“Prenda carta e penna, per favore. Scriva. Uno! Non chiedere mai di comprare un proprio libro!”
“È sicuro? Io lo scrivo ma…”
“Scriva e basta. Lei come si comporterebbe se un autore, suo conoscente, le chiedesse di comprare un libro il cui titolo non le ispira per niente? Due: non chiedere mai recensioni!”
“Niente recensioni? Ma…”
“Niente ma! Le recensioni migliori sono quelle spontanee. Provi a pensare a tutti i libri che ha letto in vita sua e si accorgerà che scriverebbe recensioni spontanee solo per quelli che ha gradito molto. Per tutti gli altri non si pronuncerebbe… Tre: non chiedere mai nulla sui social network. Mai chiedere condivisioni, mai proporsi per guest post su blog altrui, mai chiedere commenti sul proprio blog, mai niente di niente.”
“Ma questa è la negazione del marketing!”
“Non importa! La scrittura viene prima del marketing. Scriva! La spontaneità è tutto! Qualsiasi cosa spontanea sui social è mille volte più potente. Quanti amici ha sui social?”
“Decine, forse qualche centinaio, direi…”
“Perfetto. La metà di essi condividerebbe un suo post, se solo chiedesse loro di farlo. Ma lo farebbero per gentilezza. Se invece lo facessero spontaneamente vuol dire che lei ha scritto qualcosa di valido e piacevole, qualcosa che funziona. Non le pare?”
“Be’, sì… Ma se ho una pagina social sarebbe utile che…”
“Peggio! Peggio! Non chieda mai di mettere “Mi piace” alla sua pagina social! Ha mai ricevuto richieste del genere?”
“… … sì. E…”
“E non le danno fastidio?”
“A dire il vero, sì. Non trovo mai il tempo di guardare le pagine e mi scoccia mettere “mi piace” su una pagina che non ho nemmeno guardato…”
“Ecco! Lo vede? Mai fare queste richieste! Vale sempre la spontaneità. Se una persona mette “mi piace” sulla sua pagina senza che lei lo chieda, stia pure sicuro che la seguirà perché sinceramente interessata… Quindi scriva! Dove eravamo rimasti?”
“Punto Tre: non chiedere mai nulla sui social…”
“Ottimo. Quattro! Non dire mai che abbiamo scritto un libro…”
“…”
“Si fidi! Scriva! Anzi: lo metta come punto primo!”
“…”
“Che c’è? Cosa la turba?”
“Insomma! Non devo dire che ho scritto un libro, non devo chiedere di comprarlo, non devo chiedere recensioni, niente interazioni social… Come farà il mondo a sapere di me?”
“E cosa farà il mondo una volta che ha saputo di lei?”
Cosa farà il mondo
Il miglior marketing è la storia che scrivi. Se è così bella, avvincente, potente da innescare anche solo un piccolo passaparola, allora sei già a metà dell’opera. Con buona pace di tutti i sedicenti guru che evangelizzano scrittori e autori con tecniche di marketing, web-marketing, book-marketing, social-marketing e così via, di inglesismo in inglesismo.
Sia ben chiaro: il marketing ha il suo peso. Ma a cosa serve la miglior strategia di marketing se il tuo racconto, la tua storia, il tuo romanzo è pessimo? A nulla. Quindi ecco cosa farà il mondo: ti dimenticherà dopo pochi giorni, dopo poche settimane. Oppure si ricorderà di te solo per non comprare più tue opere.
Il che, forse, è peggio.
Aggiungerei anche il punto cinque: non chiedere racconti per il proprio contest. O forse è al pari del chiedere commenti? I migliori invieranno da soli e per primi i propri racconti. 😉
No, il contest è diverso, quindi non aggiungerei nessun punto 5. Però se vuoi chiedo e mi informo… 😀
La mia fiducia verso il marketing fai da te degli esordienti è pari a zero (qualche tempo fa ero più giudiziosa e possibilista) e questo sia che abbiano scritto una schifezza, sia che abbiano scritto la più bella opera di tutti i tempi. Il marketing degli esordienti che sono riusciti a sbucare fuori dall’anonimato mi conquista poco poco (perché appunto non sono più anonimi e, al limite, mi scatta la molla “curiosità”), Il marketing dei già famosi non mi interessa affatto, il passaparola fra amici men che meno (non mi fido). Insomma sono diventata una brutta persona (sarà per questo che non mi cale molto scrivere, per ora.)
Quindi in ogni caso con te sarei spacciato… 😀
Non fa una piega.
Poi, inutile negarlo, andremo appresso ai soliti mezzucci.
Però non fa una piega.
Vero: alla fine, in un modo o nell’altro, ricorriamo tutti ai soliti mezzucci. Io ogni tanto cerco di reinventarmi…
Una fastidiosa realtà, quella del marketing forzato, ma una realtà univesalmente diffusa.
… che sarei anche d’accordo con il 99% di quanto scrivi, ma… zero marketing?
Certo, se l’alternativa è un marketing invasivo, pianificato senza un minimo di conoscenza della materia, allora… “Scriva e basta!”
Tra zero marketing e marketing invasivo, io preferirei la prima opzione. Dopotutto, a lungo andare, entrambi danno il medesimo risultato (pochissime vendite): tanto vale risparmiare la fatica! 😉