Voi sapete che, di fronte a qualsiasi atto di fede, di fronte a qualsiasi decisione se credere o non credere, scatta un elemento psicologico. Credere è un verbo che io non ho mai amato e che, per quanto posso, mi rifiuto di condividere. Personalmente ho escluso dal mio linguaggio l’espressione “Io credo”. Ovvero non credo in niente. Altrimenti non farei il mestiere che faccio. Non farei il filologo, non farei lo psicologo, non farei il filosofo. Perché il credere è la sospensione della conoscenza. Credere è una cosa che fanno alcuni – tantissimi, la maggioranza, direi la stragrande maggioranza – e consiste nel decidere di avere ragione su un qualche argomento. “Io credo” vuol dire: “Stabilisco che ho ragione”. Posso aver ragione da solo, posso aver ragione in gruppo. Se sono coraggioso, ho ragione da solo: ad esempio, un altro psicologo del primo Novecento, Freud, austriaco, cominciò da solo a credere che esistesse l’inconscio. E ci costruì sopra una scienza. Un coraggioso, certamente.
Poi ci sono quelli che credono in gruppo. Ad esempio, una massa di gente crede che Dio sia maschio: non hanno le prove che Dio è maschio, l’hanno solo sentito dire, ma credono che sia maschio. E ci credono al punto da irritarsi se gli si propone qualche altra ipotesi sul sesso di Dio. Il che è normale, dato che nel momento in cui tu dici “Io credo”, ovvero “Io ho ragione”, dichiari implicitamente che chi non la pensa come te ha torto. A me sembra brutta, come posizione. C’è un bel proverbio: “Nella vita, o hai ragione o sei felice”. Se hai ragione, diventi aggressivo, come abbiamo visto, e chi è aggressivo, è certamente infelice. Lo si vede spesso nelle questioni religiose. La parola “ragione” sembrerebbe il diminutivo di “religione”. E infatti: se appartieni a una religione, sembra che tu debba aver ragione per forza – chi mai apparterrebbe a una religione che ha torto? Quindi se sei cattolico dai torti ai protestanti, agli ebrei e così via. E loro ti ricambiano nella stessa maniera. E’ una grande, millenaria induzione all’aggressività. […]
Innanzitutto, più credi e meno sai. Non può essere diversamente, perché se uno crede e vuole continuare a credere (cioè ad aver ragione) deve per forza escludere dal suo campo visivo le moltissime cose che possono fargli sospettare di avere torto. Deve rifiutarsi di saperle e dunque deve sapere di meno di un semplice non credente, che sta solo scoprendo il mondo.
Tratto da Dialoghi tra alieni di Stefano Bollani.
Bellissima la discussione del “Dio maschio”, come saltare di cinque caselle in avanti al Gioco Dell’Oca mentre c’è chi ancora sta dcegliendo il segnalino.. 😉
A dire la verità, in questo libro, che altro non è che una raccolta di interviste, ho trovato molte discussioni piuttosto succulente. Quella è solo la prima: e chi parla è Igor Sibaldi.
Dipende dall’uso della frase: se dici “io credo” per dire “credo che una cosa sia così o colì…”, cioè durante una normale discussione su qualunque argomento, allora sì, entra in gioco la ragione che vuoi dalla tua parte (che poi non è neanche detto che se io credo che una cosa sia così non possa poi ammettere che esistano altre opzioni). Se entriamo nel campo religioso, “io credo” è una professione di fede, che in quanto tale esclude qualunque scelta ragionata: si sa che chi ha fede accetta di credere in qualcosa che non può avere alcuna spiegazione razionale, dunque chi crede in Dio non è che voglia fare prevalere la propria ragione sulle opinioni altrui, semplicemente vive bene un’intima convinzione… credo! 🙂
Concordo. Alla fine dire “io credo” è più un sinonimo di “io penso” e, all’interno di una discussione, ci sta. In campo religioso io penso (ops…) che ognuno possa credere in ciò che preferisce, purché permanga il pieno rispetto per le convinzioni altrui.
