Da anni geologi, climatologi ed ecologi discutono sulla possibilità di decretare l’inizio di una nuova era intitolata all’uomo, l’Antropocene, per rimarcare il fatto che, a forza di produrre e riprodurci, costruire e inquinare, stiamo cambiando il pianeta più di quanto non facciano gli agenti naturali. […] Ma a pensarci bene aveva ragione il grande biologo evoluzionista Stephen Gould quando nel 1996 scriveva che viviamo piuttosto nell’Età dei batteri, e che il nostro pianeta è sempre stato nell’Età dei batteri. […]
Ed ecco elencati alcuni dei criteri usati per dimostrare il predominio batterico, con alcuni aggiornamenti rispetto al quadro tracciato oltre vent’anni fa da Gould. Criterio numero uno, il tempo. Le testimonianze fossili della vita iniziano con i batteri almeno tre miliardi e mezzo di anni fa, mentre le più elaborate cellule eucariotiche fanno la prima comparsa circa un miliardo e ottocento milioni di anni fa. I primi animali multicellulari arrivano ben dopo, circa seicento milioni di anni fa. Quanto agli uomini, be’, la nostra specie è qui da un battito di ciglia, diciamo trecentomila anni. Criterio numero due, l’indistruttibilità: i batteri sono così numerosi e diversificati, vivono in una tale varietà di ambienti e funzionano con tipi di metabolismo così differenti, che nemmeno le peggiori capacità distruttive della civiltà umana potranno scalfirli. Criterio numero tre, l’ubiquità: si trovano in tutti gli habitat, dalle pozze dei ghiacciai ai camini dei fondali oceanici da cui sgorga acqua caldissima, oltre che addosso e dentro agli altri organismi viventi. Ognuno di noi è per metà a componente batterica. […] Criterio numero quattro, la tassonomia: se si guarda la versione più aggiornata dell’albero della vita, che mette in ordine tutti i rami degli esseri viventi, si resta stupefatti. Abbiamo già detto che gli organismi le cui cellule sono dotate di nucleo sono detti eucarioti. Ebbene tutti gli eucarioti, che comprendono insieme animali e vegetali, dall’uomo ai muschi, se ne stanno raggruppati su un esile ramoscello. Di fianco a loro c’è il ramo degli archeobatteri. Ma sopra c’è un’impressionante esplosione di biodiversità batterica che mette in ombra tutto il resto del vivente. Una vera foresta. A fare i conti ci ha pensato un’altra ricerca recente: secondo i calcoli di alcuni scienziati la Terra ospiterebbe mille miliardi di specie microbiche, e noi ne conosciamo appena lo 0,001%.
Ecco infine il quinto e ultimo criterio gouldiano: l’utilità. Prima che ci fossero le piante, è stata la fotosintesi batterica a regalare all’atmosfera l’ossigeno primordiale. Senza la flora microbica non potremmo assorbire bene il cibo che ingeriamo. Senza i batteri che vivono in simbiosi con l’apparato radicale, i legumi non potrebbero fissare l’azoto. Sono ancora una volta i microrganismi a chiudere il ciclo della vita, decomponendo la materia organica morta. Tutte le nostre cellule respirano grazie a organelli detti mitocondri, che in origine dovevano essere microbi. Un’alleanza simile avrebbe dotato le cellule vegetali dei cloroplasti per la fotosintesi clorofilliana. […] Ma quello che ci interessa maggiormente ora è che le fondamenta della genetica e della biologia molecolare poggiano anch’esse su esperimenti eseguiti sui batteri.
Tratto da E l’uomo creò l’uomo di Anna Meldolesi