Bazzicavo per i social quando mi sono imbattuto in questo link, che mi ha portato a leggere un articolo che ho trovato “illuminante”.
Ho deciso di farne tesoro e di annotare i passaggi che mi hanno dato più da pensare perché confermano, se non altro, alcune sensazioni che ho sempre avuto.
Mi permetto quindi di riportare tali passaggi qui sotto (sottolineando che l’autrice delle frasi che riporterò è la stessa dell’articolo linkato poco sopra).
Li riporto quindi così, in modo asettico e distaccato, volutamente senza nessuna mia riflessione aggiuntiva perché l’unico scopo di questo post è tenere annotato le frasi in un posto di facile accesso, così che possano servire a mia futura memoria.

 

Ogni autore (e ogni storia) ha bisogno di un trattamento specifico. Al bando le ricette miracolose di scrittura.

 

Il lettore esterno di una casa editrice è spesso l’unico giudice dell’opera: un “no” è definitivo, mentre un “sì” non altrettanto per garantire la pubblicazione.

 

Allora ho eliminato il primo […] La “colpa” del racconto è che non mi ha trascinata da nessuna parte: leggevo e stavo ancora seduta alla scrivania, la prima volta, o sdraiata sull’erba, la seconda.
[…]
Col secondo è stato ancora più difficile: lunghezza media, fantascienza, scritto correttamente, anche stavolta, ma migliorabile. Mi ha ricordato un po’ Arrival. Come se, alla lontana, condividessero la stessa poetica, lo stesso modo di porre (e porsi) domande.
[…]
Ho scelto il terzo: un racconto di appena quattro pagine che però conteneva un mondo, e un personaggio, che volevo conoscere meglio.
[…]
Vi ho raccontato così, per sommi capi, questa esperienza e la difficoltà della selezione. Che è personale, e fallibile, e richiede tempo. Non solo per leggere, ma per riflettere, digerire, valutare e cogliere, quando ci sono, le potenzialità nascoste.

 

Come ho già scritto, la selezione non è assoluta (ricordatevelo quando mandate manoscritti a editor, agenti e case editrici) e il racconto che ho preferito può essere meglio, o peggio, del vostro. La verità è che piaceva a me, e tanto è bastato.

6 commenti su “Il lettore zero

    1. Hai colto un aspetto essenziale (che poi è quello che mi ha fatto scegliere il titolo del post). Lo potremmo riassumere nell’ultima frase: “La verità è che piaceva a me, e tanto è bastato”.

      Quando si parla di editor si può dire tutto e il contrario di tutto ma non si può negare (e comunque non ci vedo nulla di male) che stiamo sempre parlando di una persona che ha gusti e soggettività proprie. Uno scrittore esordiente può essere bravissimo ma la sua bravura deve sempre fare i conti con la fortuna di capitare nelle mani giuste.

  1. Davvero interessante (e mi sono iscritta anch’io alla sua newsletter).
    Direi che il concetto che esprime lei (è piaciuto a me e basta) è un po’ in contrasto con quanto era venuto fuori, tra i commenti all’articolo di Marina, quello sulla buona scrittura. Ovvero molti sostenevano che c’è comunque un filtro del lettore sulla storia, qualcuno diceva che invece questa è assunta a scusa dagli aspiranti per evitare di migliorarsi.
    Qui abbiamo un editor che ammette di aver scelto per gusto personale… Ma del resto, sono talmente tanti gli scritti e così poco il tempo (tempo=denaro) che non vedo come altro si potrebbe procedere.

    1. Come ho già detto, il fatto che un editor alla fine faccia le sue scelte anche (non solo) in base ai propri gusti per me è un fatto normale, anzi, normalissimo. Certo, questa cosa appare in contrasto per tutti coloro che credono che l’editor faccia sempre un lavoro asettico e totalmente distaccato dai propri gusti.

      Quando mi imbatterò di nuovo in qualcuno che sostiene ciò, avrò un link pronto da girargli… 😀

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