Buongiorno Darius. Da un attento conoscitore delle fisica quantistica, qual mi pareva che fosse, mi sarei aspettato altre riflessioni rispetto all’Igor Sibaldi; e pure rispetto a quel mattacchione di Bollani. Meglio sentirlo quando usa la tastiera che quando usa la lingua. Decisamente meglio.
Buongiorno Fabio. Non colgo il nesso tra Sibaldi e la fisica quantistica, almeno non in questo estratto che ho proposto. Tuttavia non mi reputo un attento conoscitore della stessa, dato che, a quel che ho letto finora, nemmeno gli scienziati pare si reputino tali (altrimenti, se la fisica quantistica non avesse più segreti, viaggeremmo già con il teletrasporto o almeno lavoreremmo già con computer quantistici…).
La rubrica che mi diletto a tenere (che poi non sarebbe nemmeno una rubrica…) ha il solo scopo di proporre estratti di lettura e di suscitare qualche discussione. Il fatto che siano proposti non significa che abbiano il totale consenso da parte mia. Sono solo brani celebri, che mi segno nelle mie letture, e che propongo volutamente senza le mie personali riflessioni.
Ma possono essere celebri sia perchè li ho reputati eccelsi, sia perché li ho reputati ridicoli. Comunque degni di nota, nel bene o nel male.
Il tutto al netto della mia soggettività, naturalmente. E della mia ignoranza.
Non perderti i prossimi estratti, dunque: sento che ci divertiremo… 😉
Già questo si presta a divertenti commenti, e ce n’è pure d’avanzo
Sì, appunto. Cercavo un dissenso costruttivo. La domanda è sempre aperta, comunque.
Il nesso fra fisica quantistica e Sibaldi, rispetto alle affermazioni del post, sta tutto in quella conclusione: “Anzitutto più credi e meno sai.” Che non vi sia modo di sapere contemporaneamente l’esatta posizione dell’elettrone e la sua velocità, ritengo possa esser creduto, anche perché ne abbiamo testimonianza costantemente, già nella vita quotidiana. In sostanza la vita è indeterministica ( da non confondere con ‘indeterminabile’), come negarlo? O meglio: come non crederlo? Adesso , per esempio, dovevo far altro, invece credo proprio – scusa il gioco di parole – che mi sto impelagando in un labirinto non da poco. Roba non programmabile, non prevedibile. Chissà dove andremo a parare. Questa – ad esempio – è quantistica! il teletrasporto invece è una possibilità ancora ridotta al linguaggio delle particelle, non è un buon argomento di confronto.
Anche l’appiattimento della spiritualità cristiana a luoghi comuni , come : ‘ invito all’aggressività’ di cui dice il Sibaldi, è una posizione in netto contrasto con l’insegnamento etico dei fisici dei quanta, i quali, se non ricordo male, individuavano nella ricerca spirituale, di cui le religioni si fanno carico, più o meno adeguatamente, un ambito perfettamente pervio alle possibilità di indagine umana. Certo, non con gli strumenti della fisica classica. Ma sull’inadempienza della fisica classica, altra materia dogmatica al giorno d’oggi, hanno detto e scritto tanto proprio quegli illuminati studiosi di inizio secolo (scorso).
‘E’ una grande, millenaria induzione all’aggressività. […], dice Sibaldi. ma dice una corbelleria, confonde cattolicesimo con cristianesimo e cristologia. Son cose diverse. In pratica Sibaldi è un felice e convinto popperiano (a proposito di credenze), cosa distante dalla fisica quantistica, e qui si apre un mondo. . .
Qui emerge un po’ il limite della mia non-rubrica: e cioé il fatto che i brani estratti sono estrapolati dal contesto, rischiando quindi di non essere bene inquadrati. Il che non va inteso come una difesa del Sibaldi/Bollani di turno, ma come un invito più o meno implicito alla lettura del libro da cui proviene l’estratto. Invito che poi ognuno è libero di cogliere o meno, va detto.
Quel “più credi e meno sai” ad esempio è poco approfondito in quell’estratto, che oltretutto è pure un’intervista, ma spiegato molto meglio in altri saggi.
