Avere un caro amico che fa lo strizzacervelli, a volte, regala momenti indimenticabili (a volte, ho detto).
Altre volte regala momenti sorprendenti, come ad esempio una psicoanalisi spiccia. E non richiesta. Se poi l’amico in questione è Emme, addirittura può capitare che non ci sia bisogno di stendersi su un lettino e lasciarsi andare a racconti inquieti o improbabili. Non c’è bisogno neanche di chiedere consigli quando ti trovi in situazioni particolari.
Ti trovi psicanalizzato sul posto, così, tra una battuta e l’altra, quasi senza accorgertene.

Si parlava di vacanze, di spiagge, di snorkeling ed immersioni e, tra una roba e l’altra, ho candidamente ammesso di non saper nuotare.
“Come sarebbe a dire che non sai nuotare?” mi chiede qualcuno (non eravamo soli, ndr).
“Non so nuotare. Punto.”
“Ah. Quindi non hai mai imparato?” La solita domanda ovvia che non manca mai.
“Eh, no” sorrido sarcastico. “Se non so nuotare, evidentemente non ho mai imparato… ti pare?”
Seguono risatine sommesse, pacche sulle spalle e prese per il c.lo in varie forme.
Lui, Emme, invece no. L’unico rimasto serio ad osservarmi. E quando ti osserva quel mezzo secondo in più del dovuto, significa che sta per snocciolare una sentenza.
“Il tuo è un rifiuto dell’acqua, quindi…”
“Rifiuto dell’acqua?”
“Be’, sì. Rifiuto dell’acqua. Succede se in una delle tue vite precedenti sei morto annegato.”

Immaginate ora quella manciata di istanti di imbarazzo tragicomico. Gli sguardi dei presenti che girano verso di me. Poi verso Emme. E poi di nuovo a me, come se tutti guardassero una partita a tennis.
“Non saprei. Su cosa ti basi, per dire questo?”
Lui fa spallucce. “Ipotesi. Pura e semplice ipotesi. Spesso per risolvere i traumi, faccio ipnosi regressive. E tornando indietro, la paura dell’acqua, della profondità, del mare aperto, è legata ad annegamenti. Quando il paziente ricorda questo spiacevole episodio, spesso supera il trauma e trova la forza di lanciarsi e imparare a nuotare.”
Resto in silenzio. E’ una domanda che avrei potuto evitare. Non per la risposta scomoda, che scomoda non è, ma perché è uno di quei casi in cui ti rendi conto di aver fatto una domanda che avresti potuto evitare.
Soprattutto dopo tutte le storiacce che, proprio Emme, ci ha raccontato in passato.
Comunque sia, non ho mai avuto traumi con l’acqua. E ovviamente non sono mai morto annegato.
In questa vita, dico: altrimenti non sarei qui a raccontarlo.
Ma non ho neanche mai avuto né la voglia, né l’intenzione di imparare a nuotare, dato che la cosa non mi ha mai creato problemi. Di conseguenza non ho mai sentito l’esigenza di farmi psicanalizzare per questo, tanto meno farci sopra delle ipnosi regressive. Chissà quali altre ancestrali memorie andrei a risvegliare…

Certe volte però ammetto che sarebbe affascinante fare le ipnosi regressive delle persone che ci circondano.
Credo si capirebbero davvero tante cose. Sarà che sono rimasto colpito dai libri di Brian Weiss, che lo stesso Emme mi aveva suggerito tempo addietro, sarà perché m’intriga scoprire il passato e le verità dimenticate.

7 commenti su “Il rifiuto dell’acqua

  1. Intanto pensavo a mia moglie che non sa nuotare ma farebbe anche due docce al giorno.. poi volevo ringraziarti perché a ritroso tra le storie di Emme ho trovato Novantanove anni, e mia ha deliziato davvero.. 😉

    1. Be’, volendo ben guardare, quando vado al mare sto a mollo volentieri. Basta che tocco e che non sia necessario saper nuotare.

      Felice di sapere che hai gradito quel racconto… Grazie a te.

  2. Uhm, chissà cosa vorrà mai dire allora il mio rifiuto per il volo in aereo?! Mumble, mumble…

    “Ma vieni più avanti Darius, qua l’acqua è ancora più tiepida, una meraviglia… ma si che si tocca, figurati! Non vedi che io sono in piedi? Dai, un altro paio di passi…”
    PLOF.
    😀 😀 😀

    Al prossimo contest di webnauta metto un paio di braccioli in palio, va bene???

    1. …chissà cosa vorrà mai dire la tua innata attrazione per la Scozia.
      Non ti piacerebbe sapere quando ci sei stata e cosa ci facevi?
      Se vuoi ti giro il contatto di Emme su Whatsapp… B-)

      Quanto ai braccioli non ho più il peso, oltre che l’età: meglio un giro in barca.
      Ma non sono abbastanza bravo per vincere il prossimo contest…

  3. Beh, abbiamo paura di tante cose! Chissà quante volte sono morta io, nelle mie vite precedenti! 😁
    Che poi, ironia, per imparare a nuotare si parte sempre dalla famosa posizione del “morto”!

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