse che anche nel cattolicesimo alcune correnti sono possibiliste nel ritorno in terra, una cosa su cui ancora discutono nelle retrovie. Evidentemente, dai e dai, si sta stretti anche in Paradiso.
Buona abitudine quella di non fare affidamento sulle zucche vuote: a volte sono buone solo per fare gran risotti. Però, come dicevo a Marina, è una buona abitudine anche essere possibilisti. In tutti gli ambiti…