Idem per quell’ “invito all’aggressività” che in realtà è inserito in una parte comico/ironica dell’intervista, svoltasi con un pubblico che poi ha fatto domande. Per come l’ho intesa io, è stata la classica battuta per rompere il ghiaccio.
‘Rompere il ghiaccio ‘ . Sarà . . .
nell’estratto che ho veduto la battuta è reiterata in un più convinto: ‘induzione millenaria all’aggressività’, ossia alla violenza che è logica conseguenza del fare aggressivo. Mah ! Evidentemente sono incappato in un errore di valutazione. Aldilà di una corretta contestualizzazione del brano , bisogna dire che il taglio ironico-giocoso può appartenere forse al Bollani, di sicuro non a Sibaldi, le cui parole mi sono sembrate in linea con uno stile difficilmente ironico nella sua spregiudicatezza e, spesso, velata provocazione, tutta racchiusa in quel “innanzitutto…” . E così l’ho intesa io: una facile provocazione, per l’appunto.
I due però non si possono accostare! Bollani è di altra forgia, in realtà sempbra il parente povero del più popolare Dario Fo, il quale, in tempi non sospetti (Oggi è d’obbligo sparare sulla Croce Rossa) ha trattato la materia devozionale con robuste dosi di sarcasmo a tutto tondo, ma sempre calzando morbidi guanti di velluto. Fo, padrone di una satira di nobile lignaggio, arricchisce l’ascoltatore, a prescindere dal suo schieramento confessionale, e poi non l’indigna mai, ammiccando dietro una maschera mimica fra le più apprezzate del panorama teatrale. Il Bollani su quel terreno affonda fino alle ginocchia, lo tengono a galla le dita abili e veloci che usano la tastiera come una pista da ballo, però su certi temi imbarazza (Vedi conferenze con Biglino) e se non attacca al più presto con un buon pezzo, rischia il tracollo ad ogni piè sospinto. Con la sua ironia rattoppata si può passare il tempo libero, perché trasuda di ignoranza purissima e di un talento che si ferma al polpastrello.
E allora, gentile e paziente Darius, vorrei che fossi tu, che conosci meglio l’impegno di questo controverso autore ( Sibaldi) ad approfondire e formulare con le dovute argomentazioni il vero senso delle sue frasi, partendo dal fatto che quel verbo,: ‘credere’ (Più credi e meno sai), appartenga al sentimento ingenuo dei fedeli, allo spirito devozionale di un qualunque appartenente ad una fede religiosa. Domando e attendo un’opportuna spiegazione anche per chiarire cosa significhi ‘sapere’ : sapere più, sapere meno; e rispetto a che cosa? Significa conoscere il mondo della natura? o quello degli uomini? L’osservanza di una fede comporta una rinuncia alla conoscenza? Platone parlava di Saggezza come massima aspirazione dell’essere , come più alto livello di conoscenza acquisibile. Come la vede – secondo te – Igor Sibaldi , aldilà delle provocazioni taglienti che dispensano le sue più applaudite rappresentazioni? Perché se le dice, vuol dire che qualcuno l’applaude. Questo è certo
Grazie per l’attenzione
Purtroppo non ho i numeri, né le competenze per avallare o confutare certe teorie, non solo di Sibaldi, e non solo in merito a questa tematica: “so di non sapere”, mettiamola così. Tuttavia, delle poche (pochissime) certezze che ho collezionato finora, posso dirmi certo che nessuno ha la verità in tasca, come si suol dire.
Partendo da questa certezza, mi diletto a sentire e approfondire le interpretazioni che più ritengono di avvicinarsi alla verità. Sibaldi è più vicino? Più lontano? Non saprei. E probabilmente non lo saprò mai. Di certo alcune sue idee le trovo molto più sensate (parere sempre personale e opinabile) rispetto ad altre, che invece sono comunemente accettate (mi riferisco ad altri libri che ho letto).
