Mi è stato chiesto di leggere un libro e di darne una valutazione. La persona che me l’ha chiesto l’ha fatto dopo che ha “accidentalmente” saputo da qualcuno che “sono uno scrittore”. Azz, che parolona. Ma chi è che mette in giro queste dicerie? E dire che mi sono cautelato con un nome d’arte a prova di bomba 😀 .
Vabbè, il paese è piccolo e la gente mormora. Chissà cosa avrà mai pensato quando l’avrà saputo…
“Tu che sei scrittore e avrai esperienza di queste robe…” (uh, non sai quanta, penso io divertito. Giusto ieri ero fuori a cena con Valerio Massimo Manfredi che mi chiedeva gli ultimi consigli… E nei ritagli di tempo faccio il ghost writer di Augias), “prova leggi questo libro e dimmi cosa ne pensi”.
Nuuuuo, devo proprio farlo? Continuo a pensare subodorando genere e ambientazione.
“Cosa ne penso in che senso?” chiedo. “Devo dirti se mi piace, se è bello… ?”
“Tutto” mi dice.
Tutto, mi dice. La fa semplice. Ma tutto vuol dire tutto. E il contrario di tutto.
“Ma è edito da una casa editrice?” chiedo guardando la copertina.
“Cioè?” domanda stranito.
Cioè, mi chiede. Poi lo guardo negli occhi e capisco di aver fatto una domanda idiota.
“Lascia perdere”, concludo.
Non ha importanza.
Hai voglia a spiegargli la differenza tra un libro edito da casa editrice e un libro fai-da-te.
Per molta gente che fatica a leggere (non solo nel senso che non legge per mancanza di tempo, ma che, oltre a leggere poco, capisce ancora meno di quel che legge), un libro è un libro. Punto. Il fatto di averne in mano uno, e magari abbastanza corposo, la autorizza a pensare che chiunque l’abbia scritto dev’essere per forza di cose un cervellone, un intellettuale. Insomma, a questo genere di persone basta davvero poco per fare “oooohhh”. E se poi si trovano personalmente al cospetto di qualcuno che un libro si è dilettato veramente a scriverlo (come nel siparietto tragicomico sopra accennato, comico per lui, tragico per me) ti trattano come un mezzo genio, come uno che la sa lunga. Come “quello a cui chiedere”.
Hai voglia a spiegargli che non è realmente così. Hai voglia a raccontare che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E se ci provi hai voglia a fargli capire che non si tratta di falsa modestia.
Hai voglia a spiegargli che non basta scrivere. Che ci sono un mucchio di questioni da affrontare, che serve un lavoro di lettori beta, di editing, di … ma cosa li elenco a fare? Tutto sommato, non li conosco nemmeno io tutti i dettagli. E anche se li conoscessi, come farei a spiegarli nell’arco di una conversazione a margine di una festa di compleanno quando già si raccolgono gli avanzi di torta da buttare nell’umido?
Riluttante con riluttevole riluttanza 🙂 , mi faccio appioppare il malloppo, strappando in cambio la magra consolazione di non avere scadenze di lettura.
Tuttavia, dopo alcuni mesi, una rimproverante patina di polvere sulla copertina mi incalzava a intraprendere la lettura.
Che dire? Trama debole. Ma questo è soggettivo.
Refusi? Una decina. Ma questo ormai è fisiologico…
Stile? Beh, io non lo discuto mai lo stile: o piace o non piace, semplice.
Prosa? Scorrevole, non proprio al massimo. Ma tutto sommato anche questo è soggettivo. Frasi su cui sono inciampato e sulle quali mi sono sorpreso a riscrivere mentalmente ne ho trovate a iosa ma, ripeto, è soggettivo. Io scrivo, tu scrivi, egli scrive.
Credibilità? Ci siamo, a parte uno svarione che mi ha fatto inarcare il sopracciglio persino all’una di notte quando stavo mettendo il cervello sul comodino prima ancora del libro.
Altro? Davvero nient’altro? Mmmh.
Annoto qui alcuni passaggi, a futura memoria (mia e di chiunque passerà mai di qua).
Se qualcuno vorrà mai scrivere qualche commento, sappia che potrò rubare qualche parere e rivenderlo come “mio” alla prossima festa di compleanno. 😀
Intendo dire: i suggerimenti sono bene accetti.
