Antefatto: lo scorso settembre, ancora in clima apertamente estivo, la mia mente accaldata si è concessa l’acquisto impulsivo di un libro. Cosa mi ha convinto?
“Il titolo?” Non proprio.
“L’autore?” Bravino, anche se ne ho letti di migliori.
“La trama?” Accettabile (per i miei gusti, naturalmente).
“La copertina?” Un po’ troppo gotica.
“La fascettona giallo-shock con scritto N-mila copie vendute?” Fascettona? Quale fascettona?
“E allora cosa?”

La mappa!

Darius Tred, Mappa medievale di Alghero
Mappa medievale di Alghero, tratta da Il patto dell’abate nero di Marcello Simoni.

Eccola lì: la mappa di un borgo medievale.
Insomma, in libreria è andata così: prima di scartabellare le pagine per buttare l’occhio sulle solite cosette, mi sono imbattuto nella mappa di Alghero del XV secolo. Cosa ci sarà mai di così elettrizzante e magnetico in una mappa del genere?
Un dettaglio. Un solo dettaglio: è la mappa di un luogo esistente, reale. Vero.
Certo, in fondo sono passati cinquecento anni ed è fuori discussione che l’odierna Alghero sia diversa dall’Alghero del romanzo.
Tuttavia il caso ha voluto che circa un anno prima fossi ad Alghero a passeggiare per il centro storico, dove ho potuto ammirare scorci davvero suggestivi, guardare il tramonto dai bastioni, fare selfie con le catapulte alle spalle. Tutte cose che potrebbero benissimo aver fatto i personaggi del romanzo cinquecento anni prima.
Eccetto i selfie, ovviamente 😉 .

Possono sembrare sottigliezze. Ma il fatto di leggere una storia ambientata in un posto reale mi aiuta sempre a sentirla più vicina, più verosimile, più attinente alla realtà.
La lettura acquista quel qualcosa in più che deriva dall’esserci stato di persona, ne giova l’immedesimazione e quest’ultima, a sua volta, potrebbe aumentare l’interesse e magari pure il gradimento per il romanzo.

Tutto semplice?

Ovviamente non è tutto così automatico. Può succedere che altri lettori, proprio perché hanno brutti ricordi legati a certi posti, abbiano una ragione in più per non leggere una storia. Ma il concetto è sempre lo stesso. Avere di fronte una mappa che riporta nomi di luoghi reali, evoca inevitabilmente ricordi ed emozioni. Il lettore quindi, più o meno inconsciamente, pesca nel suo vissuto, nella sua memoria, nelle sue esperienze. Ma mi fermo qui, perché ho avuto modo di approfondire l’argomento tempo fa, in una pizzata (virtuale) tra blogger.

La terra di mezzo

In ogni caso, una mappa in seconda o terza di copertina è sufficiente per capire un paio di cose.
La prima: permette di capire se il nostro romanzo è ambientato in un universo inventato.
La seconda (forse la più triste): permette di capire se il nostro romanzo è l’ennesimo clone di un bestseller.

Sarebbe troppo facile e banale parlare della Terra di Mezzo e di tutti i cloni che si sono susseguiti. Solitamente i nomi che compaiono su queste mappe fantasy, al massimo, possono evocare quanto si era giovani al momento della lettura di romanzi simili 😉 .
Come ho già sostenuto più volte, non metto in dubbio che serva molta creatività per scrivere un romanzo di questa risma: alla fine si tratta di creare un universo da zero, un universo che non sia necessariamente coerente ma che sia almeno “funzionante”. Ma resto sempre convinto che serva molta più creatività per scrivere un romanzo di fantasia ambientato nel nostro universo. Con tanto di coerenza.

Il libro

Darius Tred, Il patto dell'abate nero, Marcello Simoni, copertina

Come anticipato dalla mappa stessa, il libro di cui sto parlando è Il patto dell’abate nero, scritto da Marcello Simoni. Devo ammettere che lo sto apprezzando e che, tra le letture del momento (sì, leggo più libri contemporaneamente), è quello che leggo con più assiduità.
Effetto Alghero?

5 commenti su “Alghero e la terra di mezzo

    1. Dopo aver letto due libri, il motivo (almeno per me) resta insondabile.
      Evidentemente questa è la differenza tra uno scribacchino come me e uno scrittore arrivato come lui.
      In ogni caso, non nego che stia vendendo un botto. 🙂

  1. Avevo passato un paio di libri di Simoni a mio padre, dopo che si era divorato tutto lo scibile di Dan Brown e non riuscivo ad appassionarlo ad altro. Non so più come sia andata a finire. Mi pareva che quei libri prendessero polvere… Magari un giorno ne leggerò uno e ti saprò dire.
    Per ora, ho capito che devo procurarmi una mappa. A me basta Google Maps, IPDP è ambientato a Padova ai giorni nostri, o quasi. Di sicuro non nel 500. Se ti metto la mappa lo leggerai più volentieri? (ammesso che vada pubblicato e blablabla solito) 😀

    1. Diciamo che la mappa di un luogo totalmente inventato (che il più delle volte accompagna un fantasy) ha il magico potere di farmi riporre quasi immediatamente il libro sullo scaffale della libreria. 🙂

      Per il resto, mappa o no, quando voglio calarmi in un romanzo mi ci metto volentieri con Google Maps, StreetView e Google Earth che (ancora non ho capito come ragiona) spesso ti propone molti luoghi in 3D a volo d’aquila… Insomma, full immersion. Quindi anche se non metti la mappa su IPDP (I ponti di Padova? Certo che lo leggo…), tranquilla: ci arrivo comunque. 😀

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