Quell’ “induzione millenaria all’aggressività ” potrei benissimo averla mal interpretata anche io. Senza volerne giustificare (o confutare) la correttezza (non ho le competenze) posso dirti cosa ho pensato io quando ho letto quella frase (oltre ad averla contestualizzata come una battuta per rompere il ghiaccio di fronte a un pubblico): ho pensato alle guerre di religione che ci sono sempre state e di cui nessuna confessione religiosa può dirsi completamente esente. Queste, come sai, costellano la nostra storia.
E una guerra mi sembra a tutti gli effetti un bell’esercizio di violenza e aggressività: ammesso (e non concesso) che io abbia interpretato correttamente tale “induzione”, non posso che dirmi d’accordo con Sibaldi.
Il che non significa sposare in toto il suo pensiero o il suo stile di divulgazione.
Quanto al credere e non sapere, penso (ma potrei sbagliarmi) che il riferimento fosse ai dogmi. Il dogma, nelle intenzioni di chi lo istituisce, è un qualcosa che deve essere creduto e non discusso. Accettato e non indagato, non approfondito, non studiato, quindi non conosciuto.
In questo senso, più credi e meno conosci. Sempre se decidi di sottostare ai dogmi, sia in ambito religioso, sia in ambito scientifico.
Risposta bella grassa, Darius. Ottimi chiarimenti e una cascata di spunti di gran spessore. L’ho detto : chissà dove andremo a parare. Ma qui siamo e il ballo è appena incominciato
Quel che non mi convince nella sua/tua definizione di ‘dogma’ è che questi siano ritenuti a priori ‘qualcosa che deve essere creduto, cioè non discusso. Nel medioevo, fino a poco tempo fa, era certamente così. Ma oggi vediamo che i dogmi religiosi sono pesati scientificamente, girati e rigirati come un calzino; possono e devono essere trattati così, Parola del Cristo; come quelli scientifici sono pesati e filtrati col setaccio del metodo. La crisi pandemica ci ha insegnato che in questo metodo il principio di autorità non vale niente, allora direi che un dogma diventa tale, quando proviene da un’impostazione priva di metodo critico, avulsa dalla dialettica, quando pretende di essere riconosciuto come vero/valido e applicabile, senza se e senza ma, solo per principio di autorità: ‘l’ha detto un premio Nobel; l’ha detto il Papa in persona!.’ Ma la ricerca del vero, non è un dogmatismo è solo l’orientamento di un principio di indagine, premesso e concesso che la Verità non sia un bene o un entità umanamente raggiungibile, può però rappresentare viceversa una raccolta di principi e valori che come un faro illuminano la strada del viandante. Una meta da raggiungere. E mi limito, per il momento, a questa immagine poetica.
Inoltre, una mente aperta non dovrebbe fermarsi e limitare la sua ricerca, sulla base di un significato strumentale, qual è quello della parola ‘dogma’, abusata in funzione anti-clericale (E qui ci può anche stare, se ci si limita al clero). Perché ciò che vien comunemente e strumentalmente tacciato di dogmatismo è, a volte, un principio temuto e osteggiato proprio per la sua forza evocativa, efficacemente persuasiva. Ad esempio, quando si auspica il superamento di certe posizioni dogmatiche della chiesa cattolica, come l’inutile digiuno quaresimale, o il celibato sacerdotale, si dimentica che all’origine (Vangeli alla mano) il Cristo è stato seviziato ed eliminato, proprio per le sue posizioni antidogmatiche, le cui due che ho citato sono emblematiche e rappresentative del suo pensiero o perlomeno di quello che, ci è una condizione rifiutata nettamente dall’insegnamento del Nazoreo; eppure oggi le si addita come inutile ordine del cristianesimo (dei papi), mentre in seno allo spirito di libertà che promuove la parola