Brano 1
A dispetto dell’educazione laica e della propensione alla concretezza, in Simone conviveva anche una tendenza alla speculazione teorica. Nessuna ragazza cresciuta nel grande delta egiziano, che era stato la culla delle tre principali religioni – il luogo dove le piramidi di antichi sovrani avevano resistito per millenni alle tempeste di sabbia e alle inondazioni, dove si narrava che si fossero separate le acque dei mari e la terra fosse stata calcata da grandi profeti – poteva esserne esente.
Brano 2
“Anche sul campo era una procedura standard”.
“Forse lo era per la Commissione di Recupero Culturale di recupero culturale. Ho sentito che a voi veniva concesso tutto quello che volevate”. Si rivolse a Simone. “Sapevi, no, che Lucas è stato uno degli ufficiali a cui avevano assegnato il compito di recuperare gli oggetti d’arte rubati dai nazisti?”
Brano 3
“Un punto”, la corresse e dopo la trasformazione i Lions chiesero un time-out per riordinare le loro file. Mentre gli spettatori si alzavano in piedi per sgranchirsi le membra e riattivare la circolazione, Lucas notò un uomo in un lungo soprabito a quadretti che scendeva alla sua sinistra con il colletto rialzato e un cappello floscio calato a nascondere gli occhi. Perché avesse attirato la sua attenzione lì per lì non gli era chiaro, ma poteva essere perché sembrava volersi volutamente nascondere o per la decisione con cui procedeva in direzione dei posti riservati. Comunque fosse, le esperienze vissute da Lucas al fronte gli avevano insegnato a non ignorare mai l’istinto. Intanto la partita volgeva al termine, il sole era basso nel cielo e la temperatura dell’aria stava calando precipitosamente.
Brano 4
Lucas si ritrovò sbigottito a fissare negli occhi di Taylor, l’ospite della sua pensione, quello che lavorava in fabbrica, o così sosteneva. […] (Taylor) riprese le foto e le lanciò sul tavolo, quindi si appoggiò allo schienale e lo osservò come esaminandolo.
Brano 5
Siccome, con alcune delle palazzine chiuse per risparmiare petrolio per via della guerra, non c’erano uffici disponibili, a Simone era stata assegnata una saletta nello scantinato della biblioteca principale. Non era molto più grande di un armadio a muro, con una grigia scrivania di metallo imbullonata a una grigia parete di metallo e sormontata da grigi scaffali di metallo.
Brano 6
Possibile che fosse un vagabondo andato a rifugiarsi lì dentro per la notte? Poveraccio, pensò Einstein, morire così, tutto solo, sulla nuda terra. Con tutti i suoi effetti materiali in un sacco di tela.
Brano 7
Era stato Ray Taylor, l’agente dell’FBI, a richiamarlo frettolosamente da una lezione per accompagnarlo a casa di Einstein. Il professore era sul retro, in felpa e calzoni stropicciati, con una pipa spenta in bocca.
“Brutta storia”, aveva commentato Einstein. “Brutta storia”. Ma solo quando era entrato nella rimessa, Lucas si era reso conto di che cosa intendesse lo scienziato.
Ah! Quello famoso del delta del Nilo come culla del… del… insomma: di una qualsiasi delle grandi religioni, a partire dal Taoismo più ortodosso.
Io, che sono una cattiva persona e lo sapete tutti, un libro del genere lo richiuderei a pagina tre. Anche ignorando il Nilo e il suo delta – dopotutto mi bevo motori iperatomici e gufi che portano lettere – è proprio la scrittura: pare scritto da uno che voglia dimostrare di saper scrivere. Inutile puntare esempi su brani che hai messo qui proprio per il loro intento didascalico.
L’unica speranza è che, invece di essere un campione statistico significativo, siano solo sette piccoli scivoloni in un testo altrimenti magnifico.
Felice di sapere che non sono l’unico a cui è rimasta impressa la (mal) citazione del delta del Nilo.
Tu che NON sei una cattiva persona, non hai idea di come prenda come oro colato le tue parole (e parlo seriamente): “pare scritto da uno che voglia dimostrare di saper scrivere”.
Purtroppo non ho chiuso a pagina 3. E nemmeno dopo il delta del Nilo. L’ho letto tutto per obbligo di cortesia.
