darius tred, estrattoEra un passo dal significato oscuro, che la tradizione ufficiale di Roma prendeva semplicemente a simbolo della grande reverenza, del timore e dell’obbedienza che il mondo intero provava e doveva per il Figlio di Dio. Così gli era stato insegnato a Venezia, nel collegio domenicano. Ma al suo maestro Giordano Bruno quel brano aveva sempre suggerito un significato più ampio e profondo, come se il legame tra i personaggi avesse ben altre radici e superasse i limiti dell’incontro a Betlemme. A Bruno era mancato il tempo per indagare nei documenti antichi, e soprattutto per viaggiare alla ricerca delle fonti di quella conoscenza. Il compito era passato a Tommaso. Chi erano, cosa erano realmente i Magi? La parola “Magi”, questo lo sapeva bene, veniva dal greco ed era un titolo riservato ai sacerdoti del culto di Zoroastro. Un culto nato, come teneva a ricordare il capo della comunità mazdeista di Saveh, ben prima del cristianesimo e dell’islam. Ma quel che i re sacerdoti facessero concretamente ogni giorno, nello svolgere la propria missione, era avvolto nel mistero: quali prerogative, quali poteri, quali doti avessero, nessuno lo sapeva. A Giordano Bruno e Grozio non era sfuggito che la stessa parola greca magos, nel vangelo tradotta da Matteo con “saggio”, negli Atti degli Apostoli veniva resa con “stregone”. E che lì non aveva certo un significato lusinghiero: era il famoso episodio di Elimas, oppostosi a Paolo durante la sua missione nell’isola di  Salamina. E sempre negli Atti degli Apostoli lo stesso termine spregiativo, “stregone”, riguardava Simon Mago, che cercò di corrompere Pietro in Samaria. Cosa avevano in comune Elimas, Simon Mago e i tre Magi? E perché la Chiesa distingueva tra i due “stregoni” e i tre “saggi” che avevano reso onore a Gesù? Forse perché, si era detto Tommaso, neanche la Chiesa di Roma poteva permettersi di sottovalutare i Magi. Le gerarchie ecclesiastiche, pur tutte tese a distinguere il buono dal cattivo, a esaltare la propria missione e la figura del Cristo deprezzando culti e profeti diversi, sapevano dei Magi qualcosa che impediva di ridurli allo stato di “stregoni”. Cosa, si chiedeva Tommaso, cosa sapevano? E cosa aveva a che fare questo segreto con Gesù?Se c’era una risposta, notava Grozio, si era persa nei secoli, e nessuno aveva davvero fatto uno sforzo per portarla alla luce. Anzi, molto si era tentato per confondere le acque, persino in tempi recenti, quando ormai la tradizione canonica era acquisita e il pericolo di contaminazione con i pagani era diminuito. Tommaso sapeva che nella Bibbia di Re Giacomo i Magi erano citati con un termine arcaico che indicava insieme il filosofo, lo scienziato e il personaggio importante: molto più di un semplice “saggio”. Ma quella tradizione era stata condannata, e nessuno aveva più voluto rischiare il collo indagando su di essa. […] E ora, chiuso nel cuore dell’unico tempio zoroastriano di tutta la Persia, dubitava che avrebbe mai davvero scoperto la natura segreta dei Magi. Troppo tempo era passato dagli eventi che li riguardavano. E troppe forze erano state profuse nel tentativo di cancellarne il ricordo e il significato.

Tratto da La setta di Lazzaro, di Michael Crane

6 commenti su “L’identità perduta dei Magi

  1. In realtà, non tutto era andato perduto e c’era un legame, sottile ma persistente, che dalla Persia aveva attraversato tempo e spazio. Prima, ovviamente, a Roma. Dopo la caduta dell’Impero se ne era andato a Parigi, all’università, Quindi a Firenze, durante il Rinascimento. Infine dall’Inghilterra, dove era stato covato dall’ala di Newton, aveva attraversato l’oceano e aveva attecchito negli Stati Uniti. Era rimasto per un poco nel tempio del sapere di Princeton e, al cambio del millennio, si era incistato a Mountain View. Il sapere dei Magi aveva fatto di tutto per trovarsi al posto giusto al momento giusto. E il momento giusto era stato nella primavera del 2019, quando nelle viscere di Google era esplosa la supremazia quantistica.
    Da fuori nulla si sarebbe dovuto vedere. Eppure, un particolare era sfuggito persino a loro: traducendo “re magi” – in greco, ovviamente – Google Translate proponeva “treis vasiliádes” da basileo, re. Se però qualcuno avesse digitato “Re Magi” allora la cosa sarebbe cambiata in “Treis Sofoús”. Sofoùs: sapienti, depositari della filo-sofia. E quella lettera maiuscola faceva tutta la differenza del mondo.

    1. Basta darti il “la” e tiri fuori perle da applausi… 🙂
      Considera che ho brani per un paio d’anni, forse più.
      Magari non tutti validi come ispirazione… 😛

        1. Solo questioni di puro entanglement quantistico.

          E niente: ho voluto maldestramente tradurre il tuo mirabile commento con una storia in sei parole… 🙂

  2. …erano discendenti diretti degli antichi saggi, provenienti dalle stelle, che ancora usavano per spostarsi anche sul suolo terrestre. 😉

    1. …non erano tre. E nemmeno re. L’unico vangelo che ne indica il numero (pare fossero 14) è, guarda caso, un vangelo apocrifo. Ce ne sarebbe da scrivere… 😉

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