sacra, la figura del sacerdote è drasticamente messa ai margini. Hai mai meditato sulla formula: Io sono l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo? Quelle visioni e versioni dogmatiche di una forte gerarchia temporale, erano invece particolarmente care al giudaismo (che le ha imposte senza discuterle) e lo sono nuovamente diventate in seno al pseudo-cattolicesimo moderno, ma non sono imposizioni di Dio, quando si accetta che esso sia stato qui fra gli umani, in carne ed ossa. Il Cristo è per antonomasia, colui che ha combattuto i dogmi fino al sacrificio massimo, quello di sé. Non faccio la lezioncina di storia, propongo una valutazione spirituale. Aldilà della sua esistenza storica, questo è un principio scientifico, dalla termodinamica in poi, non è un dogma, nonostante in molti sorridano senza comprenderne il significato extra-devozionale. E’ quindi un principio naturale (conosciuto come dissipazione dell’energia. termica) non sindacabile, come non è sindacabile la costante di gravità e tante altre cose, non soggette (più) a confronto perché definite da secoli di dibattiti scoperte e verifiche scientifiche. Le certezze scientifiche prevedono un’ evoluzione, spesso osteggiata dall’autorità vigente di qualsivoglia estrazione: non sono dogmi! Perciò qualcosa di certo, come diceva Socrate, deve esserci per poter vivere, a costo che si riduca alla consapevolezza di non sapere un bel niente. Ma l’hanno detto anche parecchi filosofi contemporanei . Sull’altro versante, dunque, neanche la incarnazione del Dio unico è un dogma, è un atto per alcuni di fede, per altri è un percorso di ricerca interiore, ma nel momento in cui lo si impone con la forza non si sta seguendo un indirizzo spirituale lo si sta contravvenendo. Insomma, sul dogma ci sarebbe da dire. Quali sono quelli che – credendoli radicati nella religione cattolica- ti irritano di più?
Più che irritato, mi direi perplesso. Sul dogma dell’infallibilità papale, ad esempio: francamente mi pare eccessivo che un uomo (perché il papa è pur sempre un uomo…) sia dichiarato infallibile, anche solo limitatamente alle sue promulgazioni ufficiali (così ho sempre interpretato il significato “ex cathedra”).
E mi fermo qui, sia perché onestamente non mi ricordo tutti i dogmi (ne ricordo solo tre o quattro sulla figura di Maria, un paio sulla Trinità e la figura del Cristo e poi questo appunto dell’infallibilità papale…), sia perché andremmo parecchio off-topic.
Se davvero credi che “oggi vediamo che i dogmi religiosi sono pesati scientificamente, girati e rigirati come un calzino; possono e devono essere trattati così”, allora sono felice per te, perché vivi in una realtà dove vige questa mentalità aperta.
Nella parrocchia in cui vivo io, ad esempio, molte persone credono fermamente che “per essere cattolico devi accettare i dogmi della Chiesa senza metterli in discussione” (cito testualmente da discussioni avute in passato). Oppure che “la donna deve essere moglie e madre” (lasciando chiaramente sottintendere che è bene che si occupi solo di casa e famiglia senza mettere troppo il becco in altre faccende…). E sono le stesse persone che “la domenica bisogna andare a messa e fare la comunione”. Le stesse che “nella Bibbia c’è scritto così” ma la Bibbia non l’hanno mai letta.
Brave persone, per carità. Ma persone che non si sono mai poste troppe domande e che, in fondo in fondo, hanno bisogno di certezze indiscutibili. Meglio ancora se preconfezionate da altri, così da non fare nemmeno la fatica di costruirsele.
Come un buon ignorante, magari non bello, ma soprattutto ignorante.
Non ho mai fatto vita di parrocchia, ma posso confermare a tutto tondo le tue perplessità.