E la tua unica speranza? La speranza è l’ultima a morire, dicono. E’ vero: è l’ultima. Ma alla fine è morta 😀 .
In altre parole: non sono solo sette piccoli scivoloni. Sono molti di più, e neanche tanto piccoli.
Ho citato quelli più significativi (secondo il mio umilissimo parere) per tenermene traccia in futuro. Sono sicuro che mi serviranno quando certi discorsi torneranno a galla.
E dire che io sono stato un normale lettore, forse attento, forse pignolo. Sarei curioso di sentire il parere di un editor di professione… Sarei quasi disposto a pagare! 😀
Per carità: io SONO una cattiva persona, perché sono uno scribacchino e non ho titolo per dire “va bene” o “va male”. Però come lettore certe scelte mi lasciano perplesso: “sgranchirsi le membra e riattivare la circolazione” e “i suoi effetti materiali” (neppure personali) mi paiono estratti da un verbale dei Carabinieri; “un ufficio grande come un armadio a muro” va bene per uno che sia sottile come una maglietta. Cose così, insomma. Cose anche da poco, che basta scrivere facile e andare dritto al punto. “Sgranchirsi” è sufficiente; “le sue poche cose” pure; “un ufficio piccolissimo” anche. “Ai limiti dell’abitabile”, se proprio vogliamo dare un minimo di colore. “Ai limiti del praticabile”, se siamo patiti di Novantesimo minuto.
Si sa che la prima stesura non va mai bene. Neppure la seconda e quasi mai la terza… 🙂
Saremo anche “solo” lettori ma trovo altamente indicativo il fatto che abbiamo avuto le stesse perplessità. A questo punto sarebbe utile vedere quanti altri lettori stropicciano il naso di fronte ai sette brani…
Parli di prima, seconda e terza stesura. Mi informerò sul numero di stesure, giusto per curiosità…
A un Raffaello della parola ne basterà una. A me, per ora, non ne son bastate tre. 🙂
Interessante. Forse un Raffaello della parola potrebbe fare a meno di un editor… 😀
I Lions? (Per un attimo ho pensato al famoso Club Service americano).
Lo osservò come esaminandolo? (Uhmmm – senza accorgermene ho aggrottato le sopracciglia e storto il muso).
Simone, Lucas e Taylor? (Se è vero che i nomi sono come una specie di biglietto da visita, questi sono scontatucci)
Però spezzo una lancia a favore di questo aspirante: letti così, i brani, non significano assolutamente nulla, perlomeno io non ho capito nulla: di cosa parla il libro? Dove è ambientato? Racconta un’avventura? (Dubito una storia d’amore). Mi fido del tuo giudizio. Voglio sapere cosa dirai a questa persona quando gli restituirai il manoscritto.
Beh, diciamo che lo scopo del mio post era quello di annotarmi passaggi che mi hanno lasciato perplesso.
E’ normale che non si capisca nulla in merito a trama e ambientazione. Cerco di riassumere in poche parole (già ho riportato i brani senza chiedere il permesso, anche se ho una ragionevole certezza che l’ “aspirante” non verrà mai sul mio blog…) : si tratta di una storia ambientata a cavallo della fine della seconda guerra mondiale. Tutto ruota attorno a un sarcofago che viene recapitato a Princeton, dove alcuni studiosi, amici di Einstein, vengono incaricati di studiarlo e aprirlo.
Quanto al mio giudizio (sai che non guardo in faccia nessuno: nel mio piccolo ho stroncato anche il “mio” Crichton) credo che non andrà molto lontano da quanto ho scritto nel post. Ero solo curioso di sapere se le mie perplessità sono condivisibili. E finora devo dire che lo sono… 😀 😀 😀
Non mi fa impazzire, eh, tutto quel metallo, poi Einstein, boh, magari è solo una questione di genere, ma da questi stralci lo vedo un po’ pretestuoso.
Sinceramente neanche a me m’ha fatto impazzire. Anzi. Come dicevo poco sopra, mi sono imposto di finire la lettura più per obbligo di cortesia “autoinflitto”.
Io non penso che sia una questione di genere. Ho cercato di selezionare brani abbastanza ridotti proprio per fare in modo che il genere, non trapelando troppo, non abbia troppo peso.
