Leggendo qua e là mi sono imbattuto in una curiosa definizione della Storia.
Esiste una storia che ci passa accanto, ben visibile e, a rigor di termini, è la storia del crimine, perché se non ci fossero crimini non ci sarebbe storia. Tutte le svolte e le tappe importanti di questa storia sono contraddistinte da crimini: omicidi, atti di violenza, furti, guerre, rivolte, massacri, torture, esecuzioni capitali […]. Ma questa è solo una certa storia, quella che tutti conosciamo, quella che ci insegnano a scuola.
Citazione tratta da I RE PELLEGRINI, di Adrian Gilbert
Una definizione singolare, direi. E anche originale.
Pensandoci bene, direi pure piuttosto azzeccata, purtroppo.
Ripercorrendo mentalmente quel poco che conosco della Storia, effettivamente pare che gli eventi che ne scandiscono i ritmi siano proprio i crimini. Crimini grandi, piccoli, conosciuti o semisconosciuti. Parrebbe che facciano più “notizia”, che l’evento negativo sia più degno di nota.
Questioni di filtro
Venendo ai giorni nostri, noto un fenomeno ricorrente nel leggere i quotidiani (devo averne già parlato da qualche parte…): quando accade un evento che, nel bene o nel male (ma più nel male…), colpisce l’opinione pubblica, si verifica una sorta di eco nei giorni a seguire. Qualche giorno fa un uomo ubriaco ha tragicamente investito una comitiva di ragazzi causando 7 morti. Nei giorni seguenti, come per macabra magia, sono rimbalzate altre notizie di incidenti simili: gente che investe gente.
Verrebbe da chiedersi come sia possibile. Poi, credendo di aver capito, mi convinco che in realtà la frequenza di certi fatti è invariata. Ciò che cambia è il filtro, vale a dire l’azione di quel manipolo di persone (giornalisti a vario titolo) che decidono di dare maggior risalto a notizie invece di altre. Del resto, il telegiornale dura sempre quella mezz’ora, il quotidiano ha sempre lo stesso numero di pagine. Pertanto, non potendo raccontare tutto quel che succede, i fatti devono per forza essere filtrati e magari organizzati per priorità.
E dato che tutti coloro che hanno un pubblico (di lettori, di telespettatori, di osservatori), bene o male, sono disperatamente alla ricerca della massima attenzione, meglio filtrare a seconda della sensibilità del momento.
Solo brutte notizie
Risultato? Tornando alla definizione della Storia come “semplice” storia del crimine, ecco che i quotidiani non sono altro che un elenco di brutte notizie. Dopotutto, come la stessa Storia parrebbe insegnare, gli eventi negativi fanno più notizia. C’è un che di morboso in questa visione negativa che ci viene costantemente propinata. E lo si vede notando come addirittura certi talk show televisivi si accaniscono attorno ai fatti di cronaca, dedicando ore e ore di “speciali” e di “esclusive”, senza risparmiarsi a volte nemmeno i modellini e i plastici delle scene del delitto.
La storia invisibile
Tuttavia non accadono solo cose brutte. Accadono anche cose belle. Anzi: forse accadono soprattutto cose belle. Ma non fanno notizia. E nessuno ce le racconta.
Ci vorrebbe un quotidiano di sole belle notizie. Ma non lo fanno. Del resto, sarebbe molto costoso farlo: troppe pagine. Poi la gente diventa ottimista e serena. E senza la paura… come fanno a controllarci? 😛
Mi si potrà tacciare dicendo che vaneggio inseguendo pure utopie. Oppure che le cose brutte accadono comunque, che è inutile ignorarle e far finta di nulla. Che bisogna guardare in faccia la realtà.
Vero.
Ma perché guardare solo la parte brutta della realtà? Perché dare risalto solo alla negatività?
Perché ostinarsi a scrivere, e insegnare, la Storia secondo la logica della storia del crimine?
Perché raccontare e leggere in prima pagina sempre e solo brutte notizie?
Perché relegare le cose belle in fondo in fondo, sempre per ultime e mai per prime?
Solo cose belle
Chi scrive, o racconta, dovrebbe sentire una certa responsabilità in tutto questo e impegnarsi di più a non privilegiare solo le cose negative.