Più che immergermi in un ambiente ‘libero’, mi sono rapportato all’ambiente come il mhulla ‘ignorante’ (di quel pezzo che ho messo nel link del mio nick) o come un ignorante bello e buono, la cui purezza è di grande aiuto quando si ha a che fare con la contraffazione, seppure di testi sacri.. Viviamo un cattolicesimo che rispetto alla Parola del Cristo (anche quella sdoganata nelle catechesi) può essere al massimo ritenuto una forma di sincretismo, poiché – incoraggiati dai pretacci – gli ignari ‘fedeli’ seguono ancora precetti prettamente ebraici (Il tentativo di sincretizzare l’esperienza del Cristo, fattasi a furor di popolo religione, comincia all’indomani della Sua morte, nella nascente ‘nuova’ chiesa di Jerosolima) . Per un cristiano non dovrebbe far testo la Bibbia, ma semmai le Beatitudini, per me anche i Vangeli vanno benissimo, ma non la Bibbia. In chiesa si seguono prassi stantie e , addirittura, antitetiche rispetto un certo indirizzo (delle origini). Ma il Cristo è stato tacciato di blasfemia a suo tempo perché ha ridotto gli oltre seicento precetti giudaici a uno soltanto, definitivo e devastante, unico nel panorama delle confessioni monoteiste e non. (Una rivoluzione vera e propria! I dieci comandamenti non c’entrano niente!), e quindi ha genialmente indicato una via di Fede del tutto ostile al meccanismo mercificante delle indulgenze, grazie al quale il Tempio di Gerusalemme divenne una delle più potenti banche del Medioriente, come ben sapevano i romani.. Non parlo di dogmi, come quello sulla Trinità, perché hanno provocato le scissioni storiche delle confessioni : protestanti, copti, ortodossi. Non possiamo mica aprire un dibattito qui, e poi nel tempo se ne sono dette tante . . . Però, Vangeli alla mano, si può dire che l’attuale chiesa cristiana abbia mantenuto un rispetto ingiustificato per certe consuetudini, pensa alle elemosine, al digiuno, negati a priori già nei Vangeli se ricordi certe espressioni. Ho appreso queste cose da padre Alberto Maggi, direttore del centro studi biblici Vannucchi di Macerata, oggi sfinito ultraottantenne. Insomma, un laico e perfino un ateo può felicemente riflettere sui Vangeli, ma per capirli veramente dovrebbe tirare un occhio per un raffronto, anche sulla Bibbia. Personalmente ho cominciato a credere (tanto per tornare on-topic) perché non ho trovato argomenti alternativi rispetto un mucchio di enigmatiche questioni poste dai Vangeli, prima fra tutte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?. Un bel dire per un iper-credente, qual era, o sarebbe stato, il figlio di un (presunto) dio. Un mistero che una blasfemia di questo livello non sia stata cancellata dai testi dai cattivoni e potenti papi. Ce ne sono un mucchio nei Vangeli di assurdità, le quali, però, finiscono per certificare l’ autenticità della ‘testimonianza’. Per capire quanto di storico (certificato tale) vi sia in queste scritture mitiche bisogna però conoscere i criteri del metodo storico , e non tutti se la sentono di affrontare un percorso del genere. Anche questo è un passo seducente per chi ha un certo gusto per il mistero e per gli enigmi in genere, a prescindere che sia o meno un credente.
Non credo che l’infallibilità del Papa o dei papi, sia un dogma cristiano (e se non cristiano, cos’altro?). E’ una sorta di fiducia ciecamente attribuita alla figura carismatica dei cristiani da qualcun altro, e di sicuro condivisa da molti. questo sì, ma se ti riferisci al Petrum evangelico, pensa a come è stato definito. Dove sta la sua infallibilità? La pietra è infallibile forse? La pietra è dura – non dev’essere corrotta, e serve solo come supporto: il ponte di pietra deve reggere il peso del tempo, non deve dare l’esempio (te l’immagini se ci comportassimo come pietre?), né deve insegnare qualcosa. Non è questa la funzione del papato! Scorsese in Silence, la racconta meglio di me.
Tocchi troppi argomenti che fanno brillare la mia ignoranza! 😀
E proseguendo rischio solo di non essere un buon interlocutore per te…
In realtà la mia presenza qui è già di per sé un attestato di stima verso il tuo lavoro, che seguo da tempo specie per lo stile della tua scrittura, ma il giusto diritto di non-replica de te evocato nell’abito dismesso dell’umiltà ( e chi non sarebbe ignorante in queste cose? ) mi obbliga a pensare di non esser stato coinvolgente, di non esser riuscito a pungolare la Tua/Vostra curiosità, o a persuadervi di mettere in piazza senza pudori le vostre profonde conoscenze, quelle che sapete di avere e quelle che non sapete di avere, ma che – a volte – saltano fuori dalla più ‘stupida’ delle discussioni. Vabbuò, me ne dolgo sinceramente tenendomi i dubbi, le voragini e gli abissi che, ti assicuro, sono di molti intorno a noi.
altius tendam
A dire il vero sei stato molto coinvolgente e la discussione mi ha divertito molto.
