Visitare un castello e avere un deja-vu. Può succedere.
Entri, osservi, fai la tua visita. Ammiri, scatti le tue decine e decine di foto e, in un certo senso, continui a pensare di esserci già stato. Ma non in una vita precedente, bensì in una lettura precedente, anche se nel mio caso ho partecipato in prima persona alla stesura, se così posso dire, del racconto.
Erich, questo il nome del suo arcinemico, escogitò per lui una punizione assai crudele, con lo scopo (suppongo) di vendicare tutti gli uomini caduti sotto le frecce dello stesso Val. Dopo averlo fatto rinchiudere nella cella della torre più alta del suo castello, Erich ogni giorno faceva lui visita presentandosi con la sua guardia al gran completo. Entrava nella cella e…
…e chi vuole può andare a rileggersi La Clessidra, una delle storiacce di Emme.
Sarà perché ho sofferto non poco l’attesa per questa storia (era in stand-by da diverse settimane, in attesa che il buon Emme si decidesse a chiudere il cerchio), ma quando ho visto questo castello di persona, che “si trova qui sulle Alpi” (altra citazione del racconto), non ho potuto fare a meno di ripensare a Val e alla sua “tragica” storia.
E ora sono qui a chiedermi: ma esistono i deja-vu letterari?
Intanto comincio ad annotarmi le coordinate di questo castello, la cui foto per il post è stata tratta da Wikipedia: Castel Taufers, Campo Tures, Trentino Alto Adige. L’ho visitato in prima persona. Vale la pena visitarlo, davvero.
Senza leggere il tuo racconto, molti anni fa, la stessa sensazione di “presenze” l’ho avuta nel castello di Mantova (e solo fuori dalle mura, solo guardando l’acqua del fossato). 😉
Ma il tuo è stato un deja-vu letterario (hai letto qualcosa ambientato a Mantova…) ?
Oppure un deja-vu e basta?
Potresti scriverci sopra un racconto… 🙂
Sempre inquietanti i tuoi approcci! ????
Vale la pena leggere “La clessidra”.
😀
Non farti inquietare dalla foto (il castello dal vivo, e con il sole, è molto bello, dentro c’è pure una piccola locanda e un albero gigantesco…)