P.S.: benvenuta sul mio blog… 😀
Letti. E riletti. E mi viene solo in mente Stephen King (sono monotematica nel periodo, eh?!) che dice di usare periodi brevi, pochi avverbi, descrizioni minimali. Direi che manca di “ritmo”. Incespico nelle parole e nella punteggiatura. Sul delta del Nilo io sono in apnea (e no, non l’ho capita la citazione…).
Poi: soprabito, colletto rialzato, cappello sugli occhi…e ti chiedi perchè l’hai notato??! 😀
Questo lo dico da lettore.
Da scribacchino è chiaro che tutti abbiamo le nostre difficoltà. Quelle degli altri le vediamo subito, le pagliuzze. E i nostri travi?
Tu guarda la coincidenza. Proprio l’altro ieri mi sono imbattuto in questo articolo.
http://www.internazionale.it/opinione/guido-vitiello/2016/09/21/refusi-correggere-ossessione
Io personalmente mi sono rivisto 😀 (come il correttore impulsivo, dico, quello che vede gli errori altrui ignorando le proprie travi…).
Quanto all’analogia con Stephen King, davvero non saprei dire se chi ha scritto ne è un emule.
In merito al Brano 1 (quello sul delta egiziano presentato come la culla delle tre principali religioni) è il brano che più mi ha fatto sobbalzare.
Quando si dice “culla delle tre principali religioni” in genere viene in mente la Palestina, al massimo il Medio Oriente. Non certo il Delta del Nilo.
Insomma: è una imprecisione storica/geografica davvero grossolana.
Poi magari mi sbaglio, per carità: sono pronto a ricredermi (non si smette mai di imparare) se solo trovassi documentazione attendibile al riguardo.
E’ vero che l’attuale “culla delle tre principali religioni” (ebraismo, cristianesimo e islamismo) è Gerusalemme, la città santa per tutte e tre. E siamo in Israele, fuori dall’Egitto.
Ma, a difesa del malcapitato, lui scrive “era stato la culla delle tre principali religioni”. Ed è anche vero che Mosè, figura chiave di tutte e tre le religioni citate (guida del popolo ebraico nell’Esodo verso la terra promessa, colui che ha ricevuto le tavole con le 10 leggi dei cristiani, ed uno dei riconosciuti profeti dell’islam, predecessore di Maometto) è nato in Egitto, abbandonato sulle rive del Nilo e cresciuto dalla figlia del faraone.
Quindi quel richiamo alla “culla” potrebbe essere la stessa cesta con cui Mosè è stato abbandonato nel Nilo, lui che sarà figura chiave di tutte e tre le religioni (indipendentemente da Gerusalemme che è ora la culla delle tre religioni).
Non è del tutto sbagliato, a mio avviso.
Hai ragione, non è del tutto sbagliato. Però è un pochino “tirato per i capelli” come giustificazione. Voglio dire: il malcapitato avrebbe potuto scrivere il brano spendendo due righe in più, magari accennando la teoria principale comunemente accettata. Se non altro, avrebbe allontanato l’impressione di aver scritto uno strafalcione…
Però Barbara, Mosè non c’entra con l’islamismo, perché deriva da Abramo che scacciò Ismaele.
E per culla si intende dove sono nate o hanno compiuto i primi vagiti, e non è certo in Egitto che è nato l’ebraismo. Gli Ebrei finiranno in Egitto con Giuseppe ai tempi di Giacobbe. E’ vero che Mosè nato in Egitto sigla il patto con Dio, ma più che culla, lì ormai l’ebraismo è un ragazzotto vivace.
Mia interpretazione, si intende.
Mettendo da parte Mosè, resta il fatto che comunque il cristianesimo (cioè una delle tre principali religioni) sicuramente non è nato in Egitto in quanto è scaturito dopo la venuta di Gesù Cristo (il quale certamente non ha bazzicato in Egitto).
Inoltre, nell’ultima frase del brano 1 che ho riportato, si parla di “terra calcata da grandi profeti”. Ammesso (e non concesso) che Mosè sia stato un profeta (per gli ebrei è stato un maestro, una guida, un padre fondatore, non esattamente un profeta), la stragrande maggioranza dei profeti conosciuti sono vissuti in Palestina.