Mi hai ricordato ancora una volta che “so di non sapere”. Di fronte a certi argomenti, non è nel mio stile ostentare conoscenze che non ho.
E quindi preferisco ammettere molto candidamente di non saperne e, chissà, magari cogliere spunti per letture future.
Ho visitato il tuo blog e alcuni tuoi post mi hanno ricordato letture che ho fatto tempo fa e di cui avrei avuto un sacco di brani da buttare qui nella mischia.
Ma a quei tempi internet era agli albori e l’idea di un blog era ancora più lontana.
Bellissima discussione e mi intrometto solo per ribadire la mia incapacità di essere buon interlocutore per entrambi! Io ho una mia idea su Dio, non credo ad una infinità di dogmistica e mi tengo stretta solo l’ipotesi di Qualcuno che gestisca mondo e vita. Roba da poter credere senza sapere, insomma. 😉
Questa è un’idea sulla quale mi trovi in sintonia e alla quale sono giunto anch’io da più parti (cioè dopo aver fatto letture molto diverse tra loro): cioè il fatto che ci sia “Qualcuno che gestisca mondo e vita”.
Io credo che di questo Qualcuno ci sia una scintilla in ognuno di noi. Una scintilla più o meno brillante, che ci lega creando più o meno empatia. Una scintilla di cui, il più delle volte, siamo inconsapevoli.
Eppure tutto ciò che ho riportato è dovuto ad altri interlocutori, ad altri dialoghi aperti. Forse ho ridondato di citazioni, però assicuro che provengono da persone, non da libri o ricerche.. Una ricerca per il vero la sto conducendo, è diventata un’ossessione però, e di sicuro non pretendo tanto da chi interloquisce con me. I numeri sacri mi ossessionano, soprattutto perché si continua a considerarli frutto di fantasia o di banali errori di calcolo. Ho conosciuto Mauro Biglino, mi colloco a debita distanza dal suo celebre ‘facciamo finta che’, però è un intellettuale onesto, mi ha passato sottobanco alcuni recapiti blindati, e un lasciapassare per scalare le loro torri d’avorio, ma le opinioni dotte non mi hanno regalato che delusioni, nulla a confronto di un sano dialogo aperto con amici e perfetti sconosciuti. I blog su cui si sono formate le mie idee sono stati tutti chiusi, dandomi l’impressione di esser capitato là in mezzo in un momento critico (per loro) e per me ricco di incredibili scorci e di inaspettata disponibilità. Peccato non esistano più ‘Cazzeggi letterari’, di Lucio Angelini (ex-Nazione Indiana), non esista più Walter Binaghi con le sue impagabili riflessioni filosofiche, Mario Pandiani, Paolo Ferrucci, Marigia Tanda (Donna illuminata affetta da sclerosi multipla), Don Alessandro Maggi, collaboratore di Carlo Rubbia e (una volta folgorato sulla via di Damasco) parrocco ‘eretico’ di una chiesa nelle vicinanze; padre Alberto Maggi (di cui sopra), Mario Codebò (Archeoastronomo – Archeoastronomia ligustica) con cui ho intrapreso un lungo confronto epistolare su megaliti e precessione degli equinozi. E ancora : Yesterday Man, Arcana Ricordo sul sito in fase di smantellamento Profezie Evangeliche; di recente Francesco M, frequentatore di un altro blog in stato comatoso (Critica scientifica) e del combattivo e disponibilissimo gestore dello stesso, il biologo e scrittore Enzo Pennetta; poi ancora personaggi della strada, qualche medico, ma l’erudizione non è certo la nota più alta di queste chiacchierate libere.. Persone in carne ed ossa, quindi, non trattati, enciclopedie o saggi alla moda. Voi insomma, state parlando con tutte queste persone, non con me. Tutti facilmente rintracciabili, a parte chi ha tirato le cuoia. Ma una lezione imparata da loro voglio trasmetterla senza pretese a voi due: cercate un lavoro e un impegno collettivo! Non fermatevi al recinto di casa vostra. Se c’è un talento in voi trovatelo con gli altri. Io son sicuro che c’è! Non esistono talenti conservati sotto una campana di vetro.
