Il nostro professore di italiano e latino, al liceo, ci consigliava di distribuire le letture secondo la regola aurea del trentatré per cento: un terzo narrativa, un terzo poesia, un terzo saggistica – e l’un per cento residuo da assegnare alla lettura dei giornali.
Mi sono imbattuto in questa regola aurea leggendo una rubrica delle riviste che leggo abitualmente. Proprio quell’un per cento citato nella stessa, si direbbe: presumo infatti che per “giornali” in realtà s’intenda letture d’attualità, quindi non solo giornali, ma anche riviste e settimanali.
Quello che però mi ha fatto inarcare il sopracciglio è quell’enorme fetta che, secondo la regola aurea, bisognerebbe dedicare alla poesia: ben 33 per cento (trentatre, trenta-tre…).
Non spetta a me stabilire se sia giusta o meno. Anzi: se proprio devo dirla tutta, non credo proprio che esistano regole in fatto di lettura. Tanto meno regole auree o comunque regole che debbano valere per tutti. E sono convinto che quel professore in realtà abbia voluto dare un consiglio.
Tuttavia non ho potuto fare a meno di immaginare le mie fette di lettura, soprattutto perché alla voce “Poesia” corrisponde un tondo tondissimo 0 (zero) per cento.
Con buona pace del professore e della sua regola aurea.
E ricambierei quella sua velata vena provocatoria (eh sì: perché dedicare solo l’uno per cento all’attualità, è un consiglio ai limiti della provocazione…) aggiungendo che la poesia è una parte che non capisco proprio e che non apprezzo proprio per niente. Da qui il mio zero per cento.
Limite mio, ovviamente. E pieno rispetto per chi ne scrive e ne legge.
Le mie 3 fette
Le mie fette di lettura sono anch’esse distribuite in modo molto democratico e omogeneo.
Un terzo di narrativa, per lo più romanzi storici e tecno-thriller, se mi è consentito il termine.
Un terzo di saggistica, tendente più verso le letture di divulgazione scientifica, che altro.
Un terzo di attualità e approfondimenti.
Cosa mi manca
Come detto, la poesia mi manca del tutto.
Ma mi mancano anche interi generi narrativi.
La narrativa rosa, per esempio: non fa per me.
Il fantasy trito e ritrito: dove starebbe la fantasia?
Insomma, sono un lettore molto esigente e, complice la mia deformazione professionale (informatica), piuttosto pignolo.
Mi capita di leggere qualche poesia, ma non posso certo dire che sia il 33% delle mie letture, forse arriva a un 5% appena. Ma faccio proprio fatica a calcolare queste percentuali perché da parte registro solo i titoli dei libri, romanzi o saggi, mentre tralascio la montagna di giornali, riviste e newsletter, sia in italiano che inglese. Forse sono sul 60% libri (prevalenza romanzi, quota variabile di saggistica a seconda dell’umore), 35% giornali et similia, 5% poesia. Tanto ciò che conta è quanto davvero si legge. Il mio 60% di libri è notevolmente superiore al 60% di letture dei miei amici non blogger, che non leggono proprio… 🙂
Ostrega, Barbara! 😀
Riesci sempre a stupirmi: avrei immaginato la tua torta di lettura così:
33% di narrativa
33% di saggistica varia / giornali
33% di Gabaldon, Scozia et similia 😉
Mi rincuora vedere che anche la tua quota di poesia sia minima, benché enormemente superiore alla mia. Quanto alla gente che non legge, credo di condividere la tua stessa condizione, cioè quella di essere circondato da un sacco di gente che non legge.
A volte mi sento un “animalo davvero strano” …