Dunque: il sospetto che si sia confuso il “delta egiziano” con la Palestina come culla delle tre principali religioni resta molto molto molto forte. A mio modestissimo parere, naturalmente.
Cosa hai detto alla persona che ti ha dato il manoscritto?
Ancora nulla, sto ancora “somatizzando”… 😀 . Volevo arricchire i miei limiti con i vostri pareri… 🙂
Non ti invidio, come non invidio chi legge quello che propongo io (divento violento facilmente 😀 😀 😀 ). E’ dura essere onesti, quasi mai le persone vogliono un parere sincero. Però, dai, basta non essere distruttivi.
Non mi preoccupo. Da quel punto di vista ho abbastanza margine di manovra in quanto non mi è stata chiesta una beta-lettura “ufficiale”. E men che meno un parere in fatto di editing (in quest’ultimo caso avrei felicemente declinato la richiesta, non essendo un editor…).
Diciamo che mi è stata richiesta una lettura “spensierata” e quindi cercherò di dare un parere “spensierato”… 🙂
Premesso che quando uno ti ferma per strada e ti passa un libro scritto da un aspirante qualsiasi, beh, mi sarei aspettato di peggio.
Non è illeggibile. Non sappiamo se è una prima stesura o se si crede uno scrittore arrivato. Come direbbe l’editor che ha letto il mio primo romanzo c’è da lavorare.
Secondo il mio parere è ancora un po’ acerbo nello stile, occorre asciugare la scrittura e renderla più scorrevole. E soprattutto evitare il famoso effetto spiegone. Michele ha ragione sulle stesure. Io sono a tre e per il mio esordio prima di nove stesure, una manciata di lettori beta e almeno due editor, non è che mi smuovo. 😀
Non mi sento di condannarlo per questi estratti. La consistenza della trama è un altro percorso. Mi sono imbattuto di recente su Massimo Carlotto che ha appena pubblicato il Turista. Carlotto viene definito maestro del noir, non ho letto i suoi libri quindi non posso contestare. Però per curiosità sono andato su Amazon e su il Turista i lettori esprimono giudizi disastrosi.
Ho scaricato l’estratto e mi sono imbattuto in una prosa poco coinvolgente. Una descrizione del delitto senza show don’t tell che significa non far percepire al lettore la lotta fra la vita e la morte (l’abc di King).
L’assassino che mentre deve ammazzare la vittima prescelta ha il tempo di riflettere se lo beccano, la vergogna di passare sotto gli psicologi, essere intervistato dai giornalisti e dagli scrittori. Nemmeno Holly e Benji della mia infanzia prima di fare gol. Se devi ammazzare ammazza. Non è che nella concitazione della lotta hai il tempo di farti le pippe mentali.
E poi gli spiegoni fastidiosi. L’assassino prende il cellulare della vittima ed estrae le sim. Ecco, bravo, fermati qui. No, Carlotto ti deve spiegare che l’assassino le toglie per non farsi rintracciare. Cavolo stai parlando con lettori di gialli, mica con i minatori delle caverne del Cile.
In questo caso io perdono facilmente il manoscritto anonimo e mi domando come un maestro del noir e soprattutto gli editor Rizzoli producano robe che i lettori veri stroncano con la mannaia.
Interessante il tuo ultimo quesito 😀 : com’è possibile che gli editor (non solo di Rizzoli) producano robe che i lettori stroncano con la mannaia?
Mai e poi mai ti farò valutare un mio scritto. Tu sì che ne capisci di queste cose.
Giuro che non volevo sapere che tu fossi il ghost-writer di Augias. Queste cose si tengono segrete. Uuuhhh, quante cose. Cioè…ma il libro era edito da una casa editrice o no? In che senso? ????
Augias è un paio di pianeti lontano da me. Non sono degno nemmeno di portargli cappuccio e briosche… 😀
Troverai tante risposte interessanti nel mio post successivo, collegato a questo:
http://retroblog.dariustred.it/profezie-poco-precise/
Hai voglia di spiegarmi, vedo.
Ahi voglia (non sono sicura di questa esclamazione ma non mi soffermerei troppo nel dettaglio) se andrò a leggerlo.
Ho tempi da bradipo ma arrivo.
Non è questione di voglia o non-voglia: semplicemente è già tutto spiegato nel post che ti ho indicato… 😀