Un’ultima preghiera. butta quei brani nella mischia, o spediscimeli. Ti sarò debitore
Ci vorrà del tempo, ma posso anticiparti qualche titolo di cui ho segnato i brani:
Impronte degli dei
Da Atlantide alla Sfinge
La fine di Atlantide
Il mistero di Orione
I re pellegrini
Poi ho una discreta serie di libri di Corrado Augias.
E una discreta serie di Igor Sibaldi, che però mi pare di capire non essere nelle tue corde. E anche Mauro Biglino, naturalmente.
Tuttavia sappi che ho dosato (credo) adeguatamente la mia personale “sospensione dell’incredulità” (se così possiamo dire) tanto cara a Eco, sebbene più consona verso i romanzi di finzione.
Il che, tradotto, significa che ho letto tutti questi libri e molti altri per il puro gusto di saperne di più. Un po’ come andare al bar e sentire che si dice in giro, senza necessariamente credere a tutto ciò che si racconta.
Ottimi testi quelli di Robert Bauval e Graham Hancock, siamo nella proto-archeoastronomia, e credo che in precedenza non sia stato pubblicato nulla di altrettanto approfondito: la polemica aperta con gli egittologi, il robottino di Gantenbrink, i dissapori con quel furfante di Zaki, e via dicendo. Di sicuro, nei primi anni ottanta erano autori di punta di un genere nascente, poi, per evidenti motivi di cassetta, questi autori hanno puntato tutto sulla pista aliena e lì mi sono allontanato, diventando uno dei tanti detrattori (ma con sfumature molto diverse da quelle dei religiosi: per me fuffa a buon mercato la loro indignazione.). Da quelle letture non ho avuto la sensazione di saperne di più, ma dalla disponibilità di Biglino (nato dalla costola dell’inaffidabile Sitchin) e le ricerche di Hancock e Bauval (da non confondere con gli altri due per serietà e pregevole fattura dei loro libri, dei quali per me il migliore è Eresia vaticana, scritto a quattro mani con Sandro Zicari) si traggono innumerevoli spunti, eventualmente per portare avanti l’argomento su diversi binari di ricerca. Per quanto concerne Augias debbo dire che la sua ‘inchiesta’ (Inchiesta su Gesù) difetta di metodo mentre, da buon romanziere, abbonda di fantasia e licenze letterarie. E’ lui, d’altronde ad ammetterlo senza pudore. Tirandone fuori un buon lavoro critico glielo si potrebbe proporre, anche se, in quanto a disponibilità la vedo difficile, a parte la simpatia e il piacere della battuta; non credo tuttavia abbia gli anni giusti , la voglia, le competenze e, soprattutto, del tempo libero da dedicarci e da dedicare a un vecchio lavoro. Rispetto ad Atlantide ho apprezzato invece le tesi di S.Frau (Omphalos) , difficilmente però, a parte delle originali ipotesi, questi autori portano avanti un discorso col necessario rigore scientifico. Troppo proni sugli umori del pubblico pagante, per me.
Una lettura (e critica) di Inchiesta su Gesù, la si può fare lo stesso, volendo. Si può eventualmente pensare a qualche post. Non so. Magari vien su qualcosa di interessante.
Se ti/vi garba, in alternativa, potremmo visitare assieme le acrobazie del Sibaldi, sempre con il solito schema del post. Ne potrei approfittare per conoscere meglio un autore che non ho mai letto, nonostante mi sia stato spesso consigliato.
Sono arrivata al suo sito, interessante e intrigante, seguendo il blog di Franco Battaglia. A prossime letture. Buona domenica.
Ben arrivata, Maria. Purtroppo sono meno prolifico e autorevole di Franco. Ma quando scrivo qualche post, cerco di buttarci dentro qualcosa di interessante.