Dovrebbe dedicare almeno un’ora al giorno, a scrivere e leggere #solocosebelle.
Un articolo a settimana solo di cose belle.
Un libro all’anno, per chi legge.
Un libro ogni dieci, per chi scrive.
E se qualcuno vuole strafare, faccia un quotidiano o un notiziario di sole belle notizie, solo cose belle.
Poi ci penso io a leggere quello che preferisco: quotidiani belli o quotidiani brutti.
Ci penso io a fare esercizi di memoria, ricordando cose belle, cose meno belle.
Però raccontatemele tutte, perbacco! 😀
E raccontatemele bene.
Solo così sarà un anno migliore.
Buon anno, quindi. E buon decennio.
Eh, il “bello e dannato” attira di più del “bello e angelico”; l'”Inferno” è più divertente del “Paradiso”, le cattive notizie suscitano più reazioni di quelle buone: è nelle cose, che non vuol dire che tu non dica una cosa sacrosanta, non vuol dire che non sarebbe meglio farsi il sangue meno amaro appresso alla cronaca diffusa dai giornali. Ma, purtroppo, i giornalisti sguazzano nell’horror quotidiano perché c’è un pubblico di voyeurs che ha bisogno di odiare qualcuno o commiserarne un altro; piangere una vittima, accusare qualcuno. Lo spettacolo attorno a un’emozione forte non ha la stessa forza di una placida adesione a una notizia bella.
Ma poiché io sono d’accordo con te e non ho strumenti alternativi di contestazione, semplicemente mi astengo dall’assecondare certa televisione, mi tengo alla larga dall’accanimento di taluni programmi (tipo quelli che citi su fatti di cronaca nera e compagnia bella) e, quando la trovo, mi soffermo a godermi la nicchia di gente che vuole ancora diffondere cose belle. Contribuisco come una goccia in un oceano a non fare della storia solo un elenco allargato di crimini.
Abituati come siamo alla storia del crimine, concordo con te che non potrebbe essere altrimenti.
Ma sai, un pizzico di ottimismo, anche spinto ai limiti della pura utopia, non guasta mai… 😉
Solo cose belle e iniziamo dal quadro dell’immagine: non riesco a capire se è un’alba radiosa, un sole cocente a mezzogiorno o un tramonto infuocato… La mia anima dannatamente (!) romantica spera nel tramonto. 🙂
Solo cose belle dici, ma se esistessero solo le cose belle non sapremmo riconoscerle perché sarebbero sempre uguali a tutte le altre. Lo Yang esiste perché c’è lo Yin, e viceversa. Senza il nero, non distingueresti il bianco. Senza la luce non vedresti nemmeno l’ombra.
Purtroppo le cose brutte fanno più notizia delle cose belle, ma questo non vuol dire che non ci siano le cose belle. Bisogna cercarle. E spegnere la televisione, i vecchi giornali di carta, un certo tipo di reti sociali, direttamente anche certe amicizie.
Sulla scrittura: io sono per i lieto fine, più cose belle di così! 😀
Troppo utopistico dire “Solo cose belle”?
Allora facciamo “Solo cose belle, d’ora in poi”. Giusto quel tantino che serve per raggiungere un po’ di equilibrio.
🙂
Quel quadro me lo sono visto passare su Facebook, pagina Les Impressionist (una delle tante pagine a cui mi sono iscritto per vedere un po’ di colore e positività, per avere un po’ di “cose belle”, che non posso passare la giornata a furia di “Metti in pausa i post di tizio per 30 giorni”…)
Non ricordo l’autore (o meglio: non avevo voglia di andare a cercarne l’autore… 😛 ). Mi perdoni il pittore, se mai dovesse passare di qua.
Caro Darius, ormai il telegiornale è una telenovela strappalacrime, le notizie vengono modificate perché catturino l’attenzione e provochino emozioni forti, a scapito delle povere famiglie che si trovano al centro dell’attenzione, che lo vogliano o no. È una vergogna.
È vero, è una vergogna. Quando si arriva a modificare le notizie per enfatizzarne i tratti negativi, così da aumentarne la portata mediatica, è un’autentica vergogna…